Il Santo Papa Pio X aveva visto giusto: i modernisti non si accontenteranno finché non avranno completato la loro agenda con l'ultimo tassello che oggi con falsi pretesti reclamano a gran voce al fine di distruggere la Fede e la Chiesa. Ma "non prevalebunt!".
"Per ultimo restano da dire poche cose del modernista in quanto si pretende riformatore. Già le cose esposte finora provano abbondantemente da quale smania di innovazione siano presi questi uomini. e tale smania ha per oggetto quanto vi è nel cattolicesimo. Vogliono riformata la filosofia specialmente nei seminari: cosicché, relegata la filosofia scolastica alla storia della filosofia in combutta con gli altri sistemi ormai superati, si insegni ai giovani la filosofia moderna, unica, vera e rispondente ai nostri tempi. A riformare la teologia, vogliono che quella, che diciamo teologia razionale abbia per fondamento la moderna filosofia. Chiedono inoltre che la teologia positiva si basi principalmente sulla storia dei dogmi. Anche la storia chiedono che si scriva e si insegni con metodi loro e precetti nuovi. Dicono che i dogmi e la loro evoluzione debbano accordarsi colla scienza e la storia. Per il catechismo esigono che nei libri catechistici si inseriscano solo quei dogmi, che siano stati riformati e che siano a portata dell'intelligenza del volgo. Circa il culto, gridano che si debbano diminuire le devozioni esterne e proibire che si aumentino, benché, a dir vero, altri più favorevoli al simbolismo si mostrino in questa parte più indulgenti. Strepitano a gran voce perché il regime ecclesiastico debba essere rinnovato per ogni verso, ma specialmente in campo disciplinare e dogmatico. Perciò pretendono che dentro e fuori si debba accordare colla coscienza moderna, che tutta è volta a democrazia; perché, dicono, doversi nel governo dar la sua parte al clero inferiore e perfino al laicato, e decentrare l'autorità troppo riunita e ristretta nel centro. Le congregazioni romane si devono svecchiare: e, in capo a tutte, quella del Santo Offizio e dell'Indice. Deve cambiarsi l'atteggiamento dell'autorità ecclesiastica nelle questioni politiche e sociali, talché si tenga essa estranea dai civili ordinamenti, ma pur vi si acconci per penetrarli del suo spirito. In fatto di morale, danno voga al principio degli americanisti, che le virtù attive debbano anteporsi alle passive, e di quelle promuovere l'esercizio, con prevalenza su queste. Chiedono che il clero ritorni all'antica umiltà e povertà; ma lo vogliono di mente e di opere consenziente coi precetti del modernismo. Infine non mancano coloro che, obbedendo volentierissimo ai cenni dei loro maestri protestanti, desiderano soppresso nel sacerdozio lo stesso sacro celibato. Che si lascia dunque d'intatto nella Chiesa, che non si debba da costoro e secondo i loro princìpi riformare?"
SAN PIO X, Enciclica «Pascendi dominici gregis» sulle dottrine moderniste, 8 settembre 1907, in Enchiridion delle Encicliche, vol. 4, Pio X, Benedetto XV (1903-1922), ed. bilingue, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1998, pp. 273/275.