sabato 8 maggio 2010

amicus certus in re incerta cernitur

Il Papato e il mondo

Riflessione del Superiore dei distretto di Francia della FSSPX sull'odio del mondo verso la Chiesa e il Papa, di questo mondo che odia Dio (fonte: http://www.laportelatine.org/)


Perché il mondo odia Benedetto XVI

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» Giovanni XV, 18. Questo avvertimento che Nostro Signore rivolse ai suoi discepoli fu indubbiamente uno dei più gravi.

Egli li preveniva solennemente che non avrebbero dovuto aspettarsi niente dal secolo, che la loro speranza riposava solo in Lui. Infatti, non appena Dio ebbe inviato il suo Spirito Santo, il giorno di Pentecoste, coloro che ebbero lo zelo di annunciare Gesù Cristo furono oggetto della riprovazione del mondo. Furono cacciati fuori dalle sinagoghe, allontanati dalle piazze, poi condannati, decapitati o crocifissi. L’imperatore li calunniò, accusandoli dei peggiori misfatti, in particolare di aver bruciato Roma. Via via che la fede si diffondeva, «i figli della luce» venivano messi a morte, dati in pasto ai leoni o gettati tra le fiamme, mentre i «figli delle tenebre» urlavano, li beffeggiavano, schiamazzavano. Così si compiva la celebra massima di Tertulliano: «il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani». Sul sacrificio di coloro che preferivano morire piuttosto che rinnegare la verità rivelata si edificava la Chiesa. Sulle tombe dei primi Apostoli si ergeva la Cristianità.

Certo, quando i principi riconobbero il primato di Dio sulle società, quando i re seppero anch’essi inginocchiarsi davanti al loro Creatore, le persecuzioni cessarono e s’impose la tregua dei santi. Ma appena la rivolta umana si sollevava orgogliosamente di fronte al Signore, ecco che l’avvertimento divino veniva riconfermato: il mondo odierà insieme Dio e i suoi discepoli. Il nostro paese fu indubbiamente il laboratorio di questa funesta ribellione, e la Francia divenne la trista nazione che osò perseguitare il clero e imprigionare il Vicario di Cristo. Nel 1799, papa Pio VI morì a Valence, sul nostro territorio, allora amministrato dai rivoluzionari del Direttorio.
Questo mondo edifica sull’odio per Dio

Da allora, il mondo che ci circonda non ha cessato di rinnegare Dio. Ha preteso di rompere totalmente con la Chiesa; in tante occasioni ha fatto perire i preti, che morirono a migliaia sulle chiatte della Loira, nei bagni penali della Guyana o nei campi di lavoro ad Est; ha imposto una legislazione che ha fatto sparire sempre più la morale cristiana, tentando di ridurre la religione nella sfera del privato, fin nel più profondo delle coscienze. In tal modo, da duecento anni, le leggi anticristiane si sono moltiplicate, per spogliare la Chiesa, per oltraggiare la santa istituzione del matrimonio, per uccidere i bambini nascituri, per pervertire gli spiriti dei più innocenti. Di fronte all’inquietante avvenire che si delineava, Papa Pio IX ebbe la preveggenza di armare le anime, di prevenirle sul pericolo che si preparava: nel 1864, nel Sillabo, un indice di ottanta errori che si andavano diffondendo, egli condannò molto fermamente l’idea secondo la quale: «Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà.» Solo i liberi pensatori o liberali si lamentarono di una tale proscrizione, per continuare a voler adattare la Chiesa al mondo che la odia, a voler gemellare le due Gerusalemme, a fare coabitare Saul il persecutore con l’Apostolo Paolo.

Così, come non rimanere inorriditi quando gli stessi uomini di Chiesa, grazie al concilio Vaticano II, si avventurarono a voler adattare la Chiesa al mondo, e proprio a questo mondo, al punto di farne il loro primo obiettivo, abbandonando quello che era stato il proprio per duemila anni, e cioè la salvezza delle anime? Noi non possiamo che sottoscrivere la tragica constatazione espressa nel 1976 da Mons. Lefebvre, che in questa strana unione tra l’istituzione fondata da Cristo e quella in cui agisce il suo nemico, vedeva un «matrimonio adultero». Com’era infatti possibile mettere la Chiesa all’unisono con un mondo che si augurava di veder diminuire l’influenza cattolica, relativizzarsi la Fede e corrompere la morale, se non accordando certi suoi ministri con questi spaventosi disegni?

Per chi cantano le sirene del mondo?

