lunedì 20 febbraio 2017

Addai e Mari o dell'abolizione del Sacrificio


Il lavorìo carsico per una messa "ecumenica"
Nell'opera in corso di riforma della Curia romana prende sempre più corpo l'idea che i dicasteri continuano ad esistere nominalmente, ma in pratica la loro autorità viene sempre più sminuita. Se la Congregazione per la Dottrina della Fede è stata di fatto esautorata, non essendo stata autorizzata a pronunciar parola sulle divisioni in atto a motivo dell’interpretazione di Amoris Laetitia (il Cardinale Gerhard L. Müller non fu nemmeno invitato alla presentazione del documento, vista la preferenza accordata ai cardinali C. Schönborn e Lorenzo Baldisseri), la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti non gode di miglior prestigio.


Rivedere il centro e le periferie
Si è già data notizia dei movimenti sovversivi (vedi qui) per rovesciare la quinta istruzione per la retta applicazione della Costituzione sulla liturgia del Vaticano II, Liturgiam Autenticham (LA). Questo testo fondamentale è poco gradito non solo per i criteri di traduzione indicati, ma anche perché ribadisce e rafforza la necessità della recognitio dei testi liturgici approvati dalle conferenze episcopali: «Questa recognitio non è tanto una formalità quanto un atto della potestà di governo, assolutamente necessario (in caso d'omissione, infatti, gli atti delle conferenze dei vescovi non hanno forza di legge), che può comportare delle modifiche, anche sostanziali. Così, non è permesso pubblicare testi liturgici […] se manca la recognitio». La ragione è chiara: «Siccome è necessario che la lex orandi concordi sempre con la lex credendi […] le traduzioni liturgiche non possono essere degne di Dio se non rendono fedelmente nella lingua vernacola la ricchezza della dottrina cattolica presente nel testo originale, cosicché la lingua sacra si adatti al contenuto dogmatico che reca con sé». E arriva poi la mannaia ad ogni tentativo centrifugo: «Bisogna osservare il principio secondo cui ciascuna Chiesa particolare deve essere concorde con la Chiesa universale non solo in ciò che riguarda la dottrina della fede e i segni sacramentali, ma anche in ciò che riguarda gli usi universalmente ricevuti dalla tradizione apostolica ininterrotta» (LA, § 80).
Per dissolvere definitivamente la liturgia cattolica è perciò necessario dare più libertà alle conferenze episcopali e togliere di mezzo – in gergo curiale “sfumare” - la sgradita recognitio, in gaudente accettazione della linea di devolution.
Amoris Laetitia docet. Si pensava che la battaglia si giocasse su due modi di intendere la dottrina sul matrimonio e l’Eucaristia, mentre invece il messaggio è stato piuttosto chiaro: la dottrina resta immutata (leggi: della dottrina non interessa), ma cambia la prassi. E per questo c’è stato bisogno di dare libertà alle conferenze episcopali, tra le quali non mancano certo quelle che non vedono l’ora di avventurarsi verso nuovi sentieri, ovviamente per il bene delle anime.  Perché, in fondo, «non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare “decentralizzazione”» (Evangelii Gaudium, 16). La rivoluzione parte dalle periferie.
Verso una preghiera eucaristica ecumenica
Indiscrezioni confermano che nella liturgia si sta tentando di fare la stessa cosa: decentralizzare e dare una “certa” libertà agli episcopati nello sperimentare nuove traduzioni, più comprensibili al popolo di Dio, nuovi testi più adatti alla mentalità dell’uomo moderno e - perché no? - una nuova preghiera eucaristica, per poter andare incontro ai fratelli separati, soprattutto nelle aree germanofone, che con i fratelli separati ci devono convivere, senza però poter dare testimonianza di unione intorno all’altare del Signore... Si dovrebbe perciò pensare ad una preghiera eucaristica che possa essere pronunciata insieme, senza creare difficoltà a nessuno.
