Vi segnaliamo sulla prova che la Chiesa sta attraversando l'ottimo articolo di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, E.P. In questi ultimi tempi abbiamo sentito il ruggito del leone che cercava qualcuno da divorare, l'ululato dei lupi che avevano sentito l'odore del sangue, lo squittio di molti topi che cercavano di abbandonare una nave che sembra affondare, i belati di molte pecore spaventate, ora ci pare un sogno riascoltare la voce umana della ragione. Sì, la ragione, l'avanguardia della fede. In retroguardia invece ci sta davvero solo un furore cieco e irrazionale. Anzi cieco perché irrazionale.
Abbiamo sofferto tutti, molti buoni preti e vescovi cattolici hanno sofferto, il Papa ha sofferto, ma tutto questo non può essere avvenuto invano; come ci hanno rammentato le splendide parole dedicate da un Vescovo a delinerare quale sia il cuore della Santa Messa così come è messo in luce dalla Liturgia tradizionale, non c'è Messa né Chiesa né Santità senza sofferenza e sacrificio: "La sofferenza, la vostra, la mia, quella dei Pontefici, è al centro della santità personale, perché è la nostra partecipazione all'obbedienza di Gesù che rivela la sua gloria. È il mezzo attraverso il quale siamo fatti testimoni della sua sofferenza e partecipi della gloria futura. Non vi preoccupate se molti nella Chiesa non hanno ancora afferrato questo punto, e meno ancora che nel mondo non sarà nemmeno preso in considerazione. Voi sapete che questo è vero e dieci uomini che sussurrano la verità sono più eloquenti di cento milioni di persone che mentono" (Omelia di Mons. Edward James Slattery per la Solenne Messa Pontificale in occasione del 5° anniversario dell'insediamento di Papa Benedetto XVI, Basilica dell'Immacolata Concezione, Washington DC, 24 aprile 2010).