Mons. Athanasius Schneider:
“Travisati i documenti
del Concilio Vaticano II”
Mons.
Athanasius Schneider, segretario Generale della Conferenza Episcopale del
Kazakhstan, è il vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan) e vescovo titolare di
Celerina. Nato Anton Schneider (il 7 aprile 1961), a Tokmok, nell’allora Unione
Sovietica, ha assunto il nome religioso Atanasio dopo essere entrato
nell’ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra. Studioso e
docente di patristica, Mons. Schneider, da qualche anno, fa sentire la sua voce
profetica per cercare di svegliare l’Occidente dal torpore spirituale che sta
vivendo, a seguito, specialmente, di false interpretazioni dei perenni
insegnamenti della Chiesa e della teologia cattolica. Ha concesso una
intervista esclusiva per l’Italia a www.lafedequotidiana.it
Monsignor
Schneider, nel suo libro “Dominus Est – Riflessioni di un Vescovo dell’Asia
Centrale sulla sacra Comunione”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana,
lei ha incoraggiato la Chiesa a sostenere la pratica della Santa Comunione
sulla lingua e in ginocchio. Ci spiega brevemente le motivazioni teologiche e
storiche di tale modalità?
“Le
motivazioni teologiche si appoggiano sulla verità della fede della presenza
vera, reale e sostanziale del Corpo e del Sangue di Cristo sotto le specie del
pane e del vino, e questa presenza contiene anche la divinità di Cristo a causa
dell’unione ipostatica, cioè contiene “totum et integrum Christum“, come
ha detto il Concilio di Trento. C’è anche la verità che Cristo è presente in
ogni parte o frammento del pane. Poi c’è la verità della transubstanziazione.
Tutte queste verità sono state dogmaticamente definite dal Magistero della
Chiesa. Se prediamo sul serio la verità nella quale crediamo, dobbiamo mostrare
la nostra fede con il nostro comportamento esteriore. La fede deve riflettersi
nelle opere concrete, la teoria e la prassi, la fede e il culto, la lex
credendi e la lex orandi devono concordare vicendevolmente.
Altrimenti la nostra fede diviene zoppicante e col tempo prenderà la forma di
una fede gnostica. Alla fine la fede concreta nella presenza reale, la fede
nella presenza della divinità, la fede nella presenza di Cristo nei minimi
frammenti, la fede nella transustanziazione svanisce. C’è una legge inesorabile
della psicologia umana: i gesti ripetuti e divenuti poi abituali, determinano
con il tempo il modo di pensare. Quindi, se io tratto ciò che è il più sacro,
il più sublime, ciò che è il mistero per eccellenza, ciò che è Dio onnipotente
stesso (totus et integer Christus) quasi con lo stesso gesto come io prendo
l’alimento ordinario e con un modo sprovvisto di un inequivocabile gesto
d´adorazione, io non solamente contraddico la profondità della mia fede, ma
commetto oggettivamente un atto d’informalità, indegno della maestà infinita di
Cristo (anche se questa maestà è umilmente nascosta nella specie del pane).
Questo pericolo reale rappresenta una vera motivazione pastorale. Qui entrano
ancora altri due aspetti d’importanza eminentemente pastorale: – il fatto
sempre più diffuso della perdita dei frammenti eucaristici, i quali cadono
sulla terra e in seguito sono calpestati; – il furto dilagante delle ostie
sacre. Tutto ciò si verifica a causa del gesto così insicuro, banale e mai
esistito nella Chiesa, cioè l’uso odierno di distribuire la santa Comunione sulla
mano (l’uso dei primi secoli era notevolmente diverso)”.
In teologia
sembra avanzare l’antropocentrismo a discapito del cristocentrismo. Cosa
comporterà questo nel prossimo futuro della Chiesa?
“L’antropocentrismo,
in ultima analisi, comporta:
– lo svanimento e la perdita della fede
soprannaturale;
– l’eliminazione della grazia Divina e
dei mezzi della grazia;
– l’eliminazione del senso
soprannaturale dei sacramenti, dando loro un significato puramente sociologico;
– l’eliminazione della preghiera
personale e delle concrete opere di penitenza e ascesi;
– l’eliminazione, col tempo,
dell’adorazione di Dio, cioè della Santissima Trinità e favorisce l’adorazione
dell’uomo e della terra (del clima, dell’oceano etc.);
– la dichiarazione pratica e anche
teorica che questa terra è il giardino del paradiso, cioè il paradiso sulla
terra (teoria dei Comunisti);
– l’apostasia.
L’antropocentrismo
comporterà una spaventosa codardia davanti al mondo e la collaborazione dei
fedeli e dei chierici con le ideologie anticristiane. Si verificheranno oggi
queste parole del Nostro Divino Maestro e dell’apostolo san Paolo: “Quando si
dirà: Pace e sicurezza, allora d’improvviso li colpirà la rovina” (1 Tess.
5,3), “Senza de Me non potete far nulla” (Gv 15,5) e “Il Figlio
dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8)”.
Recentemente,
in una bellissima quanto documentata conferenza, Lei ha parlato del Concilio
Vaticano II e dei suoi documenti. Può spiegarci quello che non è stato ancora
attuato alla luce dei documenti conciliari e quali sono le false e pericolose
interpretazioni che alcuni teologi progressisti danno dell’ultimo concilio.
