giovedì 26 marzo 2015

"Aderire con più chiarezza a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato: questa è la nostra àncora" (card. L. R. Burke)

Ringraziamo Chiesa e post-concilio per l'importante lavoro i di traduzione che ci consente di leggere questa importante
Intervista con il cardinale RAYMOND LEO BURKE

 

— Dal Sinodo straordinario sulla famiglia, siamo entrati in un periodo di incertezza e confusione riguardo a diverse questioni «sensibili»: la comunione per le coppie divorziate e «risposate» un cambiamento di atteggiamento nei confronti delle unioni omosessuali e l'apparente allentamento verso le coppie che vivono insieme senza essere sposate. Sua Eminenza pensa che questa confusione produca già effetti negativi tra i cattolici?

— Sì, certamente. Ciò è quel che mi riferiscono i laici e che ho sentito da parte dei vescovi. Ci sono persone oggi che reclamano un «cambiamento» dell'insegnamento della Chiesa sulle relazioni sessuali fuori del matrimonio, o in rapporto alla natura intrinsecamente disordinata degli atti omosessuali. Ci sono anche persone che si trovano a vivere unioni coniugali irregolari che esigono ricevere la Santa Comunione, dicendo che questa è la volontà del Santo Padre. E ci troviamo di fronte a situazioni sconcertanti: tali le dichiarazioni del vescovo di Anversa sugli atti omosessuali, che passano senza essere sanzionate. Di modo che questa confusione si sta diffondendo in modo realmente allarmante.

 

Mons. Bonny, vescovo di Anversa, ha detto tra l'altro che l'Humanae Vitae è stata contestata da molti, e ora dobbiamo portare la contestazione più lontano. Non siamo in un momento storico in cui l'insegnamento della Chiesa, è più contestato che in passato?

— Sembra che oggi le persone che non mettono in discussione l'insegnamento della Chiesa, perché, chiaramente, l'autorità della Chiesa proibiva alcune discussioni, si sentano ormai libere di sfidare la legge morale naturale, per non parlare di un insegnamento come l'Humanae Vitae , che si limita a riprendere il costante insegnamento della Chiesa sulla contraccezione.

 

Alcuni hanno detto, dopo la pubblicazione della relatio post disceptationem, che c'è stata una manipolazione, consistente nell'introdurre nell'ambito sinodale questioni che in realtà non hanno niente a che fare con la famiglia.

— È chiaro una manipolazione c'è stata, nella misura in cui gli interventi dei membri del Sinodo non sono stati pubblicati, e che la relazione intermedia o relatio post disceptationem così com'è stata pubblicata, non aveva davvero nulla a che vedere con ciò che era stato presentato. Quindi è chiaro che alcune persone che avevano una forte influenza sul processo sinodale hanno posto in essere un programma che non ha nulla a che vedere con la verità sul matrimonio come ce l'insegna Nostro Signore e come la Chiesa ce la trasmette. Questo programma mira a giustificare le relazioni sessuali prematrimoniali, gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, e in qualche modo a relativizzare considerevolmente fino ad oscurare la bellezza dell'insegnamento della Chiesa sul matrimonio, che è l'unione fedele, indissolubile e procreatrice tra un uomo e una donna.


— A chi giova questa manipolazione?
— Non può giovare a nessuno, perché tutto ciò non è vero; ciò non è la verità. Così essa può solo far del male a tutti. Si può considerare benefica per le persone che per qualche motivo sono intrappolate in situazioni immorali. Qualcuno potrebbe vederla come un modo per giustificarle. Ma ciò non le può giustificare, in quanto i loro atti stessi non sono suscettibili di essere giustificati.

— In un'altra occasione, lei ha parlato della ferma resistenza opposta a questi punti da parte di molti Padri sinodali. Questa resistenza l'ha sorpresa?

