di Mauro Faverzani
“Nessuna maggioranza assoluta autorizza a calpestare i diritti inalienabili che l'uomo possiede per il fatto d'esser stato creato ad immagine del Creatore”: sono parole dell'europarlamentare Otto d'Asburgo. Parole che il Palazzo, oggi, dovrebbe leggere e memorizzare...
Carlo I d'Asburgo
Non è questione di ottimismo. E' che noi, nel “non praevalebunt”, ci crediamo: per questo ci “ostiniamo” nel proporre modelli di politica davvero cristiana -quindi umana-, convinti come siamo che una società migliore sia possibile, semplicemente applicando alla lettera la Dottrina Sociale della Chiesa.
Vorrei pertanto completare il breve ritratto -iniziato le scorse settimane- di un Capo di Stato, il Beato Carlo I d'Asburgo, ultimo Imperatore d'Austria e Re d'Ungheria. Mai egli temette di sfidare l'impopolarità. Non quella saggiata nei giorni scorsi dal governo Monti, per aver “svenato” gli Italiani con tasse e balzelli. Bensì quella affrontata per non dispiacere a Dio: “Sarei davvero ben misero -disse- se avessi fatto tutto questo soltanto per ottenere gratitudine ed approvazione. Il buon Dio, per amore del Quale io lo faccio, mi ricompenserà poi, una volta, assai abbondantemente”. Ed ancora: “Un monarca lungimirante sarà sempre impopolare, perché si deve spesso opporre ai desideri del popolo”. Una lezione di vita, di stile e di coerenza politica. Da cui anche il Palazzo, oggi, avrebbe molto da imparare: “Io non tollererò mai quella giustizia -disse il Beato Carlo- che per paura risparmia i grandi, mentre impicca i piccoli”. Più o meno quanto avviene ai nostri giorni in un'Italia, in cui la cosiddetta “Casta” la fa da padrona, impenitente e senza vergogna, a spese dei poveracci.
Nel corso di un'intervista, il figlio primogenito dell'Imperatore, l'Arciduca Otto d'Asburgo, ha dichiarato la più importante lezione ricevuta da suo padre esser “la necessità di riconoscere un limite al potere. Né un Re, né un dittatore, né una maggioranza assoluta -ha affermato- danno il diritto di calpestare i diritti inalienabili che l'uomo possiede per il fatto d'esser stato creato ad immagine del Creatore”. Ciò che Otto stesso, da europarlamentare, ritenne istruttivo “per quegli uomini politici, che credono che una maggioranza li autorizzi a violare i diritti dell'uomo”. Parole sante...
“Solo Dio sceglie, solo Egli conferma, non avendo chi sia superiore a Lui”, scrisse Dante Alighieri nel “De Monarchia”. Per questo riferimento immediato dell'Imperatore è il “Principe dell'Universo, cioè Dio”.
Concetti da relegarsi nel passato, da lasciar ammuffire tra i libri della biblioteca? Nient'affatto! Concetti moderni, modernissimi. Tanto da esserne innervata tutta la Dottrina Sociale della Chiesa. Di cui fu in un certo senso “pioniere” un Pontefice, Leone XIII, il quale non a caso contrappose a quanti dichiarassero derivare “ogni potere dal popolo” la convinzione dei Cattolici, che invece lo “fanno derivare da Dio, come dal proprio principio naturale e necessario”. E, pur senza negare diritto di cittadinanza al consenso popolare, questo Papa precisò come esso designi soltanto “il governante”, senza conferirgli tuttavia quell'”autorità di governare”, che appunto solo Dio può concedere, solo Dio può assegnare. Una scelta, dunque, che non delega “il potere”, solo indica “la persona, che ne sarà investita”.
Quanto beneficio trarrebbe il nostro Paese da governanti che avessero ben chiari tutti questi concetti!