mercoledì 7 novembre 2012

domanda legittima....

Già! Perchè?


Dal blog Bregwin una domanda intelligente: "perché mai il Vaticano pretende che la Fraternitá San Pio X - firmando il famoso Preambolo Dottrinale - accetti senza batter ciglio oscuri, controversi, equivoci e francamente non cosí rilevanti passi del Concilio Vaticano II, mentre nel frattempo migliaia di sacerdoti e religiosi in tutto il mondo quotidianamente continuano indisturbati a fare scempio di duemila anni di Dottrina Cattolica, calpestando anche i piú elementari e sacri principi della Fede?


http://bregwin.blogspot.it/2012/11/ecco-il-prete-pro-matrimonio-gay-perche.html 

Vengono in mente le parole della Madonna a La Salette:  "I giusti soffriranno molto" ....

martedì 6 novembre 2012

un san Tarcisio dei nostri giorni

Il museo virtuale dei Miracoli eucaristici
 
di Cristina Siccardi

Internet è una strada eccellente per scoprire i tesori della Tradizione e per capire veramente che cosa significa essere cattolici: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv. 3,8) e il vento passa certamente nello straordinario sito dedicato ai Miracoli eucaristici nel mondo “miracolieucaristici.org”: un museo virtuale ed una mappa interattiva di indubbio valore storico ed iconografico, dietro i quali si innalza una profonda Fede.

lunedì 5 novembre 2012

i pentiti del Concilio

"Tutto è diventato così avvizzito".

Il filosofo Spaemann a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II



In una recente intervista rilasciata da Robert Spaemann al giornale Die Welt (26 ottobre 2012), il filosofo tedesco spiega perché a suo giudizio non c'è motivo, a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, per una celebrazione giubilare: "tutto infatti è divenuto così avvizzito... È subentrata nella Chiesa un'epoca del tramonto. Persone che negano la risurrezione di Cristo rimangono professori di teologia e predicano come sacerdoti. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui c'è qualcosa che non va". Vediamo in dettaglio l'intervista in una nostra traduzione [Approfondimenti di "Fides Catholica"]

Die Welt: Lei era a Roma per la celebrazione del giubileo del Concilio Vaticano II. Per lei personalmente un motivo per festeggiare?

Robert Spaemann: In verità no. Si deve dire apertamente in primo luogo che si è introdotta un'epoca del tramonto. Una celebrazione giubilare non può far assolutamente niente di fronte al fatto che migliaia di sacerdoti già durante il Concilio hanno lasciato il loro ministero.

Die Welt: Quale la responsabilità del Concilio a tal proposito?

Robert Spaemann: Fu parte di un movimento, che ha avvolto l'intero mondo occidentale, parte della cultura della rivoluzione. Papa Giovanni XXIII disse allora che fine del Concilio era l'aggiornamento della Chiesa. Questo fu tradotto da molti con adattamento, adattamento al mondo. Ma questo fu un malinteso. Aggiornamento significa: opposizione della Chiesa al mondo, che sempre ha avuto e sempre deve avere, attualizzandola per il nostro tempo. Questo è il contrario di adattamento.

Die Welt: Giovanni XXIII certamente nel suo stesso discorso di apertura del Concilio ha risvegliato le attese che si trattasse di adattamento.

Robert Spaemann: Questo è vero. Giovanni XXIII era un uomo profondamente devoto. Ma era impresso di un ottimismo che presto già lo si poteva definire scellerato. Questo ottimismo non era giustificato. Nelle cose ultime la prospettiva storica cristiana suona conforme al Nuovo Testamento: alla fine ci sarà un grande apostasia, e la storia si scontrerà con l'Anticristo. Ma di questo il Concilio non fa parola. Si è eliminato tutto ciò che alludeva a lite e conflitto. Si è voluto benedire lo spirito del mondo emancipatore e culturalmente rivoluzionario.

Die Welt: Se in Germania come all'inizio dell'anno un tribunale giudica che la Chiesa cattolica può essere chiamata impunita setta di pedofili nessuno protesta. Questo ha qualcosa a che fare con lo spirito del Concilio Vaticano II?

Robert Spaemann: Sì. Il Concilio ha indebolito i cattolici. La Chiesa si è sempre trovata in un combattimento, un combattimento spirituale, non militare, ma una lotta. L'Apostolo Paolo parla delle armi della luce, l'elmo della fede ecc. Oggi la parola "nemico" è diventata indecente, il comandamento "Amate i vostri nemici" non può essere più impiegato perché non siamo più autorizzati ad avere nemici. Per i cosiddetti cattolici progressisti c'è in realtà ancora solo un nemico: i tradizionalisti. Questo è sì un'eredità del Concilio. Certamente noi cristiani per le offese della fede e della Chiesa non dovremmo usare nessuna violenza. Ma protestare dovrebbe essere possibile.