— No, anche se ero molto grato di vederla manifestarsi perché quando la relatio post disceptationem è stata resa pubblica, vista la direzione che era stata data al Sinodo, si poteva temere che forse i Padri sinodali non si esprimessero - ma essi lo hanno fatto. Molti di loro hanno parlato con forza, e per questo rendiamo grazie a Dio. Rimango fiducioso di vedere gli stessi Padri sinodali - mi auguro che molti di essi siano nominati in occasione della sessione di settembre 2015 - continuino a mostrarsi forti in questa occasione.

 

Ripetutamente, gli stessi Padri sinodali che hanno imposto le questioni dei divorziati « risposati » e delle unioni omosessuali o irregolari hanno sostenuto che il problema non è dottrinale, ma pastorale.

— Questa è una falsa distinzione. Nulla può essere davvero salutare sul piano pastorale che non sia anche appartenente alla sana dottrina. In altre parole: è impossibile separare la verità dall'amore. In altre parole ancora: una vita fuori della verità non può essere una vita d'amore. È falso dire che non facciamo altro che cambiamenti pastorali che non hanno nulla a che fare con la dottrina. Se si dà l'accesso alla Santa Comunione a coloro che sono in unioni coniugali irregolari, si afferma nel momento stesso qualcosa circa l'indissolubilità del matrimonio, perché Nostro Signore ha detto: « Chi lascia sua moglie e ne sposa un'altra commette adulterio », Chi si trova in una unione matrimoniale irregolare è in uno stato di adulterio pubblico. Se gli si dà la Santa Comunione, si dice che in certo qual modo la sua è una situazione accettabile dottrinalmente. E ciò non può essere.

 

— Quindi, il semplice fatto di mettere la questione in discussione è già un errore.

— Sì. E io in realtà più di una volta ho chiesto che questi problemi siano rimossi dall'ordine del giorno del Sinodo. Se la gente vuole discutere, buon per loro, ma non hanno nulla a che fare con l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio. E vale anche per la questione degli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, e così via.

 

Un esorcista italiano, don Sante Babolin, ha recentemente affermato che durante un esorcismo, lo spirito maligno che tormentava la moglie di uno dei suoi amici ha detto, « Non sopporto che si amino! ». Non è un messaggio che le coppie sposate dovrebbero meditare?

— Assolutamente. Dopo l'Eucaristia, non c'è più grande forza contro il male nel mondo che l'amore di un uomo e una donna nel matrimonio. Ha un potere che va oltre qualsiasi cosa possiamo immaginare. Non conoscevo questa storia, ma non mi sorprende. E certamente, ogni volta che una coppia è entrata nel matrimonio con tutta la mente e con tutto il cuore, il diavolo inizierà a lavorare per cercare di distruggere questo focolare, perché esso è una culla di grazie in cui la  grazia è ricevuta non solo per la coppia, ma anche per i figli, e per ogni prossimo di questa famiglia.

 

* * *

 

Come cattolici, sappiamo che il matrimonio impegna per tutta la vita; che il matrimonio è un «segno» dell'unione di Cristo e della Chiesa. Conosciamo anche il suo profondo legame con l'Eucaristia. La teologia del corpo di Giovanni Paolo II lo ha messo in risalto in modo molto particolare, ma i suoi lavori non sono stati citati nei documenti successivi del Sinodo. Come percepisce questa omissione? La diffusione di quest'opera non offrirebbe risposte concrete ai problemi di oggi?

— Assolutamente. L'insegnamento di Giovanni Paolo II è così luminoso, si è dedicato con tanta attenzione e intenzione alla questione della verità sulla sessualità umana e alla verità del matrimonio, cosa che siamo stati in diversi ad affermare durante le discussioni nel corso del Sinodo e dei lavori nei gruppi linguistici: abbiamo sostenuto un ritorno a questo magistero di Giovanni Paolo II che è una riflessione su ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato. Ma, in realtà, si ha l'impressione che la Chiesa non abbia alcun insegnamento in questi campi. 


È incredibile ...

