Le apparizioni di Fatima furono
già previste nel 1454 da una monaca mistica piemontese.
Questa eccezionale scoperta
archivistica rappresenta senz'altro la novità più eclatante contenuta nel nuovo
volume di Cristina Siccardi: "Fatima e la Passione della Chiesa", ed.
SUGARCO.
La nota storica torinese, già
distintasi per la pubblicazione di numerose biografie, ha ripercorso, in uno
dei capitoli, la lunga storia dei complessi rapporti, assolutamente sconosciuti
ai più, che legarono la dinastia dei Savoia al piccolo villaggio portoghese
dove avvennero le grandiose apparizioni mariane del 1917.
Già la prima regina del
Portogallo, Matilde o Mafalda, proveniva infatti da questo casato e, secondo
una tradizione, venne sepolta, nel 1157, in una cappella fatta costruire, in onore
della S. Vergine, a Fatima. Qui giunse altresì un altro personaggio sabaudo
che, sul finire del XIV secolo, dopo essere scampato ad una condanna a morte,
percorse le contrade di mezza Europa, come pellegrino vagante. Si chiamava
Filippo II di Savoia Acaja e fu lui il padre della monaca mistica Filippina de’
Storgi, vissuta presso il monastero delle domenicane di Alba, la quale, in
punto di morte, profetizzò gli eventi che si sarebbero verificati dopo quasi
cinque secoli.
In realtà il manoscritto che
narra questo straordinario episodio risale al 1640 in quanto quello originale
sarebbe stato distrutto da un certo padre Barosio allo scopo di non danneggiare
il processo di beatificazione di Margherita di Savoia, fondatrice del monastero
albese. Ai nostri occhi tuttavia nulla cambia in quanto ci troviamo ancora a
quasi tre secoli dalle apparizioni ai pastorelli.
Leggendo le poche righe seguenti
dunque non si può che rimanere esterrefatti:
"Poscia, rapita di gioia celeste, volgendo in alto lo sguardo,
salutava nominatamente ed altamente i Celicoli che venivanle incontro, ossia:
la S. Madonna del Rosario, S. Caterina da Siena, il Beato Umberto, l’Abbate
Guglielmo di Savoia; parlava de’ futuri eventi, prosperi e funesti della Casata
Sabauda, fino a un tempo non preciso di terribili guerre, dell’hesilio di
Umberto di Savoia in Lusitania, di un certo mostro d’Horiente, tribulatione
dell’Humanità, ma che sarebbe ucciso dalla Madonna del S. Rosario de Phatima,
se tutti li huomini l’havessero invocata con penitentia grande. Dopo lo che
spirò tra le braccia della cugina, la santa nostra Madre Margherita di Savoia,
che le aveva posto al collo una medaglia del Beato Umberto, lassata per lei da
Filippo suo padre". (pag. 53).
Il tono dell'autrice, come del
resto in tutte le sue opere, si mantiene comunque sempre ben lontano dal
linguaggio polemico che ha contraddistinto, sul punto, altri studiosi. Non
mancano tuttavia messaggi e prese di posizione ben precise come i due punti di
partenza da cui si sviluppa poi tutta la trama del suo discorso:
"Giunti a questo punto, nel 2012, e con tutti i dati raccolti ed
esaminati, possiamo esprimere una semplice quanto lineare considerazione: si
sono verificati degli inganni e degli occultamenti. Non sappiamo se la storia
saprà indicare gli ingannati e gli ingannatori. Per certo, invece, sappiamo due
cose:
1. Le apparizioni di Fatima sono
vere, come attestò, per la prima volta, monsignor Giuseppe Alves Correia da
Silva nella Lettera Pastorale A
Providência Divina (Carta Pastoral sobre o culto de Nossa Senhora da Fátima),
del 13 ottobre 1930.
2. La Passione della Chiesa è
evidente ed è correlata alle apparizioni di Fatima. Come santa Teresina di
Lisieux (1873-1897) è divenuta maestra di altissima e raffinata spiritualità,
pur non avendo mai studiato in alcuna facoltà teologica, così la Madonna ha
voluto consegnare i messaggi divini di punizione e di salvezza a tre bambini,
poveri, indifesi, e anche per questo, puri. Nel loro candore, i tre veggenti
hanno dimostrato di essere dei semplici strumenti nelle mani di Dio, scelti per
indirizzare la Chiesa secondo i suoi piani e non quelli degli uomini. Fatima ha
messo in imbarazzo la Chiesa, ancor prima dell’apertura del Concilio Vaticano
II (1962-1965), una Chiesa che era, sia pure in parte, già infettata da una
grave malattia: il Modernismo, un virus che penetrò nel Concilio stesso,
indirizzandone lo “spirito”. Niente più condanne, niente più penitenze, niente
più Novissimi... Niente più rigore dottrinale. «Dialogo» divenne la parola
d’ordine. «Dignità umana» il totem a cui guardare. «Pluralismo» la metodologia.