Die Welt: I testi che il Concilio dopo lunghe discussioni ha approvato sono vaghi compromessi. Chi ha vinto, riformatori o tradizionalisti?

Robert Spaemann: Nessuno dei due. Entrambi gli schieramenti hanno agito al Concilio come politici. Questo vale soprattutto per il partito dei progressisti. Quando per una decisione potevano prevedere di non ottenere la maggioranza, hanno introdotto nella decisione di compromesso alcune clausole generali, da cui sapevano, che dopo il Concilio poteva essere ammollita. Hanno spesso lavorato in modo cospirativo. E hanno fino a oggi la prerogativa dell'interpretazione sul Vaticano. Gradualmente tuttavia si instaura una nuova coscienza. Lentamente si cessa di mentire nelle proprie tasche. Tutto è diventato così avvizzito: uomini che negano la risurrezione di Cristo possono rimanere professori di teologia cattolici e predicare come sacerdoti durante le Messe. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui certo qualcosa non funziona.

Die Welt: Cosa intende quando dice che i novatori avrebbero una prerogativa di interpretazione sul Vaticano?

Robert Spaemann: Le porto tre esempi. Oggi viene detto spesso che il Concilio avrebbe eliminato il celibato. Si dovrebbe solo condurre fino in fondo gli accenni di allora. A tal proposito mai prima alcun concilio ha difeso il celibato con così tanto rilievo. Secondo esempio. I vescovi tedeschi hanno annunciato nella cosiddetta dichiarazione di Königstein che l'insegnamento della Chiesa in materia di "pillola" non è vincolante. Il Concilio aveva detto proprio il contrario, ovvero che l'insegnamento della Chiesa in questa domanda obbliga in coscienza i cattolici. O, terzo esempio: ognuno sa che il Concilio ha autorizzato la lingua del popolo nella liturgia. Solo alcuni sanno: il Concilio ha soprattuto asserito che la lingua propria della liturgia della Chiesa occidentale è e riamane il latino. E Papa Giovanni XXIII ha appositamente scritto un'enciclica sul significato del latino per la Chiesa occidentale.

Die Welt: Cosa le disturba soprattutto?

Robert Spaemann: Non penso a singole scelte. Maggiormente a ciò che veramente è stato fatto dal Concilio. Forse si deve ricominciare a leggere i testi originali. Già alla fine del Concilio si è sollevato, come scrive Joseph Ratzinger, come un certo spettro, che si chiama "spirito del Concilio" che, molto condizionato, aveva a che fare solo con decisioni fattuali. Spirito del Concilio significa: la volontà del nuovo. Fino ad oggi i cosiddetti riformatori si richiamano attraverso tutte le possibili idee di riforma allo spirito del Concilio e intendono con ciò adattamento. Oggi però abbiamo bisogno del contrario del "mondanizzarsi della Chiesa", che già Lutero deplorava. Abbiamo bisogno di ciò che il Papa chiama "fine della mondanizzazione" (Entweltlichung).

Die Welt: Lei ha scritto: "L'autentico progresso rende talvolta necessarie le correzioni di corso e in talune circostanze anche passi indietro" Come può la Chiesa invertire rotta?

Robert Spaemann: Fondamentalmente deve fare quello che sempre ha fatto: deve sempre tornare indietro. Vive dei Santi, che sono modello del tornare indietro. Non è in ordine se la Chiesa in Germania, a cui appartiene la Casa Editrice "Weltbildverlag", si sostiene per anni mediante la vendita del porno. Per dieci lunghi anni i cattolici hanno informato di questo i vescovi e non è successo niente. Ora che il tutto viene fuori il segretario della Conferenza Episcopale Tedesca ha fatto di questi fedeli con disprezzo dei fondamentalisti. Che ora viene introdotta questa prassi di vendita ha a che fare poco evidentemente con il tornare indietro.
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Fonte: Die Welt by Approfondimenti di "fides Catholica"
Vedi anche la notizia su: www.kath.net
 
 

domenica 4 novembre 2012

Beata gens, cujus est dominus Deus ejus, populus quem elegit in haereditatem sibi. Ps. XXXII, 12


