sabato 6 marzo 2010

Michael Davies: cambiare il rito per cambiare la fede


Vista l’attualità della questione sulla Messa in rito tradizionale, pensiamo di affrontare “di petto” il problema, immergendoci nello studio della questione liturgica.

Tra molti un testo di riferimento prevale per importanza. E’ il libro di un grande autore, Michael Davies, morto nell’anno 2004 a sessantotto anni, di origine gallese, uno dei migliori storici britannici. Tra i molti libri di sua pubblicazione, ce n’è uno, “La riforma liturgica anglicana”, che ha avuto sei edizioni inglesi, e una in francese. Si attende ardentemente che venga pubblicato in Italia. Questo libro è un validissimo aiuto per sacerdoti e laici che vogliono capire tutta l’importanza del problema del rito della Santa Messa.

La tesi sviluppata è questa: il protestantesimo in Inghilterra entrò e si diffuse non innanzitutto attraverso la predicazione e l’insegnamento ma attraverso una riforma liturgica che portò in pochi anni clero e popolo nell’eresia. Riportiamo qui sotto per intero il riassunto di copertina dell’edizione francese del libro di Davies, che bene riassume il contenuto dell’opera: “Quando nel 1509 il re Enrico VIII sale al trono, è ardentemente cattolico e non tarderà d’altronde a ricevere dal papa il titolo di “Difensore della fede”. L’Inghilterra, chiamata tradizionalmente “il dotario di Maria”, conosceva ai tempi un’epoca di rinnovamento religioso, malgrado inevitabili abusi qua o là. Ma nel 1559, sotto il regno di sua figlia Elisabetta, quando fu votata la legge d’uniformità, il cattolicesimo era definitivamente distrutto. Una nuova forma di cristianesimo, l’anglicanesimo, l’aveva rimpiazzato, prima di diffondersi in tutto il mondo anglosassone.

Ora, questo cambiamento imprevisto e in massa di tutto un popolo non ha avuto come causa principale la predicazione di un Riformatore,come fu il caso di Lutero in Germania o di Calvino in Svizzera. Esso fu opera abilissima dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer.

Quest’ultimo, già segretamente protestante, concepì un disegno audace di modifica radicale della fede del popolo inglese unicamente trasformandone la liturgia. Cranmer stimò che, attraverso la liturgia vissuta ogni giorno, avrebbe raggiunto con più certezza le mentalità che non attraverso qualsivoglia discorso. L’anglicanesimo è frutto di un libro, apparentemente insignificante, il “Book of Common Prayer”(libro della preghiera comune).

La storia della riforma inglese racconta questa straordinaria scommessa, che conobbe successi e sconfitte, avanzamenti e indietreggiamenti, ma che finì per riuscire grazie al carattere prodigiosamente equivoco del testo cranmeriano, che i “conservatori” potevano accettare senza che i “progressisti” lo rigettassero.

                                                                                                                                             (continua)