domenica 22 gennaio 2012

il tuo Volto Signore, io cerco

Il tuo Volto, Signore, io cerco


Nell’Antico Testamento si parla del “Volto di Dio” a più riprese. Si tratta, evidentemente di un antropomorfismo, dal momento che Dio è “purissimo Spirito” e che quindi non ha un volto, delle mani o dei piedi. Ma l’uomo ha bisogno di simili immagini concrete.
Il “Volto di Dio” è Dio stesso, poiché il volto esprime e fa conoscere la persona, “chi è” che ho davanti. A contrario: nell’antichità, per esempio nel teatro greco, gli attori portavano una maschera, cioè un altro volto che esprime un’altra persona: ad esempio la maschera del filosofo, o quella del medico, ecc. Questo fa l’attore: porta in scena una faccia che non è la sua. Ma al di fuori della scena, il volto di una persona esprime - normalmente - chi è quella persona, me la fa conoscere.
In quest’ottica bisogna leggere le numerose espressioni della Sacra Scrittura in cui si parla di “Volto di Dio”:
«Propiziatevi il Volto di Dio, affinché abbia pietà di voi» (Malachia 1, 9). Quando una persona mi è propizia mi guarda in modo tale che io lo capisco.
Viceversa: «Non rivolgere il tuo Volto da me [o Signore]; non schivare sdegnato il tuo servo» (Salmo 26, 9). Voltare la faccia, guardare dall’altra parte è segno di sdegno, di collera e, peggio, di abbandono.
Ancora: «All’equità guarda il suo Volto» (Salmo 19, 8). Dio guarda alle opere buone, giuste compiute dagli uomini. Questo sguardo di Dio, cioè il suo Volto, è la forza dei giusti, di coloro che vogliono servirlo fedelmente: «La luce del tuo Volto, o Signore, e spiegata su di noi come un vessillo» (Salmo 4, 7).
«Gli occhi del Signore vedono tutta la terra e danno la forza a quelli che credono in Lui» (2 Paralipomeni 16, 9).
«I giusti camminano alla luce del tuo Volto e nel tuo nome esultano tutto il giorno» (Salmo 88, 16).
Tutto ciò è espresso nell’Antico Testamento parlando in modo metaforico.
Ma dopo l’Incarnazione, Dio ha in tutta verità un volto: è il Volto di Gesù, «Il più bello dei figli degli uomini». Contemplando quel Volto, contemplo il Volto di Dio, perché Gesù è Dio fatto Uomo e nessuna altro volto manifesta meglio la Persona di Dio, “chi è Dio”.
Il Volto di Gesù è il Volto Santo per eccellenza, reso visibile ai suoi contemporanei.
Quel Volto che Pietro, Giacomo e Giovanni videro trasfigurato «…più splendente del sole» (Matteo, 17), e dalla cui vista furono come inebriati, non desiderando altro che restare lassù sul monte Tabor a contemplarlo.
Ma anche al di là di quegli istanti di gloria, quel Volto doveva avere qualcosa di grande, di “magnetico” che attirava i cuori degli uomini. «Mostra il tuo volto e saremo salvi» (Salmo 79, 4): quel Volto è il Volto del Salvatore, «venuto a salvare ciò che era perduto» (Matteo 18, 11). Se la frangia del suo mantello poté guarire la povera donna emoroissa (Luca 8, 44), quanto più il suo sguardo doveva penetrare nel più profondo delle anime per guarirle. Che cos’è stato lo sguardo di Gesù per l’anima di quella povera Samaritana, invischiata nei suoi peccati? (Giovanni 4). Che cos’è stato lo sguardo di Gesù per Zaccheo, il Pubblicano, cioè il peccatore per antonomasia? (Luca 19, 5). Gesù alzò lo sguardo verso di lui e Zaccheo fu convertito! Ancora: pensiamo allo sguardo di Gesù su Pietro che, nel cortile del Pretorio, lo ha appena rinnegato. «Il Signore si volse a guardare Pietro» (Luca 22, 61).
Il Volto di Gesù guarda ancora a noi, dopo duemila anni, attraverso l’immagine della Santa Sindone. “Guarda” anche attraverso le palpebre abbassate nel rigore della morte, poiché quel Volto sembra leggere nell’anima: non sono gli occhi di un morto, ma di «Colui che vive nei secoli dei secoli» (Apocalisse 1, 18).
Possiamo rimanere indifferenti davanti all’offesa blasfema contro quel Volto Santo?
Davanti all’offesa di uno spettacolo che dall’inizio alla fine si svolge sotto gli occhi del bellissimo Volto di Gesù dipinto da Antonello da Messina; ritratto che viene fatto oggetto di un oltraggio irripetibile, si può, dico tacere? Non si dica che il cristiano deve “porgere l’altra guancia”, perché tale dovere è sacrosanto quando si tratta di una offesa personale, mentre sarebbe una inutile “foglia di fico” per nascondere la propria viltà, quando si tratta dell’onore di Dio conculcato. Certo, Dio è capace di difendersi da solo: sia gli autori dello spettacolo, sia chi lo difende riflettano sulle parole terribili delle Sacra Scrittura: «La tua destra raggiunga tutti quelli che ti odiano. Li ridurrai come in una fornace di fuoco, allorché mostrerai la tua Faccia» (Salmo 20, 9). Quel Volto così dolce per chi lo ama sarà terribile per chi lo odia e lo oltraggia vergognosamente. «Non illudetevi: di Dio non ci si prende gioco», ammonisce san Paolo (Galati 6, 7).
Dio sa difendersi, ma è attento ai gesti di pietà verso di Lui. La tradizione ci mostra il gesto pietoso della Veronica che, sulla via del Calvario, asciuga il Volto di Gesù; il Vangelo ci riporta il gesto dell’anonimo soldato di guardia sotto la croce che dissetò Gesù morente. Se anche un bicchier d’acqua, dato per amore ad una creatura, non rimane senza ricompensa, che sarà di un gesto di riparazione nei confronti di Gesù stesso?
Davanti a quel Volto oltraggiato facciamo nostro il grido di guerra e di amore del profeta Elia: «Viva il Signore degli eserciti davanti al Volto del quale io sto!» (3 Libro dei Re 18, 15).
Davanti a quel Volto, la nostra preghiera, la nostra penitenza riparatrice siano il nostro “velo pietoso” che compatisce e che consola; siano il nostro grido delle labbra e del cuore:
«A te parla il mio cuore […] il tuo Volto Signore, io cerco» (Salmo 26, 8).
«Fai risplendere su noi il tuo Volto ed abbi pietà di noi» (Salmo 66, 1).
Don Luigi Moncalero
Sacerdote FSSPX