"....Un cristianesimo capito e accolto dal mondo, come annunciarlo? Come renderlo assimilabile e interessante di fronte alle sfide sempre più attraenti e interessanti della modernità? Domande che risuonano in continuazione dai pulpiti di molti cattolici, e dalle quali prende vita un cattolicesimo secolarizzato che trova plausi e consensi dappertutto, mentre la “sana dottrina non è più sopportata”:«non sopportando più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. IV, 3, 4.)
Si è convinti della necessità di un cambiamento, o meglio di “adattamento” o “riconciliazione” con i tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede; il tutto con uno stile buonista, pacifista e ottimista, come ingredienti fondamentali per una fede adulta e aperta. Tutto questo dovrebbe portare una sorta di “primavera nella Chiesa e nel mondo”; un’era di pace e di fraternità degna di quei scenari romanzeschi, e in un certo qual modo sorprendentemente profetici, (sempre poco letti e conosciuti), che ritroviamo nel trionfo dell’umanitarismo del “padrone del mondo” di Benson, o nel verde e pacifista “anticristo” di Soloviev[1].
Dove ci ha portato questo fiume in piena del “cambiamento a tutti i costi”, di un certo “progressismo cattolico”, che da più di un trentennio irrompe all’interno della Chiesa stessa? Al risultato opposto: cattolici sempre più divisi, diffusione di dottrine eterodosse sostenute con forza e convinzione da tanti teologi, la divisione nel seno stesso della Chiesa, un indebolimento della fede cristiana.
E noi cosa possiamo fare?


Mi vengono in mente le parole di un grande scrittore e umorista, che molto fece discutere di sè, Giovannino Guareschi il quale fa dire al suo “Don Camillo”: “Signore, cos’è mai questo vento di pazzia? Cosa possiamo fare noi?”- e il Signore gli risponde: “...ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi...Bisogna salvare il seme: la fede”.
In un momento in cui una gran confusione, cioè l'incapacità di giudizio, sembra dilagare dappertutto urge tenere fisso lo sguardo su colui che unicamente può segnarci la strada e confermarci nella fede: “Tu es Petrus...Portae inferi non prevalebunt.”.

Don Matteo De Meo




 
 

sabato 3 novembre 2012

"II Pellegrinaggio piemontese della Tradizione" al Santuario della Madonna di Oropa


Si svolgerà nella giornata di sabato 10 novembre il
"II Pellegrinaggio piemontese
della Tradizione"
al Santuario della Madonna di Oropa
in provincia di Biella. Organizzano i sacerdoti che celebrano la S.Messa di sempre a Vocogno e Domodossola ma si auspica naturalmente, come è avvenuto l'anno scorso, un'ampia partecipazione di chierici e fedeli.
 
Il programma prevede la celebrazione della S.Messa solenne alle ore 11 nella nuova basilica e la recita del S. Rosario alle ore 15, nel vecchio Santuario, davanti all'effige miracolosa della Madonna Nera.
 
 La Vergine di Oropa è particolarmente venerata, da secoli, dal popolo piemontese evaldostano. La fondazione del Santuario è attribuita a S. Eusebio di Vercelli, Vescovo ed eroico difensore della Fede contro l'eresia ariana.
 
 Ci sarà la possibilità di consumare il pranzo in ristorante, al prezzo concordato di euro 18,00, o liberamente al sacco. Per prenotare il ristorante è però necessario segnalare la propria presenza telefonando al numero: 349 - 28.48.054.

venerdì 2 novembre 2012

una cum Papa nostro


giovedì 1 novembre 2012

Editoriale di "Radicati nella fede" di Novembre

Editoriale di "Radicati nella fede" di Novembre
NON PREDICANO I NOVISSIMI, NON ASCOLTATELI!


 
Per la salvezza eterna dell'uomo, di ogni uomo, e non per renderlo cosciente di una salvezza già avvenuta: per questo c'è la Chiesa.

La differenza sta tutta qui. Ormai il Cattolicesimo in mezzo a noi ha preso un'altra forma, questo fatto è sotto gli occhi di tutti. La preoccupazione non è più la salvezza delle anime. Chi frequenta ancora le chiese, difficilmente sentirà predicare questo che è il cuore del cristianesimo: Nostro Signore Gesù Cristo è l'unico Redentore, occorre pentirsi e cambiare vita, essere battezzati e accostarsi ai sacramenti, occorre vivere in grazia di Dio per la salvezza dell'anima nostra. No, di tutto questo non si parla più. E lo vedremo in questo “Anno della fede”, nel quale, ahimè, si sarà preoccupati di celebrare le date della Chiesa, ma non si affermerà la preoccupazione della salvezza delle anime.

Perché tutto questo? Semplicemente perché dopo il Concilio si è di fatto prodotta una mutazione della fede cattolica, i cui tragici frutti cogliamo pienamente in questi tempi.

Hanno in testa molti, troppi, quasi tutti, che la salvezza delle anime è già avvenuta, e che ora bisogna solo rendere coscienti gli uomini di questo dono dall'alto. È una Chiesa, questa, che ha spostato tutto sull'umano, sull'antropologia, sul benessere della persona, sulla ricerca della felicità.

Ma questo è ancora Cristianesimo? Gesù non è venuto perché senza di Lui non possiamo salvarci? Non è morto in Croce per liberarci dal potere del Demonio e per riaprirci il Paradiso? Non ha comandato ai suoi discepoli di predicare il Vangelo sino agli estremi confini della terra e di battezzare?: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” ...non è scritto così?

