martedì 2 febbraio 2016

Dov’è il «popolo di Dio» che chiede alla Chiesa di Cristo di concorrere alla restaurazione dei diritti di Dio?


Riportiamo a mo’ di introduzione alla riflessione di Danilio Quinto il commento di un lettore su Chiesa e postconcilio: “Le tecniche sovversive della Rivoluzione comprendono anche quella del carciofo: una foglia dopo l'altra. Gli apologeti del nichilismo, i distruttori della realtà alzano la posta, propongono una tesi ancora più estrema per far accettare il loro obiettivo minimo, per poi ripartire. Utilizzando, per ogni passaggio, quella strategia ben descritta nella "Finestra di Overton".
Il loro obbiettivo è oggi quello di conseguire almeno la legittimazione delle unioni sodomitiche. Se poi passano anche le miserabili "adozioni" di bambini da parte dei sodomiti (quod Deus avertat! Un bambino che cresce in una coppia di pederasti!) e l'abominio degli "uteri in affitto", ancora meglio. E i "moderati" ci cascano (Dio li stramaledica sempre, i "moderati", i "tiepidi", coloro che tra bene e male stanno al centro). Ecco il risultato: i centristi di Area Popolare e UDC, in cambio anche di qualche poltrona, sono ora favorevoli al solito compromesso al ribasso: sì alle unioni omosessuali ma no alle adozioni. Per ora. La Chiesa, o la parte più mediatica di essa, è d'accordo. Ma il sentimento della stragrande maggioranza dei manifestanti al Circo Massimo era ben altro: l'omosessualità è peccato gravissimo, contro natura e che "grida vendetta davanti a Dio", ogni "unione" tra omosessuali è contraria al diritto naturale e a quello dei popoli, e come tale inaccettabile, e no anche, ma non solo, all'adozione e all' "utero in affitto". I "centristi" che hanno fatto passerella tra l'immensa folla erano e sono ipocriti e in mala fede: hanno sfilato sotto una bandiera che avevano già deciso di tradire".
 

 
Dov’e il «popolo di Dio»?

di Danilo Quinto.


Mi dispiace profondamente per le singole persone e per le tante famiglie che con sacrificio si sono recate a Roma per il Family Day, pensando di partecipare ad un momento di Verità. Nutro per loro rispetto e ho ammirato la loro pazienza nel tollerare gli interventi degli organizzatori. Banali, penosi, a volte imbarazzanti. Degni del mentore di quest’evento, Francisco "Kiko" José Gómez Argüello Wirtz, leader carismatico del Cammino Neocatecumenale - l”itinerario di formazione cattolica”, come lo definì Giovanni Paolo II - che la Chiesa di tempi diversi da quelli conciliari si sarebbe guardata bene dall’assecondare, dal proteggere e dall’incensare. Le parole usate avrebbero potuto essere rivolte senza alcun problema anche ai membri delle organizzazioni omosessuali. Anzi, la prossima volta, vi invito a convocare un’unica manifestazione, con i rappresentanti delle organizzazioni LGBTQ. Volete, da cattolici, stare in pace con tutti? Non avete compreso nulla del Cristianesimo.

Si è detto che si è riunito il «popolo di Dio». Una mistificazione, in quest’Italia scristianizzata.

 

