1. Il liberalismo ha avuto una preparazione remota nel rinascimento, nell' umanesimo, nell'illuminismo, nel razionalismo ed infine nell'individualismo, di cui non è che la pratica applicazione. L' individualismo infatti tende ad esaltare il valore del singolo, la sua individuale libertà contro l'autorità esteriore, la sua propria attività contro l'attività sociale, attribuendo alla persona attributi che essa non ha. [.]. Nei suoi risultati fu un movimento di disintegrazione, atomizzazione, proclamando gli individui sufficienti a se stessi (autarchia) e responsabili solo a se stessi (autonomia) La propria coscienza dovrebbe esser l'unico criterio del bene e del male. L'individualismo si manifesta principalmente nella religione, nell'etica, nella politica, nell'economia. L' individualismo religioso rifiuta qualsiasi "credo" definitivo e qualsiasi sottomissione ad una autorità religiosa esterna, rivendicando la autonomia della voce della coscienza. [...]
2. Il liberalismo sostiene quindi anch'esso l'autonomia della ragione che viene elevata ad arbitra della rivelazione e della dottrina della Chiesa. Essa ha una fede illimitata nella potenza dell'intelletto (inseparabile dal razionalismo dei secoli XVII, XVIII) e nega tutto quello che non si può comprendere con l'intelletto; significa quindi la secolarizzazione di tutta la vita pubblica. Lo Stato è neutrale: esso afferma la tolleranza per tutte le correnti di idee, per tutti i culti; libertà massima nella scienza, nell'arte, nella letteratura, nel teatro, nell'economia etc. La Chiesa sostenitrice del principio d'autorità viene espulsa dalla scuola, dall'ingerenza nel matrimonio ecc. Il liberalismo crede nell'essenziale bontà della natura umana e nella sua infinita facoltà di evoluzione, nonché nell'armonia tra i liberi individui e i loro interessi. Quanto più è ampia la libertà, tanto più è forte il progresso e l'ordine. Di qui si arriva all'illimitata autonomia dell'economia, scienza, politica e via dicendo. Il liberalismo è dunque antropocentrico: pone l'uomo come centro e fine, mentre la libera evoluzione delle sue facoltà naturali viene considerata come il senso della vita.
3. Essendo la libertà dell'individuo il principio fondamentale del liberalismo, tutta la compagine sociale poggia su questo principio. La società non è più un organismo con le sue molteplici, interne, morali e vitali relazioni; ma un automatismo, un meccanismo che non persegue il bene comune come fine, ma è piuttosto una somma di liberi individui che regolano i loro interessi per motivi egoistici. Un altro principio del liberalismo è che le singole attività umane (politica, economia, scienza, lettere, arte ecc.) devono essere governate da proprie leggi interne, escluso ogni intervento esterno, anche delle norme etiche e religiose: da ciò consegue la separazione della vita dalla religione, della cultura dalla Chiesa.
(F. Roberti, Dizionario di teologia morale)