Invano attenderete, nei dibattiti televisivi sul Concilio, che l'ecclesiastico di turno vi parli della questione della salvezza eterna. Ma se non è in gioco questo, che ci sta a fare l'ecclesiastico di turno e la Chiesa stessa? Capita di vedere un Cardinale, quello di Milano, su “LA7”, sfoderare un irenismo ridicolo e cieco sulla situazione della Chiesa (“Quando visito le chiese, sono sempre piene”... “Non è vero che c'è crisi”), sentirlo parlare di un fumoso cristianesimo in un discorso che assomiglia più ad una lezione di antropologia, reagire infastidito alle chiare affermazioni del Prof. De Mattei sulla spaventosa crisi seguita al Vaticano II, mentre il laico di turno, nel caso Giuliano Ferrara, ricorda che occorre parlare anche dell'Inferno, oltre che della “pienezza umana” portata da Cristo. Siamo a questo punto: quelli fuori della Chiesa ricordano alla Chiesa l'essenziale, che essa non predica più.

Ma attenti tutto questo è più che drammatico, perché cambiare la prospettiva vuol dire cambiare tutto.

Se lo scopo è rendere migliore, più cosciente la vita di quaggiù, e non la salvezza eterna, siamo di fronte ad una modificazione profonda del Cristianesimo, siamo di fronte ad una nuova religione, che non è più quella di Nostro Signore Gesù Cristo. Siamo di fronte alla religione dell'uomo, e non alla religione di Dio.

Un grande sacerdote santo, il Père Emmanuel Andrè, chiamava tutto questo “Naturalismo”: tutto è ridotto alla natura, all'uomo. È il più grande e devastante cancro del Cattolicesimo. E lo stesso Pére Emmanuel diceva che occorre, di fronte a questo male, essere “uomini di Dio, uomini di reazione”: entrambe le cose... di Dio e di reazione. Sì: occorre PREGARE E REAGIRE, dire basta!, non avere più a che fare con coloro che stanno affossando la Chiesa e la fede Cattolica.

Sono nostri pastori coloro che custodiscono il cattolicesimo, non coloro che lo svendono trasformandolo in antropologia religiosa per entrare nei salotti culturali di questa stanca società occidentale. Come fare per sapere se i pastori sono degni di essere ascoltati e seguiti? È semplice: se parlano ancora della salvezza eterna, se parlano dei Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Se nel loro parlare tutto questo non compare mai, diffidate, hanno già cambiato la fede.


http://radicatinellafede.blogspot.it/2012/10/non-predicano-i-novissimi-non.html

lunedì 29 ottobre 2012

la Tradizione omessa

 
"La manierata evocazione del Vangelo, in scrittori e scrittrici di cose ecclesiali e spirituali, che sulla stampa e nell’editoria cattolica passano per ‘teologi’, non fa mai menzione significativa della Tradizione. Per l’Eucaristia circola quasi ovunque il superficiale verbiage della mensa e del mangiare insieme, contro la dimensione sacrificale e contro (più o meno consapevolmente) la Presenza reale. L’Ordine sacro è declassato quanto a sacralità e a peculiarità ontologica, ed è schiacciato sulle sue funzioni ‘umane’. Il Magistero è ignorato nella sostanza, tollerato ‘per obbedienza’. La Vergine Maria è presente dove la personale devozione lo chiede al singolo sacerdote, o a qualche teologo, ma non appartiene all’impalcatura della fede (se qualche ‘impalcatura’ vi è ancora) che essi trasmettono"
 
Prof Pietro De Marco
 
 


domenica 28 ottobre 2012

un'omelia per la Festa di Cristo Re 2012


In hoc signo vinces.

 
Cari fedeli, In hoc signo vinces. Perché iniziare quest’omelia della Festa di Cristo Re con questa frase frase latina? Tutti noi sappiamo che significa «con questo segno vincerai»: «In hoc signo vinces» è infatti la traduzione del greco "Εν Τουτω Νικα" (letteralmente: "con questo vinci"). La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce è stato uno dei segni prodigiosi che, secondo lo stesso imperatore Costantino e la tradizione, avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio che avvenne proprio il 28 ottobre di 1700 anni fa. Era il 28 ottobre dell’Anno del Signore 312: Costantino stava avvicinandosi a Roma per combattere contro il rivale Massenzio. Rivoltosi in preghiera alla divinità, poco dopo mezzogiorno fu testimone, lui e il suo esercito, di un evento celeste prodigioso, l'apparizione appunto di un incrocio di luci sopra il sole e della scritta "Εν Τουτω Νικα". Nella notte successiva gli sarebbe apparso Cristo, ordinandogli di adottare come proprio vessillo il segno che aveva visto in cielo. Nei giorni successivi Costantino avrebbe chiamato dei sacerdoti cristiani per essere istruito su una religione, il cui contenuto gli era ancora sconosciuto. Costantino inoltre avrebbe fatto precedere le proprie truppe dal labaro imperiale con il simbolo cristiano del Chi-rho detto anche monogramma di Cristo, formato dalle lettere XP (che sono le prime due lettere greche della parola ΧΡΙΣΤΟΣ cioè "Christos") sovrapposte. Sotto queste insegne i soldati sconfissero l'avversario.

