venerdì 18 marzo 2011

Come si è arrivati alla "Comunione sulla mano"....

Nel 16° secolo, i riformatori protestanti, nel loro nuovo culto cristiano ristabilirono la Comunione sulla mano per affermare due loro eresie fondamentali: 1) Essi assolutamente non credevano ci fosse la transustanziazione e che il pane usato era pane comune. In altre parole sostenevano che la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia fosse solo una superstizione papista ed il pane fosse solo semplice pane e chiunque lo potesse maneggiare. 2) Inoltre affermarono che il ministro della Comunione non fosse affatto diverso, nella sua natura, dai laici. É invece insegnamento cattolico che il Sacramento dell’Ordine Sacro dona all’uomo un potere spirituale, sacramentale, imprime cioè un segno indelebile nella sua anima e lo rende sostanzialmente diverso dai laici. Al contrario il ministro protestante è un uomo comune che guida gli inni, fa sermoni per sostenere le convinzioni dei credenti. Egli non può trasformare il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Nostro Signore, non può benedire, non può perdonare i peccati, non può, in una parola, fare niente che non possa fare un qualsiasi semplice laico. Egli, dunque, non è veicolo di grazia soprannaturale. Il ristabilimento protestante della Comunione nella mano fu un semplice modo per manifestare il rifiuto di credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, rifiuto del Sacerdozio Sacramentale, in breve il loro modo di rifiutare l’intero Cattolicesimo.

Da quel momento in avanti, la Comunione sulla mano acquistò un significato chiaramente anticattolico. Era una pratica palesemente anticattolica, fondata sulla negazione della reale presenza di Cristo nell’Eucarestia e del Sacerdozio. Dopo il Vaticano II, in Olanda, alcuni preti cattolici di mentalità protestante cominciarono a dare la Comunione sulla mano, scimmiottando la pratica protestante. Ma alcuni Vescovi olandesi, anziché fare il loro dovere e condannare l’abuso, lo tollerarono e in tal modo permisero che l’abuso continuasse incontrollato, la pratica si diffuse dunque alla Germania, al Belgio, alla Francia. Ma se alcuni Vescovi parvero indifferenti a questo scandalo, gran parte del laicato di allora rimase oltraggiato. Fu l’indignazione di un grande numero di fedeli che spinse papa Paolo VI a prendere l’iniziativa di sondare l’opinione dei Vescovi del mondo su questa questione ed essi votarono unicamente per mantenere la pratica tradizionale di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. É anche doveroso notare che, a quell’epoca, l’abuso era limitato a pochi Paesi Europei. Non era ancora iniziato negli Stati Uniti e in America Latina. Papa Paolo VI promulgò allora, il 28 maggio 1969, il documento Memoriale Domini in cui affermava testualmente:

1) I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano. 2) Deve essere osservato questo modo di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi. 3) La Comunione sulla lingua non toglie dignità in nessun modo a chi si comunica. 4) Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell’Eucarestia, così come può intaccare gradualmente la dottrina corretta.

Il documento afferma inoltre : Il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare la Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge. Ma poiché questa era l’epoca del compromesso ed il documento contiene il germe della sua stessa distruzione poiché l’Istruzione continuò dicendo che, dove l’abuso si era già fortemente consolidato, poteva essere legalizzato con la maggioranza dei due terzi in un ballottaggio segreto della Conferenza Episcopale Nazionale (a patto che la Santa Sede confermasse la decisione).

Ciò finì a vantaggio dei sostenitori della Comunione nella mano. E si deve sottolineare che l’Istruzione diceva dove l’abuso si è già consolidato. Così i Paesi, in cui la pratica non si era sviluppata, furono ovviamente esclusi dalla concessione e tutti i Paesi anglofoni, compresi gli Stati Uniti, finirono in questa categoria.

Naturalmente il clero di mentalità protestante in altri Paesi (compreso il nostro) concluse che, se questa ribellione poteva essere legalizzata in Olanda, poteva essere legalizzata ovunque. Pensarono che, ignorando il Memoriale Domini e sfidando la legge liturgica della Chiesa, questa ribellione non solo sarebbe stata tollerata, ma alla fine legalizzata. Questo fu esattamente ciò che accadde, ed ecco perché abbiamo oggi la pratica della Comunione sulla mano. La Comunione sulla mano, quindi, non solo fu avviata nella disobbedienza, ma fu perpetuata con l’inganno. La propaganda, negli anni ’70, fu usata per proporre la Comunione sulla mano ad un popolo ingenuo , con una campagna di mezze verità che:

1) Davano ai cattolici la falsa impressione che il Vaticano II avesse fornito una disposizione per l’abuso, quando, di fatto, non vi è accenno in nessuno dei documenti del Concilio. 2) Non dicono al lettore che la pratica fu avviata da un clero di mentalità filoprotestante e filomassone, in spregio alla Legge liturgica stabilita, ma la fanno suonare come una richiesta da parte del laicato. 3) Non chiariscono al lettore che i Vescovi del mondo, quando fu sondata la loro opinione, votarono unanimemente contro la Comunione nella mano. 4) Non fanno riferimento al fatto che il permesso doveva essere solo una tolleranza dell’abuso, laddove si fosse già instaurato nel 1969. Non vi era una via libera perché si diffondesse ad altri Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti, ecc.

Siamo ora arrivati al punto in cui la Comunione sulla mano è addirittura presentata come il modo migliore di ricevere l’Eucarestia ; la maggior parte dei nostri fanciulli cattolici è stata male istruita a ricevere la Prima Comunione sulla mano. Ai fedeli si dice che è una pratica facoltativa e se a loro non piace, possono riceverLa sulla lingua. La tragedia di tutto questo è che se questo è facoltativo per il laicato, non lo è per il clero. I preti sono chiaramente istruiti ad amministrare la Comunione sulla mano, che a loro piaccia o no, a chiunque lo richieda, gettando così moltissimi preti in una agonizzante crisi di coscienza. É dunque evidente che nessun prete può essere legittimamente forzato ad amministrare la Comunione sulla mano ; dobbiamo pregare affinché il maggior numero di preti abbia il coraggio di salvaguardare la riverenza dovuta a questo Sacramento e non venga intrappolato in una falsa ubbidienza che fa sì che essi collaborino alla perdità di sacralità di Cristo nell’Eucarestia. I preti devono trovare il coraggio di combattere questa nuova pratica che fa parte dell’occulta strategia di protestantizzazione del Cattolicesimo, ricordando che Papa Paolo VI, giustamente, predisse che, la Comunione sulla mano, avrebbe portato all’irriverenza e alla profanazione dell’Eucarestia e ad una graduale erosione della dottrina ortodossa. Questo abuso illegittimo si è così ben radicato come una tradizione locale, che anche papa Giovanni Paolo II non ebbe successo, nonostante un suo tentativo per frenare l’abuso.

Nella sua Lettera Dominae Cenae del 24 febbraio 1980, il Papa riaffermò gli insegnamenti della Chiesa che toccare le Sacre Specie e amministrarLe con le proprie mani è un privilegio dei consacrati. Ma, per un qualsivoglia motivo, questo documento del 1980 non conteneva nessuna minaccia di sanzioni contro laici, sacerdoti o vescovi che avessero ignorato la difesa dell’uso della comunione sulla lingua come voleva il Papa. Una legge senza una pena non è una legge, ma bensì un suggerimento. Il documento di Giovanni Paolo II fu accolto da diversi membri del clero dei paesi dell’occidente, come un suggerimento non apprezzato e purtroppo trascurato…



Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)