Pubblichiamo questi due articoli in questo frangente
drammatico per la nostra Italia. Il primo di Langone mette il dito sulla piaga
delle divisioni tra le varie destre italiane chiedendone una unificazione
strategica e non solo tattica, il secondo auspica Roberto de Mattei in Parlamento.
Ci limitiamo a registrare questi flebili
segni di vita di una realtà politica di cui si sente la necessità per un
ritorno di dignità e di sovranità nazionale e per
stornare il pericolo che operazioni come “Bonino al Quirinale” possano andare
in porto.
RIPARTIAMO DA ITACA, NON DA PREDAPPIO
di Camillo Langone
Purché non sia nostalgia. La mia paura è che
l’indispensabile rifondazione culturale della destra italiana si rattrappisca
in una sorta di rifondazione missina. Non tanto perché missino io non lo sono
mai stato: non ne faccio una questione personale. Ma perché, molto
evidentemente, di tutto l’Italia ha bisogno fuorché di un ritorno agli anni
settanta, anche se solo nei termini di un vintage intellettuale.
Purtroppo invece leggo la lista
dei promotori e dei partecipanti di “Ritorno a Itaca”, il convegno pro-destra
tenutosi l’altro giorno ad Acquasanta
Terme, e mi sembrano davvero poche le persone che non abbiano trascorso qualche
remoto anno nel Fronte della gioventù. Nonostante il toponimo cattolico e lo
svolgimento dei lavori in un monastero benedettino, in quella località delle
Marche mio arei sentito spaesato e in tanti devono averla pensata come me,
siccome l’appello di Marcello Veneziani
“a tutte le destre” è stato raccolto da una destra sola, quella con Benito nell’album
dei ricordi. Dov’era la destra cattolica? Dov’erano Giovanni Cantoni e Giovanni
Lindo Ferretti, Angela Pellicciari e Costanza Miriano? Dov’era Alleanza
Cattolica e Antonio Socci, il giurista Francesco D’Agostino e Magdi Allam? E
Roberto Dal Bosco gran disvelatore del nichilismo buddista? E dov’era la destra
libertaria di Oscar Giannino, degli economisti dell’Istituto Leoni e ei ragazzi
del Tea Party? Non pervenuti nemmeno loro.
Su quel palco piceno mi sarebbe
piaciuto vedere Giancarlo Gentilini, leghista e Patriota, e Pier Carlo Bontempi,
sommo architetto della tradizione, e Ida Magli, una che di euro e di Europa
aveva già capito tutto nel 1997, e Claudio Risé con i suoi maschi selvatici, e
un poeta di sicuri sentimenti nazionali come Aurelio Picca… Niente da fare. Non
poteva andare altrimenti perché l’appello di Veneziani aveva un titolo
includente ma un testo escludente che si rivolgeva esplicitamente solo alla
destra di Storace, a quel poco che resta di Futuro e Libertà e alla componente
aennina all’interno del Pdl. Dando la sensazione, più che di un ritorno a
Itaca, di un ritorno a Predappio. La nostalgia è la grande malattia dell’intero
centrodestra(ha colpito non solo gli amici di Veneziani) e per diagnosticarla
anziché Omero serve Jack London e il suo Richiamo
della foresta. Tutti improvvisamente smaniano di tornare all’origine, sulle
posizioni di quando erano giovani (o meno vecchi), quindi c’è chi parte per
Forza Italia, chi per Alleanza Nazionale. E’ un fenomeno comprensibile, visti i
chiari di luna, però patetico (Premio Disperazione a Carmelo Briguglio che ieri
ha proposto di rifare An e di rimetterci a capo Gianfranco Fini). Purtroppo per
loro, al posto della grande foresta i ritornanti troveranno solo radi
boschetti, defogliati dal tempo. Se non addirittura singoli alberi, assediati
dalla vecchiaia e dal cemento, incapaci di fornire qualsivoglia riparo.
Contenti loro.
Concludo qui la lista delle
inevitabili critiche, che poteva perfino essere più lunga, per venire alla pras
construens: l’inevitabile condivisione della necessità, anzi dell’urgenza, di
una rifondazione culturale della destra. Per uscire dall’intellettualismo e dal
settarismo di Acquasanta, mantenendo però il medesimo format, propongo di
intitolare il prossimo convegno “ritorno alla Nazione”. Allora sì. Sul tema della
sovranità(“politica, monetaria, internazionale” come precisato da Veneziani a
Borgonovo su queste pagine) possono confluire tutte le destre possibili e
immaginabili, e forse pure quelle inimmaginabili che al momento se ne stanno
ben nascoste perché intenzionate a combattere Monti e la finanza mondialista ma
non a partecipare ai raduni dei vecchi camerati.
In fondo lo slogan giusto esiste
già da qualche tempo, si tratta solo di dargli una bella lucidata. Verrà
rilanciato in un libro in uscita a settembre per Mondadori, firmato proprio da
Veneziani e felicemente intitolato Dio,
patria e famiglia. E se qualcuno storce il naso di fronte alla grande
triade delle cose permanenti (per citare Eliot) faccia la cortesia di
accomodarsi altrove: abbiamo scoperto che è di sinistra.
tratto da "Libero" del 18 luglio u.s.
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Vi immaginate Roberto De Mattei
in Parlamento?
Quando a maggio c'è stata la marcia per la
vita, sono rimasto positivamente sorpreso dal successo ottenuto dall'iniziativa
nonostante i media progressisti l'avessero tenuta sotto silenzio. Ma ancor di
più mi ha fatto piacere notare che gli organizzatori chiedevano esplicitamente
l'abrogazione della legge sull'aborto, non come fanno certi politici che si
limitano a chiedere dei torbidi compromessi. Vi confesso che in quei giorni ho
pensato con speranza che dal movimento della marcia per la vita potesse nascere
un nuovo movimento politico che difendesse davvero i valori cristiani.
Purtroppo, è di questi giorni la notizia che
anche i leader democristiani dell'UDC (Casini e Cesa) hanno fatto delle
sconvolgenti aperture sulle coppie di fatto, giungendo a dire di voler
riconoscere giuridicamente persino le coppie omosessuali.
Visto che i partiti di sinistra sono su
posizioni progressiste avverse al Magistero della Chiesa, e che anche nel PDL ci
sono degli esponenti "liberal", penso che sia giunto il momento che qualcuno dia
vita a un nuovo movimento politico che promuova davvero i valori cristiani.
Secondo me gli organizzatori della marcia per la vita potrebbero far nascere
questo movimento, che certamente raccoglierebbe le simpatie di molti cattolici
delusi dagli attuali partiti. Il leader potrebbe essere scelto da militanti e
simpatizzanti mediante un congresso fondativo. A mio avviso questo incarico
potrebbe essere svolto dal prof. Roberto De Mattei, il quale ha una buona
dialettica, una vasta cultura e una profonda conoscenza della Dottrina
Cattolica. Chiunque sarà il leader, l'importante è che sia una persona con la
"schiena dritta", cioè che non si spaventi di fronte alle critiche dei
progressisti, e che non svenda i propri valori religiosi in cambio di qualche
poltrona.