Perché raccontare quest’episodio? Semplicemente per ricordare un anniversario storico (il 1700 anniversario della battaglia di Ponte Milvio)? No di certo.

 In primo luogo per ricordare chi è che, parafrasando Dante, incorona e mitria (Purgatorio, XVII): Dio e solo Dio. Da Dio viene l’autorità: «Omnis potestas a Deo». Tra le affermazioni neotestamentarie un tempo sulla bocca di tutti e oggi scomode vi è quella della Lettera ai Romani al cap. 13: «Non est enim potestas nisi a Deo» (nota anche nella sua non letterale versione affermativa: «Omnis potestas a Deo»). Sa Paolo dichiara così che ogni potere, sia spirituale sia temporale, deriva da Dio. Questo principio oggi è negato radicalmente dalla convinzione comune che l’autorità derivi dal popolo cosicchè “l'autorità appare senz'altro come derivata non da Dio ma dagli uomini, in maniera che anche il fondamento della medesima vacilla: tolta la causa prima, non v'è ragione per cui uno debba comandare e l'altro obbedire. Dal che è derivato un generale turbamento della società, la quale non poggia più sui suoi cardini naturali" (Pio Pp. XI, Enc. Ubi arcano Dei): è così chiaro se l’autorità viene dal popolo si può in definitiva fare tutto ciò che si vuole, ingannando o convincendo in qualche modo il popolo che quello che si fa va bene. Se l’autorità viene da Dio, non si può fare tutto ciò che si vuole e se si va contro Dio ci si mette nelle condizioni di non essere più legittimati ad esercitare il potere ma nella condizione di usurpatori, quando non di tiranni.

In secondo luogo, ricordando quest’episodio storico da cui è nato un mondo nuovo si evoca pure  l’editto di tolleranza dell’imperatore Costantino che la Chiesa Cattolica chiama “il Grande” e che le Chiese Orientali, non dimentichiamolo, venerano come il “tredicesimo apostolo”, mentre gli eretici l’hanno sempre avuto in odio a cominciare dai giansenisti per finire alle moderne sette ereticali che ancora albergano, come serpi, nel seno della Santa Chiesa. Con quest’Editto di tolleranza, conosciuto anche come Editto di Milano, Costantino l’anno dopo la battaglia di Ponte Milvio nel 313, dopo le persecuzioni di Decio e Valeriano,  e la grande persecuzione di Diocleziano pose la parola ufficialmente termine a tutte le persecuzioni religiose e volle proclamare la neutralità dell'Impero nei confronti di qualsiasi fede. In questo modo Costantino pagò un debito con Dio e pose le premesse perché un suo successore, Teodosio, proclamasse nel 380 i diritti della vera Fede, riconoscendo il Cristianesimo cattolico, e non ariano, l’unica vera Religione e di conseguenza Religione di Stato. Oggi questo non è più considerato valido: si preferisce ritornare davvero a Costantino e al suo Editto di sostanziale libertà religiosa per tutti dimenticando che era uno stadio verso qualcosa di più perfetto. La Chiesa avrebbe potuto ottenere ciò senza dover soffrire persecuzioni e seppellire migliaia di martiri: per l’Impero era intollerabile la pretesa di non riconoscere gli altri culti a partire da quello dell’Imperatore. Una volta riconosciuta la libertà religiosa la Chiesa avrebbe avuto pace, ma invece no. Perché? Perché la Chiesa non si è accomodata nel Pantheon delle più varie e diverse religioni che l’Impero riconosceva affiancandole una all’altra? Tra l’altro l’unico tempio intatto arrivato a noi dall’antica Roma è proprio questo, il Pantheon, quasi a ricordarci che vi fu un tempo in cui sarebbe bastato accontentarci di un angolino lì dentro e tutto si sarebbe sistemato. Ma perché la Chiesa di San Clemente, di San Damaso, di San Sisto II e di San Lorenzo non si è accomodata nel Pantheon? A nessuno di noi viene in mente una simile ipotesi perché la consideriamo assurda. Perché i primi cristiani non hanno neanche pensato ad una simile eventualità? Perché la Chiesa di Cristo non si accontenta di un angolo, pur importante, magari centrale, ma vuole tutto il Pantheon? La risposta è molto semplice, perché la Chiesa Cattolica ha sempre avuto, fin dai suoi albori, la pretesa di rappresentare la Verità, un unico Dio e di conseguenza la Chiesa Cattolica, fondata da N. S. Gesù Cristo, non può accettare l’esistenza dei falsi dei: un Dio che non sia più Uno ed esclusivo non sarebbe Dio. Costantino e Teodosio incarnano bene ciò: tolleranza ma nel riconoscimento che c’è un’unica vera religione. Costantino senza Teodosio produce il relativismo liberale e massonico del nostro tempo e porta all’autodistruzione della Chiesa che si trova assimilata ai falsi culti “delli dei falsi e bugiardi” (Inferno I), Teodosio senza Costantino porterebbe ad una teocrazia tutta dedita alla persecuzione delle false religioni, senza la prudente e capacità di tolleranza del male in vista di volgerlo al bene e comunque di un bene più grande.

