Del Cristianesimo si possono elencare
tre caratteristiche: la prima che esso è improbabile, la seconda che è una
storia di sciagure e la terza caratteristica, che bilancia le prime due, è che
esso ha cambiato la storia umana, ha costruito attorno a se la storia una e
universale dell'umano. La Passione insomma, «sciagurata» ed «improbabile», ha
dominato la storia attraverso la sua improbabilità e le sue sconfitte.
La prova delle origini divine del
Cristianesimo è data dall'unione dei due aspetti: da un lato l'improbabilità e
la sciagura, dall'altro la centralità storica. Si è sempre potuto dubitare del
futuro del Cristianesimo, anche oggi, ed ogni volta le ragioni del dubbio sono
state diverse. Nell'epoca moderna, il Cristianesimo era improbabile perché
negato dalla scienza e sostituito dalla rivoluzione. All'inizio del terzo
millennio si può pensare che esso non reggerà alla forza della pressione
demografica islamica, del crescere dei Paesi non cristiani d'Oriente come la
Cina e l'India, impenetrabili fino ad ora all'annuncio cristiano.
In ogni momento il Cristianesimo è
stato segnato dalla sua improbabilità, minato da tutte le ostilità che ha
incontrato. Inoltre, esso non si è difeso da se stesso: poiché ammetteva la
filosofia e la ragione, ha dovuto sopportare
il peso della divisione che la differenza razionale inevitabilmente porta con
sé. Ha accettato, ed anzi introdotto nel mondo, la possibilità di pensare Dio
come se fosse un oggetto della mente e quindi ha subito le aporie del pensiero.
Non ha mai potuto censurare la libertà di ricerca sulla Rivelazione e, quando
lo ha tentato, non vi e riuscito, appunto perché la Rivelazione di Dio libera i
pensieri su Dio e rende il Mistero spazio della ragione.
I nemici interni del Cristianesimo, quelli
che nascevano dalla sua stessa essenza, sono stati più pericolosi dei nemici
esterni. Esso ha conosciuto al tempo stesso i dubbi della ragione e la potenza
della persecuzione; il secolo XX è un esempio eminente di questo fatto.
Sempre improbabile
e sempre segnato dalla sciagura, ma centro di tutta la storia che trova sempre
nuovi motivi per negarlo e deformarlo, disgregandolo con la ragione o
annientandolo con l'uso del potere politico contro di esso, il Cristianesimo ha
ottenuto il singolare risultato di essere disprezzato senza mai essere divenuto
oggetto di indifferenza. Coloro che lo rigettano sono molti di più di quelli
che lo accolgono, e tuttavia il rigetto diviene un segno dell'identità di chi
lo rigetta.
Oggi sembra non esistere più una apologetica cristiana: la teologia
postconciliare l'ha distrutta, stabilendo che ogni uomo è un «cristiano
anonimo» e che quindi la fede non e più necessaria alla salvezza; che essa non
deriva dall'annuncio, ma è implicita nella ragione e nella natura umana. Una
apologetica cristiana suppone che il Cristianesimo sia un fatto antecedente alla
ragione e che la ragione possa apprezzarlo solo riconoscendolo come diverso da
sé. Così, per il Cristianesimo, l'improbabile e lo scandaloso sono il
principio della sapienza, e per questo la Passione e la Croce contengono in
sé, in compendio, tutto il Cristianesimo.
L'apologetica cristiana consiste perciò nella storia
delle sue sconfitte - che erano tutte probabili - e della sua sopravvivenza,
che è stata ed è sempre improbabile.
(Gianni Baget Bozzo, Verità dimenticate, Ancora, 2005, p. 15-
17)