Ora, nella misura in cui i papi moderni si impegnavano in queste nuove strade, rompendo con la Tradizione – dalle celebrazioni ecumeniche ai compromessi interreligiosi – questo mondo metteva un freno al suo odio e applaudiva. Ai media, suoi sinistri ambasciatori, non bastavano più le parole per celebrare dei papi che trovavano solidali, aperti al mondo, in sintonia col loro tempo, secondo i loro criteri inquietanti. E non esaurivano gli elogi per celebrare, con la riunione interreligiosa di Assisi, l’istituzione di una religione universale in cui la verità era stata rimpiazzata dalla solidarietà. Davano una pubblicità senza eguali alle Giornate Mondiali della Gioventù, per sostenere un’atmosfera da «bravi ragazzi», mentre la liturgia si degradava secondo le voglie delle derive locali. E al momento della morte di Giovanni Paolo II i media non si sbagliarono: salutando in lui il Papa di Assisi, il Papa del muro del pianto, il Papa dell’ONU; e condannarono invece il Papa della morale cattolica che aveva respinto in blocco pornografi ed abortisti.

Il papa Benedetto XVI, dunque, successe ad un papa immensamente popolare e di cui era stato il principale collaboratore. Egli non si è liberato dell’eredità del Vaticano II e dei suoi predecessori. Lo ha detto testualmente: vuole esserne il continuatore. E quando si è raccolto in preghiera nella moschea di Istanbul, quando ha pregato nella grande sinagoga di Roma o quando, recentemente, lo scorso 14 marzo, ha partecipato attivamente al culto luterano nel tempio di via Sicilia, non abbiamo potuto non indignarci constatando ancora la rottura totale di tali pratiche confusionarie con la prudente attitudine cattolica osservata dai papi fino al Concilio. Ora, questi sono giustamente i segni che permettono ai media di avere qualche considerazione per Joseph Ratzinger. Per questi gesti egli è stato, fino a poco tempo fa, lodato, giudicato intelligente e pacifico, mentre invece oggi si è chiaramente organizzata una caccia contro di lui.

Il mondo a viso aperto

Noi non assistiamo impassibili a questa caccia. Che cricca infame! Ma chi sono questi personaggi della casta mediatica per ergersi di fronte al Papa come campioni di virtù? Chi sono per accusare la Chiesa cattolica di tutti i vizi e di tutti i crimini? Sorgono spontanee sulle nostre labbra le espressioni usate da Nostro Signore per indicare la classe politico-religiosa pervertita da cui fu giudicato e condannato. Sono gli stessi sepolcri imbiancati, gli stessi farisei, quelli che odiano Cristo e chi si rifà a Lui. Quelli che consegnano le società alla dissolutezza e poi vengono a fare la morale ad un vegliardo la cui vita privata non offre alcun appiglio alla loro sete di scandalo.

Purtroppo, sappiamo bene che ci sono state delle cadute di certi preti, e della cadute fin troppo numerose. E indubbiamente ce ne sono sempre state, ma riteniamo che il loro numero sia aumentato per la tormenta che si è abbattuta sulla Chiesa e che ha disorientato i preti, i quali hanno dovuto portare il peso del loro celibato senza ricevere in compenso le grazie che permettessero loro di attingere le forze dal rinnovamento del Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo. Proviamo una compassione senza limiti per i ragazzi che sono stati le loro vittime innocenti e dobbiamo fare di tutto per espiare questi scandali, che si rivelano infinitamente più gravi allorché sono commessi da persone consacrate a Dio.

Ma respingiamo questa menzogna blasfema che vorrebbe far credere che i preti, anche in ragione del loro essere consacrati, sarebbero una popolazione «a rischio». Poco importano le nostre persone e l’aggressività che queste campagne mediatiche sviluppano contro l’abito ecclesiastico. Non è del nostro onore che si tratta, ma di quello di Nostro Signore Gesù Cristo. Costoro vorrebbero che tutti finissero con l’abbandonare questa religione i cui obblighi angelici, ritenuti stupidi e insostenibili, farebbero, secondo loro, arretrare i seguaci al di sotto delle bestie. Non ci facciamo impressionare da questa infernale disinformazione! Espiamo per i peccati che sono stati commessi, ma di fronte al richiamo di queste mancanze sentiamo solo il desiderio di pregare per la santificazione dei preti o quello di diventare dei santi preti e dei preti santi.

La via crucis di Papa Benedetto XVI

Dopo aver cercato, non troviamo altro paragone per questo braccheggio e questo “dagli addosso” rivolti contro una persona anziana, che quello della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il mondo intero sembra coalizzarsi contro di lui e insultarlo, sottoscrivere la sua morte mediatica e scatenargli contro i peggiori furori che nessuno sa esattamente dove potrebbero portare. Ci piacerebbe trovare un riferimento diverso da quello della Passione di Cristo, che non è del tutto appropriato visto il gioire del mondo mediatico di fronte ai gesti interreligiosi o ai discorsi papali che giustificano la morte dello Stato cattolico, che non hanno niente a che vedere con la persona di Nostro Signore. Ma purtroppo, che altro scegliere?

