Klaus Küng, vescovo di Sankt Pölten
Mons. Klaus Küng, vescovo di Sankt Pölten (Austria) «C’è, inoltre, una forte mancanza di preti. Per cui molti si chiedono: perché non abbassare il ‘livello di accesso’ al sacerdozio? Ma occorre subito domandarsi: in questo modo i problemi finiscono? Credo di no. Ho appena terminato di rileggere il capitolo sulla storia della mia diocesi che tratta della ‘Controriforma’: circa nel 1560, il 60 per cento delle parrocchie era senza sacerdote, la maggioranza dei preti viveva in concubinato più o meno accettato dall’autorità ecclesiale, i monasteri chiudevano le proprie porte uno dopo l’altro, i 4/5 della popolazione e il 100 per cento dell’aristocrazia era diventato protestante… sembrava la fine della chiesa cattolica nella regione. [E come ha reagito la chiesa?] Con l’abolizione delle strutture e con l’accettazione del ‘non-celibato’? No. Semplicemente formando dei nuovi preti ardenti nel celibato in un piccolo seminario di Vienna. Riconquistando il terreno parrocchia per parrocchia. Questi preti attiravano i fedeli per la loro disponibilità al Signore, e la cosa la percepivano anche i fedeli. La chiesa reagì anche creando centri attraenti di spiritualità: i grandi monasteri della regione si ripopolavano. A poco a poco l’Austria è ritornata a essere il paese cattolico che ancora è»
Sull'ultima affermazione nutriamo forti dubbi ma su tutto il resto concordiamo. Grazie, Eccellenza!