Dov’e il «popolo di Dio», se si ritrova con decine e decine di parlamentari cosiddetti cattolici – che al pari dei democristiani di quarant’anni fa, Presidente della Repubblica e Ministri, che firmarono la legge sull’introduzione dell’aborto – sono capaci oggi di partecipare a tutte le Marce e a tutti gli appuntamenti pubblici che ribadiscano la difesa della vita e della famiglia, ma a non usare gli infiniti strumenti, parlamentari ed extraparlamentari, ai quali possono accedere, per impedire che una legge legittimi l'unione omosessuale e il matrimonio omosessuale? Capaci, come molti di loro sono, di consolidare le loro carriere politiche, in stretto rapporto con buona parte della gerarchia ecclesiastica e magari di firmare appelli pubblici perché la Radio di Pannella e Bonino – rappresentanti principali di quell’ideologia dominante e da pensiero unico che sta all’origine del matrimonio omosessuale – riceva dallo Stato 10 milioni di euro all’anno per le sue trasmissioni. Da domani mattina, i parlamentari cattolici – «accolti con calore», come ha detto il portavoce del Family Day – invece di dimettersi, si muoveranno, anche su vostro mandato, oltre che su quello della CEI, per trovare ogni compromesso possibile e per perseguire il male minore, come da sempre hanno fatto.

Dov’e il «popolo di Dio» che fa sentire la sua voce, alta, chiara, netta, con ogni mezzo, contro le empietà che hanno preso corpo e si sono formate nella coscienza collettiva e si sono tradotte in leggi - è inutile elencarle, si conoscono – che intendono «creare» un mondo ad uso e consumo dell’uomo, dove questi può affermare tutte le sue pretese e tutti i suoi desideri di libertà, di fraternità e di uguaglianza, i suoi «diritti», civili o umani, in totale contrapposizione alla morale naturale e, quindi, alla legge di Dio?

Dov’e il «popolo di Dio», che non pretende che gli organizzatori del Family Day affrontino nei loro interventi il centro del problema posto dal ddl Cirinnà: lo sdoganamento definitivo dell’omosessualità e la legalizzazione della sodomia? Così, un cattolico difende i bambini: insegnando loro il bene e il male. Non li difende dicendo che hanno diritto ad avere una mamma e un papà, senza dire una parola sull’obiettivo principale. L’adozione dei bambini e la pratica dell’utero in affitto sono una conseguenza di quest’obiettivo, che si traduce nel riconoscimento delle unioni civili. Perché una legge che riconosca le unioni civili tra persone dello stesso sesso senza prevedere le adozioni sarebbero inevitabilmente corretta dalle sentenze della magistratura. Si è nemici di Cristo se non si dice che la pratica dell’omosessualità è un peccato mortale. La Verità – ce l’ha insegnato Cristo – si deve dire tutta intera, altrimenti non è Verità. E’ una menzogna. Un cattolico non può dire «Non siamo in guerra contro nessuno. Ad ogni persona umana va il rispetto per la sua dignità». Il cattolico è in guerra contro coloro che si comportano da nemici di Dio, contro il peccato nei confronti di Dio. Altrimenti non è cattolico.

Dov’è il «popolo di Dio» che discerne nei confronti di chi dice «chi sono io per giudicare?», perché non si deve giudicare la persona, ma il comportamento peccaminoso lo si deve riconoscere; di chi afferma che la «Chiesa non fa proselitismo», perché Cristo ha detto di ammaestrare tutte le genti, di convertirle ai comandamenti della legge che Egli ha portato a compimento; di chi sostiene «Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione», avallando quindi l’esistenza di «altre unioni»; di chi non usa le parole «peccato» e «pentimento» e parla di una Misericordia di Dio, che non trova alcuna spiegazione se non è accompagnata, dal punto di vista razionale e della Fede, dalla Giustizia di Dio; di chi proclama che «L'equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili - con l'introduzione di un'alternativa alla famiglia - è stata affrontata all'interno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturale che attraversa l'Occidente», perché alla scristianizzazione dell’Occidente una volta cristiano hanno concorso in modo determinante le guide tiepide degli ultimi cinquant’anni; di chi, all’interno della Chiesa, parla di «diritti» delle persone omosessuali; di chi convoca manifestazioni in cui sono presenti pagani e appartenenti ad altre religioni, nemici di Dio (cattolico) in quanto tali e con i quali si possono condividere solo i piani della Felicità Università su questa terra, per poi trovare, alla fine dei tempi, la dannazione eterna.