Se assistiamo col cuore spezzato a questa caccia all’uomo, mai subita da alcuno dei predecessori di Benedetto XVI, ci interroghiamo pure sulle ragioni di giudizi tanto duri. E le troviamo nei processi orditi dagli stessi adulatori di questo mondo: quando si tratta di riassumere in maniera ossessiva i cinque anni di questo pontificato, i media citano subito le misure di restaurazione, dalla liberalizzazione della Messa tradizionale alla remissione delle «censure» ufficiali contro i vescovi della Fraternità San Pio X, due misure che ai loro occhi avrebbero favorito i difensori di una fede e di una morale senza compromessi. In modo più specifico, costoro rimproverano al Sommo Pontefice la condanna ormai decisa e ripetuta dell’aborto, dell’eutanasia, dell’unione omosessuale: pietosi vessilli divenuti appannaggio di tutti quelli che vogliono costruire una società senza Dio.

Certo, pur senza molte illusioni circa le difficoltà che l’attendevano cinque anni fa, quando fu eletto papa, probabilmente Benedetto XVI non immaginava che il suo pontificato sarebbe stato una tale via crucis. Senza godere della stessa aura del suo predecessore, egli avrebbe potuto vivere per alcuni anni sui benefici del suo prestigio. Se avesse voluto, non gli sarebbe stato difficile trovare delle ulteriori concessioni da fare alla modernità e ai grandi di questo mondo, così da non correre il rischio di diventarne la vittima. Invece quest’uomo certamente non è mosso dalla voglia di compiacere i suoi simili. Anche se non ha chiesto di diventare papa, una volta eletto ha inteso fare il suo dovere, a qualunque costo.

Sfortunatamente egli ha ricevuto la formazione di tutti i preti della sua generazione, in un periodo particolarmente agitato. E in verità è davvero spiacevole che un uomo simile si sia abbeverato a delle fonti filosofiche e teologiche avvelenate – quelle di Karl Rahner o di Hans Urs von Balthasar – che alla fine sono diventate le basi del suo pensiero. Non si può quindi che rimanere sconcertati da questo papa che un giorno affronta mirabilmente le burrasche di un mondo pieno d’astio per la Chiesa, e un altro si fa applaudire dalla stessa intellighenzia per i suoi gesti lusinghieri verso i disegni di un mondo in cerca di una solidarietà senza Dio; tuttavia, prove e sventure sono talvolta i migliori amici che ci permettono di riportarci alla luce della verità, così non dobbiamo disperare per il suo avanzamento spirituale.

Il nostro dovere in questa passione

Da questa crisi nella crisi deve derivare un più grande bene. Mai, a memoria d’uomo, il Vicario di Cristo è stato così maltrattato e ridicolizzato in vita e questo perché si è limitato a difendere la morale cattolica. Bisogna risalire a Pio XII, ultimo papa prima del Concilio, per ritrovare un tale accanimento contro un Sommo Pontefice e ciò che rappresenta. Il vecchio sogno dell’aggiornamento, dell’adattamento ad un mondo che bisognerebbe ammansire mentre ci odia, crolla in maniera manifesta. Dobbiamo raddoppiare le preghiere perché le autorità della Chiesa riconoscano con perspicacia che i tripudii episodici di un mondo che ha in odio Dio, manifestati quando queste stesse autorità sembrano compiacerlo, sono una inquietante anomalia e sono contrari alla natura della Chiesa.

Lungi dal lasciarci assalire da una qualche disperazione o, al contrario, da un acquietamento cosparso di buoni sentimenti, bisogna considerare che la nostra santificazione esige che non dobbiamo ritirare niente di questa battaglia della Fraternità San Pio X, iniziata dal suo fondatore. Non dobbiamo trascurare la forza dell’esempio. Indubbiamente questa Fraternità è solo uno strumento, ma, al di là della differenza di vedute, vi è un fatto: da quarant’anni, mentre l’opera di Mons. Lefebvre denunciava l’allontanamento dei papi dalla Tradizione, per i loro atti o i loro insegnamenti, il mondo li applaudiva. Di contro, quando il Papa veniva schernito e ridicolizzato, si appurava che la Fraternità difendeva quella stessa verità che, in definitiva, non era altro che il patrimonio della Chiesa trasmesso e insegnato.

Oggi, siamo ancora banditi dalla Chiesa, ma il Papa stesso si trova come misteriosamente trasportato nel posto del nostro esilio. Certo, si tratta ancora solo dell’esilio ufficiale sancito dalle società civili senza Dio, ma nessuno sa cosa accadrà in avvenire. È risaputo che quando la tempesta si fa più violenta gli stessi amici diventano più rari. Come per Cristo a ridosso della Passione, il vuoto intorno ad un papa può diventare impressionante, poiché ben presto accanto a lui si potranno ricevere solo delle batoste.

Noi chiediamo per noi stessi la grazia di non abbandonare, nell’infortunio, colui il cui nome può essere già iscritto nell’elenco dei pontefici perseguitati. Per lui chiediamo che, se deve continuare a fare l’amara esperienza della prova dell’abbandono, sappia riconoscere che questi esiliati dalla Chiesa sono proprio i suoi amici e i suoi figli più fedeli.
Che la Santissima Vergine Maria ci custodisca tutti nel suo Cuore Addolorato e Immacolato!

Don Régis de Cacqueray, Superiore del Distretto di Francia
Suresnes, il 5 maggio 2010 nella festa di san Pio V