Farneticazioni? No. E’ già pronta anche la pezza d’appoggio con cui giustificare il tutto. Si tratta del documento del 2001 del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, allora presieduto dal Cardinale Kasper, con il quale si riconosceva la validità dell’Anafora di Addai e Mari (preghiera eucaristica della Chiesa assira d’Oriente, più conosciuta come Chiesa nestoriana), documento che può vantare il placet della Congregazione per la Dottrina della Fede, che aveva come prefetto il cardinale Ratzinger, e quello di Giovanni Paolo II. Niente di meglio per poter rivoluzionare tutto, coprendosi dietro una continuità con i Papi precedenti. Questa anafora, cui dedicheremo più avanti un articolo di approfondimento, ha la particolarità di non contenere le parole della consacrazione, se non, come afferma il documento del 2001, «in modo eucologico e disseminato», cioè non in modo esplicito (“Questo è il mio corpo… Questo è il calice del mio sangue”), bensì “sparse” nelle preghiere che compongono l’anafora. Sarebbe perciò utilissima come principio giustificativo di una nuova preghiera eucaristica senza parole consacratorie, che potrebbero urtare i fratelli protestanti.
Non verrà dato molto peso al fatto che, proprio al termine di quel documento, si specificava che «le suddette considerazioni sull'uso dell'Anafora di Addai e Mari[…], si intendono esclusivamente per la celebrazione eucaristica […] della Chiesa caldea e della Chiesa assira dell'Oriente, a motivo della necessità pastorale e del contesto ecumenico sopra menzionati». Detto in altre parole: questa anafora può essere usata solo nel contesto indicato e non può diventare principio ispiratore per nuove presunte riforme, come di fatto stanno strombazzando da anni molti liturgisti. Asinus asinum fricat.  Ma si sa che nell’epoca in cui si devono edificare non muri ma ponti, questa clausola è destinata ad esser spazzata via in un istante.
Anche la Messa antica nel mirino
Ma l’attacco a LA ha anche un altro scopo, che è proprio l’insospettabile Andrea Grillo a rivelarci (vedi qui). Riassunto: se spazziamo via LA colpiamo anche il motu proprio Summorum Pontificum (SP), perché sono entrambi legati da una stessa logica. «Il Motu Proprio di 6 anni successivo, che avrebbe dato inizio al rischioso parallelismo tra rito ordinario e rito straordinario è, di fatto, contenuto, non solo nello spirito, ma addirittura nella lettera di LA, ossia all’interno di questa indiretta negazione non certo del Concilio, ma proprio della sua giustificazione pastorale». LA e SP non hanno capito un’acca della pastoralità del Vaticano II, anzi l’hanno soffocata: «Una delle ambizioni di LA veniva così affermata: “La presente istruzione prelude – cercando di prepararla – una nuova stagione di rinnovamento…”. Questa asserzione assomiglia molto a quelle – ad essa contemporanee e anche successive – intorno alla esigenza di un “nuovo movimento liturgico”, ossia l’auspicio di un movimento liturgico che possa garantire alla navicella della Chiesa di rispondere ad un “solo ordine”: “macchine indietro tutta”!». Ed infine, appello a tutte le forze di rinnovamento da Grillo, in versione Marco Porcio Catone: «Oggi, a distanza di 15 anni […] è del tutto evidente che “una nuova stagione di rinnovamento” sarà possibile soltanto superando le contraddizioni e le ingenuità nostalgiche di questo atto di interruzione della “svolta pastorale” iniziata con il Concilio Vaticano II». Delenda Carthago: più chiaro di così… 
TRATTO DA: www.lanuovabq.it/it/articoli-il-lavorio-carsicoper-una-messaecumenica-19011.htm

L’ANAFORA DEGLI APOSTOLI ADDAI E MARI (traduzione di C. Giraudo)

— La grazia del Signore nostro [Gesù Cristo, e l’amore di Dio Padre, e la comunione dello

Spirito Santo sia con tutti noi, ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli]!

— Amen.

— In alto siano le vostre menti!

— A te [sono], Dio [di Abramo e di Isacco e di Israele, re lodabile].

— L’oblazione a Dio, Signore di tutti, viene offerta!

— È conveniente e giusto.

* <1 .="" prefazio=""> È degno di lode da tutte le nostre bocche

e di confessione da tutte le nostre lingue

il Nome adorabile e lodabile del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,

che creò il mondo nella sua grazia,

5 e i suoi abitanti nella sua pietà,

e redense gli uomini nella sua clemenza,

e fece una grande grazia ai mortali.