« Sociologia » e « psicologia » le scienze da studiare". (pagg. 16 - 17).
Altra importante novità della
corposa opera sono le dichiarazioni del noto vaticanista Giuseppe De Carli
(1952-2010), fra i maggiori divulgatori, almeno a livello italiano, della
riduzione del Terzo Segreto di Fatima al preannuncio del fallito attentato a Giovanni Paolo II
del 13 maggio 1981, nota al grande pubblico come «tesi Bertone», in quanto il
cardinale Bertone ne è sempre apparso come il maggiore ideatore. Ebbene, poco
prima di morire, De Carli, che si spense il 13 luglio 2010, nel mese di maggio
espose il suo ripensamento al Congresso The
Fatima Challenge, organizzato dal Centro di Fatima di Padre Gruner:
«In quell’occasione formulò la sua conferenza su un piano scettico nei
confronti della versione degli eventi sostenuta dal cardinale Tarcisio Bertone
[…] Rivelò tutto il suo disagio […]
prendete un giornalista che non è un esperto di Maria: sono stato buttato
dentro semplicemente perché, facendo le direttive televisive del Vaticano, mi
sono dovuto occupare di questi elementi» (pagg. 66-67).
L'attenta analisi di Cristina
Siccardi, che intende approfondire proprio la presenza e le sottolineature,
spesso misconosciute o rimosse, della crisi ecclesiale nelle rivelazioni
private, si articola ovviamente, in via principale, sull'attenta lettura dei
messaggi celesti inviati attraverso le principali apparizioni mariane
ufficialmente riconosciute: da La Salette a Lourdes, da Pontnain a Banneux.
Ma il volume indaga anche in
ambiti più nascosti che appaiono tuttavia non meno interessanti come le
rivelazioni ricevute dalla Beata Elisabetta Canori Mora (1774 - 1825). Questa
donna straordinaria, elevata all'onore degli altari da Giovanni Paolo II nel
1994, viene spesso ricordata soprattutto per la santità di vita, in difesa
della famiglia. Assai meno note risultano invece le sue esperienze mistiche:
"La vita mistica di Elisabetta Canori Mora, nonostante la sua
beatificazione, è rimasta comunque celata e le sue rivelazioni private, dove si
evince tutta la problematicità di corruzione dentro la Chiesa, sia nei suoi
insegnamenti che nei suoi costumi, non sono state finora oggetto né di
attenzione né di studio. Il motivo di tale occultamento è riconducibile ad
un’unica ragione: quando i documenti denunciano i mali della Chiesa viene
scelta la via del silenzio, proprio come accadde per la terza parte del Segreto
di Fatima. Parlare di crisi della Chiesa è mettere il dito nella piaga, è
sollevare una polvere che si vuole tenere nascosta sotto i tappeti, è tirare
una tenda su uno scenario che offre scandalo e non edificazione. In realtà la
piaga va curata, la polvere va eliminata, la tenda va calata per poter liberare
la Sposa di Cristo dalla insipienza, dalla ignoranza e dall’infedeltà".
(pag. 133)
Lo stesso discorso vale per la
coetanea e più conosciuta Beata Anna Caterina Emmerick (1774 - 1824). Anche lei
ricevette numerose visioni e fu stigmatizzata. L'episodio mistico maggiormente
noto della sua vita fu la descrizione precisa della casa dove la S. Vergine trascorse gli
ultimi anni della sua esistenza terrena. Seguendo infatti quanto da lei
riferito precedentemente, nel 1881, si
riuscì ad identificare tale abitazione, oggi Santuario, su una collina vicina
ad Efeso.
Anche la Emmerick si espresse più
volte in merito ad una futura crisi della Fede all'interno della Chiesa
Cattolica:
"L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo
venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una
grande oscurità. [...] Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte.
Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della
loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi
sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante
si dava ad azioni violente. [...])
Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola. [...]
Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa
non c’era niente che venisse dall’alto. [...] C’erano solo divisioni e
caos". (pag. 136)
Ma i richiami del Cielo, se
accolti, potrebbero sicuramente mutare la direzione in cui si sta incamminando
purtroppo la nostra storia umana. Vale dunque davvero la pena di leggere,
meditandone ogni capitolo, questo libro denso, assolutamente serio e scritto
con il coraggio che dovrebbe contraddistinguere ogni cristiano.
Marco BONGI
Mercoledì 13 giugno alle ore 18 presso la sede della Fondazione
Lepanto a piazza S. Balbina 8, Roma: Confererenza della dott.ssa Cristina
Siccardi e del prof. Roberto de Mattei sul tema