Oggi viviamo in un mondo in cui le Verità della nostra Fede, ed in particolare quelle relative ai Diritti di Dio e di Gesù Cristo, Nostro Signore e Nostro Re, sono oscurate: si parla solo di diritti dell’uomo e dei singoli, financo degli animali: Cristo Re si è ritirato dalle nazioni, esiliato e reietto, ma non dimentichiamo che Egli rimane Re perché Dio e nessuno può pensare di vincere contro Dio. Quindi che dobbiamo fare, cari fedeli, se le nazioni, compresa la nostra Italia, sempre di più ai nostri giorni “di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta” (Purgatorio, VI), si sottraggono al soave giogo di Cristo Re? Solo dolercene pregando per il ritorno di Cristo Re? Non solo: ricordiamoci che il Regno di Cristo comincia nell’adorazione, deve cominciare nelle nostre anime perché per Nostro Signore un’anima vale una nazione intera. Ecco l’importanza della Santa Messa, principio e fonte della nostra adorazione, ecco l’importanza di questa Santa Messa tradizionale che ci introduce veramente nel Mistero della Fede; siamo fedeli alla Santa Messa saremo fedeli a Cristo Re e affretteremo il tempo in cui la sua Regalità sulle nazioni e sugli Stati non sarà più messa in discussione in nome del concetto di libertà religiosa, figlio dell’Illuminismo e della visione massonica dell’esistenza umana, ma finalmente riconosciuta tornando a far fiorire le nazioni, compresa la nostra amata amatissima Italia.

in hoc signo vinces

 