“Il
contributo più originale e specifico del Concilio Vaticano II consiste nella
chiamata universale alla santità nel capitolo 5 di “Lumen gentium” e
nella chiamata universale missionaria all’evangelizzazione (il Decreto “Ad
gentes“), la quale si manifesta nella collaborazione dei fedeli laici con i
pastori della Chiesa nel testimoniare e nel difendere la purezza e l’integrità
della fede cattolica nell’odierno mondo fino al martirio, se necessario (il
Decreto “Apostolicam actuositatem“). La seguente affermazione conciliare
rimane una delle più belle, necessarie e attuali: “I cristiani, comportandosi
sapientemente con coloro che non hanno la fede, s’adoperino a diffondere la
luce della vita con ogni fiducia e con fortezza apostolica, fino all’effusione
del sangue” (Dichiarazione “Dignitatis humanae“, n. 14). Questi
contributi più essenziali dell’ultimo Concilio sono stati purtroppo offuscati e
soffocati in larga misura dalla gran parte di chi ha occupato le cattedre
teologiche, cioè dai nuovi scribi, e purtroppo anche da parte di non pochi
rappresentanti del clero e persino dell’alto clero. Sono state diffuse
interpretazioni completamente arbitrarie e interpretazioni erronee di alcune
espressioni non sufficientemente chiare o ambigue in alcuni testi conciliari.
Si sono creati dei miti conciliari. Questa situazione si spiega, da un lato,
dal carattere pastorale e non-definitivo di una considerevole parte dei testi
conciliari e, dall’altra parte, di una mancata refutazione dettagliata e
sistematica di queste interpretazioni erronee da parte del Magistero. Ci vuole
un sillabo degli errori di interpretazioni conciliari”.
L’idea di
cambiamenti sulla morale matrimoniale crede che sia un reale pericolo che possa
verificarsi in occasione del prossimo sinodo dei vescovi a Roma o è solo un
pericolo auspicato dai media anti-cristiani?
“Alcuni fatti
hanno dimostrato che c’è un pericolo del cambiamento della comprensione e
dell’applicazione pratica delle verità Divine sul matrimonio e sulla sessualità
umana nell’ambito ecclesiale stesso. Esempi sono stati lo svolgimento del
sinodo nel mese di ottobre 2014 con momenti di manipolazione all’interno dello
stesso sinodo, la Relatio post disceptationem, il nuovo questionario
mandato alle diocesi, le affermazioni pubbliche del Segretario del Sinodo, di
alcuni cardinali, di rappresentanti di alcune conferenze episcopali. Questi
ecclesiastici usano, sorprendentemente, lo stesso linguaggio e lo stesso modo
di argomentare dei mass-media anti-cristiani. Essi hanno, riguardo a
questa tematica, la forma mentis del mondo e non del Vangelo. Rimane
l’impressione che nelle stesse file del clero ci siano dei collaboratori con la
dittatura mediatica e politica della nuova ideologia anti-cristiana “.
Sembra che la
società si sia sempre più omosessualizzando e, recentemente, anche in Irlanda,
sono stati riconosciuti i matrimoni gay. Quali saranno i pericoli per la Chiesa
in questo campo?
“Una delle
caratteristiche essenziali della Chiesa è la testimonianza e – se necessario –
il martirio della verità. Gesù ha solennemente confessato davanti ai potenti
del Suo tempo: “Io sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità”
(Gv 18,37). E questo rimane sempre la missione della Chiesa e di ogni
cristiano. Avere paura, davanti alla prepotenza ideologica del mondo, sarebbe
una contraddizione alla missione essenziale della Chiesa e dei cristiani. Le
parole di Gesù con le quali Egli incoraggiava all’inizio della predicazione del
Vangelo l’apostolo Paolo, sono dirette anche a noi oggi, in primo luogo ad ogni
vescovo e poi anche ad ogni fedele: “Non aver paura, ma continua a parlare e
non tacere, perché Io sono con te” (At 18,9). Ed anche queste parole di
San Pietro, nella sua Prima Lettera, cioè nella prima enciclica papale, sono
attuali più che mai: “E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel
bene? E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi
sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei
vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della
speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con
una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi
rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in
Cristo. È meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che
facendo il male” (1 Pt 3,13-17)”.
Eccellenza,
in che senso è possibile dialogare cristianamente con gli esponenti delle altre
religioni e dell’Islam in particolare?
“Il
comandamento dell’amore al prossimo vale per tutti e non c’è un’eccezione.
Dobbiamo amare persino i nostri nemici e tutti coloro che ci sono ostili.
Dobbiamo amare tutti coloro che si trovano nell’errore della fede e della
morale. Anzi, dobbiamo avere in modo speciale misericordia verso queste
persone, perché da Dio siano liberati dall’errore e dal peccato, giacché
l’errore e il peccato sono la più grande miseria e infelicità dell’uomo. Quindi
dobbiamo e possiamo dialogare con tutti, e specialmente con i musulmani,
seguendo il metodo di san Paolo e di tutti i Santi: “Operando la verità nella
carità (veritatem facientes in caritate)” (Ef 4,15)”.
Matteo
Orlando
tratto da: http://www.lafedequotidiana.it/athanasius-schneider-travisati-documenti-del-concilio-vaticano-ii/