lunedì 13 gennaio 2014

un grande e coraggioso uomo di fede: il card. Burke

Roma-Manif. Burke, unico pastore vicino alle pecorelle

Burke2   Il Cardinal Burke alla manifestazione de La Manif Pour Tous.
fonte della foto: lastampa.it
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A Roma, in piazza Santi Apostoli, si è svolta ieri la manifestazione di “LA MANIF POUR TOUS – ITALIA”, in difesa della famiglia naturale e contro l’approvazione di una legge sull’omofobia, in discussione al Parlamento.
Lo scopo della manifestazione (così come delle precedenti, organizzate in tutta Italia) è di tutelare la libertà di pensiero e di opinione (art. 21 della Costituzione) e la famiglia naturale, quella di cui parla la Carta Costituzionale agli articoli 29, 30, 31, basata sul matrimonio tra uomo e donna.
Come sempre, noi eravamo presenti (alcuni di noi di DPSA aiutano a vario titolo l’organizzazione, ndr). La partecipazione, tra famiglie, tanti giovani ed anche sacerdoti, è stata numerosa. Ma come il giornalista Marco Tosatti ha saggiamente fatto notare dalle colonne del suo blog su “La Stampa”, di vescovi, arcivescovi e cardinali, di cui Roma è piena, ha partecipato soltanto il cardinale americano Raymond Leo Burke.
Si, avete capito bene. Quel cardinale che è stato criticato dai più perché amante della tradizione e della bella liturgia, che oggi sembra vista dai più come  un qualcosa di negativo, da scacciare e condannare. Intanto, l’unico presente, l’unico a far sentire il sostegno della Chiesa, l’unico a dare supporto morale in una battaglia sui principi non negoziabili, combattuta dai laici che scalpitano vessati nello spirito e nella propria libertà d’espressione, è stato proprio lui, il Cardinale Burke.
Ora, permetteteci la digressione storica ed il parallelismo: la mente torna indietro di 30 anni esatti, al 1984, quando un altro grande porporato, il Cardinal Giuseppe Siri, rilasciò un’intervista a Mons. Virgilio Levi per il Settimanale “Oggi”. In quell’occasione Mons. Levi domandò provocatorio al Cardinale: «Eminenza, perché lei ostenta una preziosa croce pettorale d’oro e di gemme, quando ormai tutti i vescovi si sono ristretti a una semplice croce d’argento, di metallo o di legno?».
La risposta, estremamente lucida, fu: «Io non ostento. Porto. Primo, perché non sono un ipocrita. Ho visto croci di legno incastonate di brillanti sul verso, dalla parte della veste talare. A che pro? Secondo, perché questa croce mi è stata regalata in occasione del mio episcopato dai liguri d’Argentina, che sono circa 5 milioni, esattamente il doppio di quelli della madrepatria, e portandola li onoro e li ricordo. Terzo, perché la povertà non sta in queste cose. Infine perché sono stato elogiato dal Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, che in occasione di un mio viaggio in Russia ha riconosciuto la lealtà di un uomo che ha osato visitare quel paese indossando l’abito ecclesiastico e le insegne del suo rango, senza nascondersi».
Adesso potremmo scrivere un copioso commento, ma siamo fermamente convinti che non sia necessario, intelligenti pauca.
Nella stravagante tendenza che rifugge le posizioni nette e la memoria della ritualità a favore di plateali certami pauperistici e dialettici, nessuno trova il tempo di scendere per strada e dare testimonianza viva, così come richiesto dal Papa a gran voce durante la Messa Crismale del 28 Marzo 2013. Rimbombano dentro i nostri cuori le parole di Papa Francesco: «[…] Questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello!». Ecco, che si senta! Che si veda!
E noi oggi abbiamo visto e sentito solo il Cardinale Burke, un vero pastore sceso tra noi pecore.