— Decisamente straordinario. È sconcertante. Non riuscivo a crederlo mentre ne ero testimone. Penso che alcune persone si rifiutano di crederlo perché è assurdo.

 

San Giovanni Paolo II ha risposto all'ideologia del genere prima che fosse conosciuta.

— Infatti. Ha affrontato tutti questi temi al livello più profondo: se ne è occupato rigorosamente sul piano della legge morale naturale, che la ragione ci insegna; e, sul piano della fede e di ciò che essa ci insegna, evidentemente in unione con la ragione, ma elevando e illuminando quello che la ragione ci dice sulla sessualità umana e sul matrimonio.

 

Tra i punti sviluppati dal cardinale Kasper, e più recentemente da Mons.Bonny, vescovo di Anversa, c'era l'idea che gli omosessuali «fedeli», i divorziati «risposati» e le coppie in una unione matrimoniale irregolare danno prova di doti di altruismo, generosità e dedizione che non si possono ignorare. Ma per le loro scelte di vita, essi si trovano in quello che dovrebbe essere considerato oggettivamente uno stato di peccato mortale: uno stato scelto e durevole di peccato mortale. Può ricordarci l'insegnamento della Chiesa sul valore e il merito della preghiera e delle buone azioni in questo stato?

— Per chi vive pubblicamente in uno stato di peccato mortale nessuna buona azione può essere addotta né può giustificare questa situazione: quella persona rimane in peccato grave. Noi crediamo che Dio ha creato tutti gli uomini buoni, e Dio vuole la redenzione di tutti gli uomini, ma questo può essere raggiunto solo attraverso una conversione di vita. Questo è il motivo per cui bisogna richiamare alla conversione coloro che vivono in queste situazioni gravemente peccaminose. Voler dare l'impressione che in qualche modo ci sia qualcosa di buono nel fatto di vivere in uno stato di peccato grave è semplicemente contrario a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, ovunque.

 

Così, quando l'uomo della strada dice che in effetti è vero che queste persone sono buone, devote, generose, non è sufficiente?

— Ovviamente no. È come il caso di una persona che commette un omicidio, ma che è comunque amabile con gli altri ...

 

Quale vera pastorale consiglierebbe per le persone che vivono in queste situazioni, e cosa possono ottenere nella pratica della fede, per quanto possibile, mentre non possono ottenere l'assoluzione o ricevere la santa Comunione?

— Durante la mia esperienza pastorale ho lavorato con persone che si trovano in questa situazione e ho cercato di aiutarle a cambiare col tempo la loro vita, nel rispetto degli obblighi cui sono tenuti come atti di giustizia. Ad esempio, nel caso di coloro che sono in una unione matrimoniale invalida, si tratterà di aiutarle a separarsi, se possibile, o di vivere come fratello e sorella in un rapporto casto, se ci sono figli, e hanno l'obbligo di farli crescere.

 

In caso di coppie risposate che hanno figli propri, ma anche i figli da un precedente matrimonio, ciò non crea situazioni molto complicate?

— Naturalmente! Sono molto preoccupato per la discussione sulla nullità del procedimento di riconoscimento del matrimonio: dà l'impressione che solo una parte sia coinvolta, vale a dire la persona che richiede una dichiarazione di nullità. In realtà ci sono due parti in causa, ci sono bambini coinvolti, e tutta una serie di altre relazioni che qualsiasi matrimonio implica. E così la questione è estremamente complessa, non è mai suscettibile di una soluzione facile qualunque.

 

Per le persone che vivono nel quadro di matrimoni non validi o impossibili, è stata sollevata la questione della comunione spirituale. Non comprendo bene come si possa fare una comunione spirituale in questo stato.