La prima vera crociata? Fu quella di Costantino
 da Il Giornale 27/10/2012

Il 28 ottobre, che a molti ricorda solo la mussoliniana Marcia su Roma, è una data che porta con sé la memoria di un evento di ben altra portata per la storia della civiltà intera. In quel giorno dell’anno 312 dopo Cristo, Flavio Valerio Costantino riportava una clamorosa vittoria su Marco Aurelio Valerio Massenzio a Saxa Rubra, proprio dove oggi sorgono gli studi della Rai.
I due contendenti lottavano per il titolo di Augusto di Occidente, una delle quattro cariche supreme, nella Tetrarchia, il nuovo sistema di governo dell’Impero, ideato da Diocleziano. Alla vigilia della battaglia, le truppe di Costantino videro stagliarsi nel cielo un grande segno luminoso, con una scritta fiammeggiante: In hoc signo vinces. Eusebio di Cesarea, il primo grande storico della Chiesa, ricorda l’evento con queste parole: «Quando il sole cominciava a declinare, Costantino vide con i propri occhi in cielo, più in alto del sole, il trofeo di una croce di luce sulla quale erano tracciate le parole IN HOC SIGNO VINCES. Fu pervaso da grande stupore e insieme a lui il suo esercito».
Costantino fece imprimere il monogramma di Cristo sui vessilli delle sue legioni, e istituì il Labarum, lo stendardo che avrebbe sostituito l’aquila romana di Giove e che tutti i soldati da allora avrebbero dovuto onorare. Nel corso della furiosa battaglia egli riuscì a spingere l’esercito rivale con le spalle al Tevere, dove Massenzio cercò scampo nella fuga, ma fu travolto dalle acque e la sua testa fu portata al vincitore.
Il 29 ottobre Costantino, nuovo imperatore, entrò solennemente a Roma, alla testa delle sua truppe, dalla via Lata, l’attuale via del Corso.Un anno dopo, il 13 giugno 313, Costantino promulgò l’Editto di Milano con cui ogni legge persecutoria emanata in passato contro i cristiani era abolita e il cristianesimo diveniva religio licita nell’Impero. Costantino è celebre per quest’editto che poneva fine all’era delle persecuzioni ed apriva un’epoca nuova di libertà per la Chiesa.
E tuttavia, nella sua vita ed in quella della Chiesa, l’ora decisiva fu un’altra: quella in cui per la prima volta la Croce di Cristo apparve sul campo di battaglia, difesa dalle spade dei legionari.Il cristianesimo insegnava che era possibile essere buoni cristiani e buoni soldati. Ma l’apparizione della Croce a Ponte Milvio significava anche qualcosa d’altro. Era Cristo stesso che chiedeva a Costantino e alle sue legioni di combattere in suo nome. La battaglia di Saxa Rubra non dimostrava soltanto la legittimità del combattimento cristiano, ma stabiliva anche il principio per cui è lecito combattere in nome di Dio, quando la causa è giusta e la guerra è dichiarata santa.
Quell’evento oggi appare come la prima crociata della storia e per questo spiace a chi considera finito il tempo delle crociate, anche solo culturali e ideali.Costantino morì il 22 maggio del 337, giorno di Pentecoste, nella sua villa di Ancira, vicino Nicomedia, dopo essere stato battezzato dal vescovo Eusebio di Nicomedia. Il suo corpo fu deposto in un sarcofago di porfido, al centro dei dodici cenotafi degli Apostoli, come a significare che il defunto imperatore era stato il tredicesimo apostolo. La Chiesa greca lo venerò come santo, quella occidentale gli riconobbe il soprannome di «grande», riservando il culto degli altari alla madre Elena, l’Imperatrice oggi sepolta all’Ara Coeli.
Un noto storico francese, laico ed ex-comunista, Paul Veyne, in un volumetto che in Francia è divenuto un best-seller, Quando l’Europa è diventata cristiana (312-394) (Garzanti, 2008), ha riabilitato la «svolta costantiniana» per lungo tempo demonizzata.
I cattolici progressisti hanno sempre visto in Costantino il simbolo di un nemico da abbattere. L’11 ottobre 1962, giorno della solenne inaugurazione del Concilio Vaticano II, il padre Yves Congar nel suo diario deplorava il fatto che la Chiesa non aveva mai avuto in programma «l’uscita dall’era costantiniana».
La tesi era che occorreva purificare la Chiesa, sciogliere ogni suo legame con le strutture del potere, farla «povera» ed «evangelica», in ascolto del mondo. Il comunismo si presentava allora come la voce del progresso e la Chiesa costantiniana era identificata con quella di Pio XII, che lo aveva condannato. Il leader del Pci Palmiro Togliatti, da parte sua, nel celebre discorso di Bergamo del 20 marzo 1963 con cui, per primo, teorizzava la collaborazione tra cattolici e comunisti, affermava che «la politica di Costantino e la politica di quest’età sono tramontate per sempre». I comunisti, come molti cattolici, sognavano un cristianesimo senza cristianità, con cui allearsi.Cinquant’anni dopo l’evento conciliare, il cristianesimo «post-costantiniano» raccoglie però frutti amari. Se il cristianesimo rinuncia a trasformare il mondo, la società neopagana secolarizza il cristianesimo. Il progressismo cattolico è in crisi e il comunismo è crollato. Ma la figura di Costantino ancora giganteggia nella storia.

Roberto de Mattei
 
 
Ricordiamoci delle vittorie di Dio mentre la Cristianità sta subendo un formidabile attacco come possiamo leggere sotto

Francia, la prima repubblica europea musulmana

venerdì 19 ottobre 2012
 
 