Dov’è il «popolo di Dio» che si batte con coraggio, senza tiepidezza, anche con virilità, per combattere il Nemico di Dio, che ora sembra abbia guadagnato tutto il campo, perché non ha trovato avversari?

Dov’è il «popolo di Dio» che compie una delle sette opere di Misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori?

Dov’è il «popolo di Dio» che segue l’esempio di Cristo, del Verbo, Uno e Trino, che venendo ad abitare in mezzo agli uomini immersi nel peccato, non ha scelto di essere deriso, oltraggiato, percosso, massacrato e messo in Croce, per dare un messaggio di Felicità terrena e di Pace Universale – come quello che danno le organizzazioni massoniche – ma la certezza che battendosi, su questa Terra, per quella Croce, per la Libertà tutta intera e per la Verità tutta intera, si guadagna la salvezza eterna e non quella terrena, che è cenere e non vale niente?

Dov’è il «popolo di Dio» che non chiede alla Chiesa di Cristo di concorrere alla restaurazione dei diritti di Dio? Una Chiesa che, a partire dal suo interno, fin dalla formazione dei sacerdoti nei seminari e nella Santa Messa, si è riformata con il «novus ordo», che è servito solo per costruire ponti con i protestanti. Cristo è stato considerato al servizio dell’uomo e così la Sua Chiesa. Nelle intenzioni dei suoi «architetti», questo «disegno» relativista e modernista – di chiara origine massonica e diabolica, per il quale in tanti hanno lavorato a lungo – doveva avere una ricaduta sulla totalità della realtà umana. L’ha avuta. Oggi, questo «disegno» corrisponde all’ideologia dominante. Si è fatto «pensiero unico». Se si non si respira il Mistero della Presenza nel Sacrificio incruento della Persona Dogma, si edulcorata la Sua presenza anche dal «centro della scena» pubblica, negando il Suo «ruolo» di «Signore dell’intero Mondo», di Re dell’Universo, di Principio di tutte le cose del Cielo e della Terra.

Dov’è il «popolo di Dio»?

Si formerà quando Dio stesso lo vorrà. Quando spazzerà via tutte le ipocrisie, gli inganni, le mezze verità, le falsità. Quando separerà i buoni dai cattivi. La divisione che viviamo su questa terra – che ha origine dal peccato dei nostri progenitori – è quella tra due amori, come scrive Sant’Agostino nel De Civitate Dei: «Di questi due amori l'uno è puro, l'altro impuro; l'uno sociale, l'altro privato; l'uno sollecito nel servire al bene comune in vista della città celeste, l'altro pronto a subordinare anche il bene comune al proprio potere in vista di una dominazione arrogante; l'uno è sottomesso a Dio, l'altro è nemico di Dio; tranquillo l'uno, turbolento l'altro; pacifico l'uno, l'altro litigioso; amichevole l'uno, l'altro invidioso; l'uno che vuole per il prossimo ciò che vuole per sé, l'altro che vuole sottomettere il prossimo a se stesso; l'uno che governa il prossimo per l'utilità del prossimo, l'altro per il proprio interesse. Questi due amori si manifestarono dapprima tra gli angeli: l'uno nei buoni, l'altro nei cattivi, e segnarono la distinzione tra le due città fondate nel genere umano sotto l'ammirabile ed ineffabile provvidenza di Dio, che governa ed ordina tutto ciò che è creato da lui: e cioè la città dei giusti l'una, la città dei cattivi l'altra. Inoltre, mentre queste due città sono mescolate in un certo senso nel tempo, si svolge la vita presente finché non saranno separate nell'ultimo giudizio: l'una per raggiungere la vita eterna in compagnia con gli angeli buoni sotto il proprio re, l'altra per essere mandata nel fuoco eterno con il suo re in compagnia degli angeli cattivi».

Danilo Quinto - http://daniloquinto.tumblr.com/