— Il termine è stato utilizzato in maniera imprecisa. Per effettuare una comunione spirituale è necessario avere tutte le disposizioni necessarie per l'attuale ricezione della Santa Comunione. La persona che fa una comunione spirituale è chi semplicemente si trova in una situazione in cui non ha accesso al Sacramento, ma è pienamente pronto a riceverlo, ed allora fa un atto di comunione spirituale. Penso che alcune persone che hanno usato questo termine volevano parlare della volontà della persona che si trova in una situazione di peccato di liberarsi da questa situazione, e prega Dio di aiutarla ad ottenere di mettere in sesto la propria vita, al cambiamento vita, a trovare un nuovo modo di vivere perché possa essere in stato di grazia. Potremmo chiamarlo il desiderio della Santa Comunione, ma non è la comunione spirituale. Questo non è possibile. La Comunione spirituale è stata definita dal Concilio di Trento: è stato stabilito molto chiaramente che essa richiede tutte le disposizioni, e ciò è logico.

 

Come può la Chiesa aiutare concretamente tutti coloro che sono coinvolti in queste situazioni: sposi abbandonati, bambini di matrimoni legittimi feriti dal divorzio dei genitori, persone che lottano con tendenze omosessuali e un modo o nell'altro si sono lasciate «intrappolare» in una unione illegittima? E quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento? L'atteggiamento dei fedeli?

— Ciò che la Chiesa può fare, e questo è il più grande atto d'amore che possa esserci da parte della Chiesa è quello di presentare a tutti l'insegnamento sul matrimonio, l'insegnamento che viene la parola di Cristo stesso e che è stato costante nella tradizione della Chiesa. È un segno di speranza per tutti. Essa può anche aiutare a riconoscere la natura peccaminosa della situazione in cui si trovano, e allo stesso tempo chiamarli ad uscire da questa situazione di peccato e trovare un modo di vivere secondo la verità. Questo è l'unico modo in cui la Chiesa può aiutare. Questa era stata la mia grande speranza per questo Sinodo: che esso possa mostrare al mondo la grande bellezza del matrimonio - e questa bellezza del matrimonio, è la verità sul matrimonio. Io dico sempre alla gente: l'indissolubilità non è una maledizione, è quello che fa la grande bellezza del rapporto coniugale. Ciò che rende la bellezza del rapporto tra l'uomo e la donna è che la loro unione è indissolubile, è fedele, è procreativa. Ma oggi abbiamo potuto quasi sentire che in un modo o nell'altro, la Chiesa si vergogna di questo bellissimo tesoro che ci viene dato nel matrimonio, conformemente al modo con cui Dio creò l'uomo e la donna fin dall'inizio.

 

Alcuni pastori sembrano ancora vergognarsi di parlare di peccato o parlare di castità.

— La questione è stata sollevata anche al sinodo. Uno dei Padri sinodali ha chiesto: «Non c'è più il peccato?». Questa è stata l'impressione. Purtroppo, dopo la caduta dei nostri progenitori, c'è sempre la tentazione al peccato, e il peccato è nel mondo, dobbiamo riconoscerlo e chiamarlo col suo nome e cercare di vincerlo.

 

La Chiesa e i genitori cristiani non sono forse chiamati in modo particolare ad educare i figli alla modestia e alla decenza? Queste sono scomparse in molti ambiti.

— Sì, questo è molto vero. Una parte del Vangelo della Vita comanda di insegnare ai figli, sia a casa che a scuola, le virtù fondamentali che mettono in evidenza il rispetto per la nostra vita e per la vita degli altri come pure il rispetto per i nostri corpi: la modestia, la purezza, la castità. È necessario formare i bambini fin dai loro primi anni. Ma anche questo è in pericolo, semplicemente perché la catechesi della Chiesa è stata scarsa, e in alcuni casi confusa ed erronea; e vi è stato un tale deterioramento della vita familiare che i figli sono stati sottoposti a una formazione che li lascia disarmati quando si tratta di vivere la verità del matrimonio e la verità del proprio corpo, della propria vita umana.

 

Qual è la cosa più urgente che dovremmo fare per evitare il caos del divorzio e di tutte le unioni disordinate?