La tua grandezza, Signore, adorano mille migliaia di [esseri] superiori

e diecimila miriadi di Angeli,

10 le schiere di [esseri] spirituali, ministri di fuoco e di spirito,

insieme ai Cherubini e ai Serafini santi

lodano il tuo Nome,

vociferando e lodando [incessantemente,

e gridando l’uno all’altro e dicendo]:

15 <2 .="" sanctus=""> Santo, santo, [santo è il Signore Dio potente;

pieni sono il cielo e la terra delle sue lodi.

Osanna nei luoghi eccelsi e osanna al Figlio di David!

Benedetto colui che viene e verrà nel nome del Signore.

Osanna nei luoghi eccelsi!]

20 <3 .="" post-sanctus=""> E con queste potenze celesti ti confessiamo, Signore,

anche noi tuoi servi deboli e infermi e miseri,

perché facesti a noi una grande grazia che non si può pagare:

poiché rivestisti la nostra umanità

per vivificarci attraverso la tua divinità,

25 ed elevasti la nostra oppressione,

e rialzasti la nostra caduta,

e risuscitasti la nostra mortalità,

e rimettesti i nostri debiti,

e giustificasti la nostra condizione-di-peccato,

30 e illuminasti la nostra mente,

e superasti, Signore nostro e Dio nostro, i nostri avversari,

e facesti risplendere la debolezza della nostra natura inferma

con le misericordie abbondanti della tua grazia.

E per tutti [i tuoi aiuti e le tue grazie verso di noi

35 ti rendiamo lode e onore e confessione e adorazione,

ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli. (R/ Amen)].

** <4 .="" intercessione="" unica=""> Tu, Signore, nelle tue (molte) misericordie,

di cui non riusciamo a parlare,

fa’ memoria buona di tutti i padri retti e giusti

40 che furono graditi dinanzi a te

nella commemorazione del corpo e del sangue del tuo Cristo,

che ti offriamo sopra l’altare puro e santo

come tu ci insegnasti;

e concedi a noi la tua tranquillità e la tua pace

45 per tutti i giorni del mondo,

affinché conoscano tutti gli abitanti della terra

che tu sei Dio, il solo vero Padre,

e tu mandasti il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio tuo e diletto tuo;

e lui stesso, Signore nostro e Dio nostro,

50 ci insegnò nel suo vangelo vivificante

tutta la purità e santità dei profeti e degli apostoli,

e dei martiri e dei confessori,

e dei vescovi e dei presbiteri e dei ministri,

e di tutti i figli della santa Chiesa cattolica,

55 che furono segnati con il segno (vivo) del battesimo santo.

<5 anamnesi="" uasiracconto=""> E anche noi, Signore, tuoi servi deboli e infermi e miseri,

che siamo radunati e stiamo dinanzi a te in questo momento,

abbiamo ricevuto nella tradizione la figura che viene da te,

giacché ci allietiamo e lodiamo,

60 ed esaltiamo e commemoriamo e celebriamo,

e facciamo questo mistero grande e tremendo

della passione e morte e risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo.

<7 .="" epiclesi="" oblate="" span="" sulle="">> Venga, Signore, lo Spirito tuo santo,

e riposi sopra questa oblazione dei tuoi servi,

65 e la benedica e la santifichi,

<8 .="" comunicanti="" epiclesi="" sui=""> affinché sia per noi, Signore,

per l’espiazione dei debiti e per la remissione dei peccati,

e per la grande speranza della risurrezione dai morti,

e per la vita nuova nel regno dei cieli

70 con tutti coloro che furono graditi dinanzi a te.

<9 .="" dossologia="" epicletica=""> E per tutta la tua economia mirabile verso di noi

ti confessiamo e ti lodiamo incessantemente,

nella tua Chiesa redenta nel sangue prezioso del tuo Cristo,

con bocche aperte e a volti scoperti,

75 rendendo [lode e onore e confessione e adorazione

al Nome tuo vivo e santo e vivificante,

ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli].

Amen!