domenica 11 aprile 2010

un dono della Divina Misericordia: i Vescovi ricominciano a parlare di eresia

Di fronte alla negazione della resurrezione della carne da parte del "teologo" Mancuso, l'Arcivescovo di Trani, Monsignor Giovanni Battista Pichierri, si è espresso cosi in una intervista a Bruno Volpe pubblicata su http://www.pontifex.roma.it/: "ogni limite può essere superato e forse costui fantastica. La resurrezione é in corpo ed anima come dice il Credo. Chi nega questo é fuori della Chiesa, vive nella eresia, si é allontanato dal cattolicesimo"; e sulla stessa questione si è espresso anche il cardinal José Saraiva Martins, Prefetto Emerito per la Congregazione della cause dei Santi dichiarando sempre a Bruno Volpe:  "queste affermazioni lo pongono fuori dalla comunione della Chiesa e sono parole difformi dalla ortodossia e dal Magistero". Qual é la conseguenza?: " l'uomo resuscita in carne ed anima.In anima e corpo. Lo dice il Credo ed é alla base della nostra fede. Se si proclamano cose non conformi alla dottrina della Chiesa, allora e in questo senso siamo in eresia. Sono parole eretiche in quanto difformi dalla verità di fede. Io se affermassi cose del genere ,non mi definirei più cattolico".

Ricordiamo ancora una volta il chiarissimo e inconfutabile pensiero espresso da Romano Amerio nel suo Iota unum: “Questo annuncio del principio della misericordia contrapposto a quello della severità sorvola il fatto che, nella mente della Chiesa, la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia, poiché, trafiggendo l'errore, si corregge l'errante e si preserva altrui dall'errore. Inoltre verso l'errore non può esservi propriamente misericordia o severità, perché queste sono virtù morali aventi per oggetto il prossimo, mentre all'errore l'intelletto ripugna con un atto logico che si oppone a un giudizio falso. La misericordia essendo, secondo S. theol., II, II, q. 30, a. 1, dolore della miseria altrui accompagnato dal desiderio di soccorrere, il metodo della misericordia non si può usare verso l'errore, fatto logico in cui non vi può essere miseria, ma soltanto verso l'errante, a cui si soccorre proponendo la verità e confutando l'errore. Il Papa peraltro dimezza un tale soccorso, perché restringe tutto l'officio esercitato dalla Chiesa verso l'errante alla sola presentazione della verità: questa basterebbe per sé stessa, senza venire a confronto con l'errore, a sfatare l'errore. L'operazione logica della confutazione sarebbe omessa per dar luogo a una mera didascalia del vero, fidando nell'efficacia di esso a produrre l'assenso dell'uomo e a distruggere l'errore”.