— Credo davvero che ciò cominci nella famiglia. Abbiamo bisogno di rafforzare le famiglie, formando prima i coniugi a vivere la verità del matrimonio nella loro casa che diventa da qui - e non solo per loro - una fonte di redenzione, e contemporaneamente una luce per il mondo. Un matrimonio vissuto nella verità è così attraente e così bello che porta altre anime alla conversione. Per formare i figli in questo senso, soprattutto oggi, dobbiamo crescerli in modo che possano scegliere di essere «contro-corrente». E che non possano ad esempio accettare la teoria del genere che contamina la nostra società : bisogna dunque farli crescere in modo che respingano queste menzogne ​​e vivano nella verità.

Esiste un legame tra contraccezione e il divorzio: dal 30 al 50% delle coppie sposate che utilizzano la contraccezione divorzieranno, mentre le coppie che non la usano - siano esse cristiane o no - o fanno ricorso al controllo naturale delle nascite, divorzieranno in una percentuale inferiore al 5%. È d'accordo che un linguaggio più chiaro e un maggiore impegno pastorale della Chiesa per la promozione della Humanae Vitae siano necessari per ottenere unioni più stabili?

— Assolutamente. Il Beato Papa Paolo VI lo ha ben messo in evidenza nell'enciclica Humanae Vitae: la pratica della contraccezione porterebbe alla distruzione della vita familiare e alla perdita del rispetto per le donne. Dobbiamo semplicemente riflettere sul fatto che all'interno di una coppia che fa ricorso alla contraccezione gli sposi non si donano più totalmente l'uno all'altro. Ciò già introduce un elemento di rottura nel matrimonio: se non viene corretto, se non  vi si pone rimedio, questo può facilmente portare al divorzio.

 

Sulla questione della dimensione della famiglia e della libertà dei genitori, il movimento ecologista mondiale, con la promozione internazionale di pianificazione familiare e controllo della popolazione è per lei motivo di preoccupazione?

— Sì, mi preoccupa molto perché le persone sono erroneamente portate a credere che si debba utilizzare una qualche forma di contraccezione per essere amministratori responsabili di questa terra. Infatti, il tasso di natalità in molti paesi è nettamente inferiore a quello necessario per garantire il rinnovo delle generazioni. E al di là di tutto, la verità è questa: se Dio chiama le coppie al matrimonio, le chiama anche ad essere generose nel ricevere il dono di una nuova vita umana. Quindi abbiamo bisogno oggi di molte famiglie numerose in più. Grazie a Dio, vedo tra alcuni giovani coppie di oggi notevole generosità in relazione ai figli.

Un'altra cosa di cui non sento parlare molto oggi, ma su cui si metteva sempre l'accento quando ero giovane, come si è sempre fatto nella tradizione della Chiesa, è che i genitori debbano essere generosi per quanto riguarda il numero dei figli in modo che alcuni di essi possano ricevere la chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata, al servizio della Chiesa. E la generosità dei genitori certamente ispirerà al figlio che riceve questa vocazione una risposta generosa.

 

Si dirà che il matrimonio monogamico è un gran bene per i cattolici, ma la «durezza del cuore» dei non cattolici fa sì che si accetti il divorzio e le nuove nozze nelle leggi civili. D'altra parte, le nazioni cristiane hanno fatto molto per portare la stabilità sociale e la dignità del matrimonio naturale in molte parti del mondo. La venuta di Cristo ha cambiato la situazione degli uomini, ed è giusto promuovere, forse anche imporre questa visione del matrimonio naturale, anche nelle società non cattoliche?

— Penso che si debba sottolineare esattamente che l'insegnamento di Cristo sul matrimonio è un'affermazione, la conferma della verità del matrimonio fin dall'inizio - per usare le sue stesse parole - è questa verità del matrimonio che è iscritta in ogni cuore umano. E così la Chiesa, quando insegna il matrimonio monogamico, fedele, per la vita, insegna la legge morale naturale, ed ha ragione ad insistere su questi temi nella società in generale. Il Concilio Vaticano II ha qualificato il divorzio come la piaga della nostra società, e in effetti, lo è. La Chiesa deve essere sempre più forte nella sua opposizione alla diffusa pratica del divorzio.