 
“Pratica” nella nostra cultura è contrapposto a filosofia. Poiché nel mio ultimo articolo pubblicato su alcuni siti, compreso il mio, parlavo dell’“Islam e la filosofia”, illustrando un’intervista fatta al prof. Hassan Hanafi dell’Università del Cairo, oggi parlo di fatti disarmanti nella loro praticità.
Infatti, scrivo di un argomento molto concreto e che di recente ha fatto molto scalpore sui media e tra le persone informate di tutto ma che non conoscono niente. Da esperto di modelli demografici ho visionato con interesse un video che gira da un po’ di tempo su You Tube: “Muslim Demographics”, dove vengono illustrate con numeri le previsioni demografiche in Europa e nel Nord America. Lo sconcerto degli intellettuali e dei giornalisti nasce dal fatto che il video è stato proiettato durante una sessione del Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano e convocati per progettare la Nuova Evangelizzazione.
Detto banalmente: mettere il mondo davanti alla cruda realtà dei numeri provoca una crisi di rigetto e un moto di ribellione contro chi illustra quei numeri, quasi che misurare col metro una distanza sia diventata un’azione diffamatoria e offensiva. Stiamo vivendo un periodo storico di paranoia sociale e di schizofrenia collettiva.
Il video illustra un’ipotesi di sviluppo demografico delle popolazioni di cultura occidentale, rispetto alle popolazioni di cultura islamica, basato sul quoziente di fertilità familiare. In questo modo viene dimostrato come nel volgere di pochi decenni (da due a quattro), le popolazioni di questi paesi saranno a maggioranza musulmana. Questo significa, per la Chiesa (Mater et Magistra), che si apre un nuovo orizzonte di impegno pastorale per far conoscere il Vangelo alle nuove popolazioni.
la nuova evangelizzazione:
meglio struzzi che martiri...
Con buona pace di tutti gli intellettuali e i giornalisti, che tutto sanno e poco conoscono, i futuri parlamentari saranno in buona parte di religione islamica. L’uomo della strada potrebbe chiedersi: “E allora dove sta il problema?” È perfettamente normale che le popolazioni si evolvano, che i costumi si modifichino, che la cultura cambi. Dov’è il dramma?
Moralmente parlando il dramma si è consumato nella persona del cardinale Peter Turkson del Ghana e Presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, che avendo avuto l’ardire di far presente uno scenario impegnativo per la Nuova Evangelizzazione, è stato accusato di islamofobia, solo perché i numeri dicono quello che sarà il futuro per chi si troverà a viverlo. Il povero cardinale è stato costretto a chiedere scusa per aver fatto presente il futuro dell’impegno della Chiesa di Roma verso la nuova configurazione sociale e demografica, come se fosse un insulto all’Islam far vedere che le famiglie europee hanno circa un figlio per coppia mentre le famiglie musulmane ne hanno più di quattro.
L’analisi demografica è impietosa perché i numeri non si contraddicono. Se in Italia da quando la legge 194 consente di eliminare il feto nel grembo materno, ci sono stati cinque milioni di aborti, non è colpa dei demografi. Se il Parlamento europeo legifera sulla distruzione della famiglia naturalmente intesa non si possono accusare gli statistici di dire con i numeri quale sarà l’esito demografico da qui a venti o quarant’anni. Il povero cardinale Turkson voleva solo far riflettere i Vescovi del mondo sulla dimensione non solo demografica, ma spirituale, sociale ed economica delle scelte dei parlamenti occidentali.
Anche dentro alla Chiesa cattolica sono ormai evidenti i segni di uno scollamento spirituale e teologico, che rincorrendo le mode culturali riguardo alla eliminazione della cultura della vita, della cultura della famiglia, della cultura dell’impegno sacerdotale nell’annuncio del Vangelo, rendono di fatto la Chiesa nel suo insieme come un agglomerato di forze contrapposte che alla fine si elideranno, elidendo anche la Chiesa come la conosciamo oggi. Fortuna vuole e fede conferma che non sono le strutture gerarchiche a dare fiato allo Spirito Santo. La storia ciclica della Chiesa ci conforta su questo: a momenti di dissesto teologico e morale succedono epoche di grande rinnovamento con l’avvento di figure carismatiche che non si intimidiscono di fronte alla cultura imperante del relativismo e dell’indifferenza. Grandi Santi hanno segnato le epoche di rinnovamento della Chiesa e dato slancio a una nuova missionari età. A fronte del declino e del degrado delle vecchie famiglie religiose, grazie al Beato Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, nuove famiglie religiose nascono e si impongono con la carica vitale del loro entusiasmo giovanile. I Movimenti Ecclesiali che tanto disturbo recano a vescovi e cardinali si vanno diffondendo e masse di credenti sempre più numerose li seguono, manifestando una sete di fede e di speranza che in molti ambienti è ormai solo un ricordo del passato. Sarebbe sufficiente consultare i dati statistici sugli aspiranti sacerdoti nei seminari diocesani e dei tradizionali ordini religiosi per confrontarli con quelli delle nuove congregazioni religiose e movimenti ecclesiali per avere conferma di quanto Giovanni Paolo II, confidava a un amico: “Ormai molte delle congregazioni religiose hanno il termosifone spento”.
Le leggi della sociologia sono anche queste impietose, come la demografia e la statistica. I popoli non sono capaci di vivere e di progredire senza la dimensione religiosa dell’esistenza. Chissà che una sana iniezione di religiosità popolare come quella musulmana non riesca a smuovere le antiche memorie di un’Europa ormai decrepita e rinunciataria riguardo alle proprie radici. Non si era mai verificato prima, nella storia, che un parlamento , come quello Europeo, legiferasse per cancellare dalle proprie costituzioni i valori e i principi che avevano reso possibile lo sviluppo di una civiltà basata sulle radici greco-giudaico-cristiane. Forse aveva ragione il prof. Hassan Hanafi, nell’intervista pubblicata, quando prevedeva, da buon filosofo, che l’Occidente avrebbe avuto bisogno dell’Islam per ritrovare il filo rosso della riscoperta dell’importanza della dimensione religiosa del vivere e dell’esistere.