Così si esprimeva il metropolita Kiril poco prima della sua elezione a Patriarca di Mosca e di tutte le Russie: "Io mi oppongo fortemente a qualsiasi riforma nella Chiesa. (…). La Russia ha imparato due volte la necessità di rispettosa attenzione alle tradizioni, specie alle tradizioni ecclesiastiche. La prima, quando la Chiesa fu spaccata dai Vecchi credenti (i quali rifiutavano alcune riforme liturgiche, tra l’altro piuttosto marginali: lo scisma, originatosi nel XVII secolo, perdura tuttora nonostante le passate persecuzioni). La nostra seconda lezione è consistita nelle note innovazioni degli anni Venti (dopo la Rivoluzione d’Ottobre). Entrambi gli eventi causarono agitazione e divisero il popolo, ma nessuna di loro raggiunse gli scopi voluti dai riformatori. Le riforme della Chiesa non possono raggiungere i loro scopi se non sono radicate nella vita delle persone. La nostra Chiesa è solida nella sua abilità di preservare il credo e l’inflessibile paradigma morale, nonché di trasmetterli da una generazione all’altra. La Chiesa è conservatrice per natura, poiché mantiene la fede apostolica. Se vogliamo trasmettere la fede da una generazione all’altra per secoli, la fede deve restare intatta. Ogni riforma che danneggi la fede, le tradizioni e i valori è chiamata eresia"