 

Pensa che gli studi sulla situazione e i migliori risultati finali osservati nei bambini cresciuti in famiglie monogamiche stabili debbano svolgere un ruolo più importante nella formazione per il matrimonio?

— Credo di si. È necessario sottolineare la bellezza del matrimonio come molte coppie oggi lo vivono con fedeltà e generosità, e la vita della famiglia come ne fanno esperienza i bambini che vivono in una famiglia amorevole ... Questo non significa che non ci siano problemi. Questo non vuol dire che non ci siano momenti difficili nella famiglia e nel matrimonio, ma solo con l'aiuto della grazia di Dio, la risposta è sempre, in definitiva, una risposta d'amore, di sacrificio, di accettazione di ogni sofferenza necessaria per essere fedeli all'amore.

 

Ma la società moderna non accetta la sofferenza, sia alla fine della vita, o durante la gravidanza o nel matrimonio...

— Evidentemente! Perché non conosce il significato dell'amore. Cristo ha detto: Se qualcuno vuole venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua, e così l'essenza della nostra vita è soffrire in nome dell'amore: l'amore di Dio e del prossimo.

 

È d'accordo, come sostenuto da molti, nel dire che molti matrimoni cattolici di oggi, sia per mancanza di preparazione che per ignoranza per quanto riguarda il significato dei voti matrimoniali, sono invalidi? Qual è stata la sua esperienza su questo specifico problema come prefetto del Tribunale supremo della Segnatura Apostolica?

— Penso che sia molto irresponsabile fare affermazioni generiche circa il numero dei matrimoni che sono validi o non validi. Si devono esaminare caso per caso. Il fatto che le persone sono state mal catechizzate, e via dicendo, può certamente renderle meno forti rispetto alla vita coniugale, ma non indica necessariamente che esse diano un consenso matrimoniale invalido perché la natura stessa ci istruisce sulla verità del matrimonio. Questo è quello che abbiamo visto nella Segnatura Apostolica: Sì, ci sono state più dichiarazioni di nullità del matrimonio ma, esaminando tutti i casi, ce ne sono stati molti in cui la nullità non è stata stabilita, non è stata dimostrata.

 

Nel libro Dimorare nella verità di Cristo ha dimostrato come la semplificazione della procedura non è la soluzione.

— Non lo è affatto, perché si tratta di situazioni molto complesse che esigono un processo accuratamente articolato per arrivare alla verità. Se la verità non è più importante per noi, qualsiasi procedura sarà accettabile, ma se ci preoccupiamo per la verità, allora occorre una procedura come quella attualmente utilizzata dalla Chiesa.

 

E la Chiesa ha fatto molto a favore delle procedure giudiziarie nel mondo civilizzato ...

— La Chiesa è stata ammirata nel corso dei secoli come uno specchio di giustizia: il suo modo precipuo di amministrare la giustizia è stato un modello per le altre giurisdizioni. C'è già stata in seno alla chiesa un'esperienza di modifica della procedura in tema di nullità del matrimonio: ha avuto luogo negli Stati Uniti dal 1971 al 1983. È stata disastrosa a tal punto che la gente ha cominciato a parlare del «divorzio cattolico», non senza ragione. È una causa di scandalo per coloro che lavorano nel campo della giustizia e per chi amministra la giustizia nell'ordine secolare perché quando vedono che la Chiesa non pratica la giustizia, che essa non ha più cura della verità, cosa possono poi significare la legge e la giustizia?

 

* * *

 

Come possono le coppie valorizzare e proteggere il loro amore coniugale?

In primo luogo attraverso una vita di preghiera fedele, ogni giorno, e con la confessione regolare, perché tutti abbiamo bisogno di questo aiuto per vincere il peccato nella nostra vita: anche i piccoli peccati, i peccati veniali, ma anche per guardarci dai peccati più gravi. Certo, l'Eucaristia è il centro di ogni vita cristiana in modo molto speciale. È al centro della vita coniugale, perché è comunione con il Nostro Signore Gesù Cristo, per vivere di questo amore che Egli ha per la Chiesa, di cui il matrimonio è il sacramento: il segno del suo Amore nel mondo. Così, nell'Eucaristia, la coppia riceve, in maniera più abbondante e più potente, la grazia che le permette di vivere il patto d'amore.

 

Pensa che ci sia un collegamento tra la «morte del culto» - una liturgia antropocentrica che non adora - e la cultura della morte?

Sono convinto che gli abusi che si sono inseriti nella pratica liturgica della Chiesa - abusi che riflettono una visuale antropomorfa in cui il culto sacro ha cominciato ad essere presentato come attività umana, mentre è azione di Dio in mezzo a noi - hanno chiaramente portato i fedeli in una direzione sbagliata, e che questo ha avuto un impatto molto negativo sulla vita di ogni individuo e in modo particolare sulla vita coniugale. La bellezza della vita coniugale è percepita e confermata in modo particolare nel Sacrificio eucaristico.

 

Come laici cattolici dobbiamo agire all'interno della società, compreso il piano politico. Ma in Francia nessun partito importante difende completamente il matrimonio, nessuno difende completamente la vita. Che cosa devono fare i cattolici: impegnarsi in un movimento che sanno posizionato contro i principi non negoziabili, o devono cercare di costruire qualcosa di diverso?

— Idealmente, essi dovrebbero cercare di costruire in seno alla società una forza politica che si impegna pienamente per la verità, per i beni non negoziabili in relazione alla vita umana e alla famiglia. E devono affermare molto chiaramente le loro posizioni, e insistere su esse, con i partiti politici esistenti, al fine di costituire una forza che spinga alla riforma di questi partiti. Ovviamente, non si può prendere parte a un movimento in contrasto con la legge morale. La stessa riflessione permette di sostenere un movimento politico che mostri segni di riforma, di voler aderire alla legge morale: andrebbe incoraggiato.


Quali santi invocare oggi per la famiglia?

Soprattutto, la Sacra Famiglia di Nazaret: la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Nostro Signore. Poi ci sono i grandi santi sposati. Un esempio potrebbero essere i genitori di Santa Teresa, i Beati Louis et Zélie Martin; e una grande santa come Gianna Molla qui in Italia; un grande santo morto martire per la famiglia, San Tommaso Moro, che era un uomo sposato e aveva pienamente compreso la vocazione al matrimonio. C'è anche la coppia Luigi  e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati qui in Italia. E ancora Santa Rita da Cascia, che era una madre molto devota, che ha pregato tanto per la conversione del marito, e dei suoi due figli. Questi sono solo alcuni esempi ... ce ne sono tanti altri.

 

Il modo migliore per rimanere fedeli alla Chiesa e al Papa in questi tempi difficili?

— Aderendo con più chiarezza a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato: questa è la nostra àncora. La nostra fede non si attacca alle persone, la nostra fede è in Gesù Cristo. Lui solo è la nostra salvezza, e Lui è vivo per noi nella Chiesa attraverso i suoi insegnamenti, i sacramenti e la sua disciplina. Volentieri dico a coloro, numerosi, che sono in contatto con me e che si trovano disorientati, preoccupati e perplessi: no, noi dobbiamo mantenere la calma, e dobbiamo rimanere pieni di speranza pervenendo a gustare in maniera sempre più profonda la verità della nostra fede, e lì ci dobbiamo radicare. È ciò che non cambia, ed è ciò che alla fine vincerà. Cristo disse a Pietro quando ha confessato la sua fede: «Le porte dell'inferno non prevarranno» contro la Chiesa. Sappiamo che questo è vero, e dobbiamo soffrire per la verità, in attesa, ma dobbiamo avere fiducia: il Signore sarà vittorioso alla fine.

____________________________________

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]