A Natale siamo tutti più buoni: perfino noi, i terribili tradizionalisti con il coltello tra i denti! E così le anime più ardimentose possono permettersi di sparare a palle incatenate contro il mondo della Tradizione, in quello e nei giorni successivi in ben altre faccende ben affaccendato. Stiamo parlando dell’inopinato attacco che il vaticanista Andrea Tornielli ha vergato sul suo blog: sembra davvero uno sfogo a caldo più che un’invettiva a lungo meditata; ne sono prova i non pochi refusi tra i quali spicca quello per cui sembrerebbe che i tradizionalisti abbiano il vezzo di apostrofare “chi segue l’antico rito” con il epiteto di “modernista”. Mai sentita una roba del genere! Ed anche il resto appare davvero uno zibaldone messo giù in qualche modo e con molta approssimazione, cosa che il buon Tornielli non fa mai, essendo ordinariamente preciso e ben informato nei suoi scritti, tanto che questa volta verrebbe da domandare come all’Ariosto: “Messer Ludovico, dove mai avete trovato tante corbellerie?”
Nella colluvie di petizioni di principio e di affermazioni gratuite si distinguono due accuse molto pesanti contro il mondo della Tradizione e a quelle vale la pena di rispondere perché siamo di fronte al solito giochetto, questo sì praticato ben a lungo dai modernisti, di rovesciare la realtà: parliamo dell’accusa di protestantesimo e di gallicanesimo. Niente di meno! Dare dei protestanti ai tradizionalisti significa usare un’arma di distruzione di massa e accusare di gallicanesimo (e velatamente, ma non tanto, di sedevacantismo) il mondo che ruota intorno alla Tradizione significa mirare al cuore dell’avversario. Lo meritiamo davvero un trattamento del genere? Il giorno di Natale poi! È una notevole caduta di stile e non facciamo del moralismo: non cessavano forse di spararsi addosso anche i soldati in trincea il giorno di Natale? In quest’ultimo Natale abbiamo dovuto registrare una mitragliata di accuse lanciate non certo sine ira ac studio, a giudicare dal tono e dagli “argomenti”. Ma veniamo all’accusa, mascherata da preoccupazione, che “certo tradizionalismo possa scivolare proprio nel suo esatto contrario, il protestantesimo. O meglio, il gallicanesimo”: che dire? Vediamo in che cosa consista il protestantesimo e poi il gallicanesimo prima di rispondere. Il protestantesimo è di difficile inquadramento, ma potrebbe benissimo essere sintetizzato in un radicale rifiuto di ogni mediazione umana sul piano storico con il ripudio della Tradizione, sul piano ecclesiologico con il rifiuto della Chiesa gerarchica e sul piano soteriologico con il disprezzo delle opere buone. Sul piano pratico il protestantesimo si caratterizza, come suggerisce il nome, per la protesta che può dirsi anche “rifiuto costante di identificare il messaggio di salvezza e la salvezza stessa con una forma storica particolare” (B. Mondin, Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale, voce Protestantesimo, Milano, 1989). Dunque se si accusa sostanzialmente il mondo della Trradizione di voler prescindere dalla tradizione degli ultimi quarant’anni, si può anche essere nel giusto, ma non si potrà mai accusare la Tradizione di rifiutare la Tradizione. Per quanto riguarda il rifiuto della Chiesa gerarchizzata e istituzionalizzata, ciò non appartiene davvero al mondo della Tradizione, ma a tutto quel mondo che in questi anni ha enfatizzato i "carismi" più eterogenei ed eterodossi e deprezzato la Chiesa così come l’ha fondata Nostro Signore blaterando di una “nuova pentecoste”. I tradizionalisti sono per la Messa di sempre e per la Chiesa di sempre che non hanno mai rifiutato come fanno coloro che, come ammonì il Papa nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, hanno visto nel Concilio “una specie di Costituente, che elimina una costituzione vecchia e ne crea una nuova” ricordando subito dopo che i Padri conciliari non potevano vantare nessun mandato per fondare una nuova Chiesa perché “nessuno lo aveva mai dato loro; nessuno, del resto, poteva darlo, perché la costituzione essenziale della Chiesa viene dal Signore”. Chi è per il rifiuto della Chiesa? Chi le rimane attaccato anche a costo di strattonarla un po’ o chi ne vorrebbe una “nuova”? Non sembri un’esagerazione perché è lo stesso Pontefice a ricordarlo nella catechesi di mercoledì 10 marzo scorso: «Sappiamo - ha detto - come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente "altra"» e per non lasciare spazio ad equivoci il Papa ha definito tale aspirazione come «un utopismo anarchico!». Con tanto di punto esclamativo. Se poi si vuole passare al setaccio la Chiesa per scovare sacche di resistenza e di disobbedienza al Santo Padre, si cerchi altrove: il mondo della Tradizione, fatta salva la Fede, finora ha dimostrato ben altro spirito. Se poi l’accusa di protestantesimo si riferisce alle ripetute richieste di un intervento autorevole ed organico circa alcune questioni aperte dal Concilio, enfatizzate da un’ideologia paraconciliare già durante il Concilio e poi esplose, al dire da Mons. Pozzo, nel post-concilio, non pare proprio che possa essere onestamente definita “protesta” una “supplica” al Santo Padre perché intervenga. Essere cattolici non significa essere decerebrati e chiedere, supplicare, invocare un chiarimento su questioni dubbie da parte del Magistero non sembra proprio un atteggiamento della miglior scuola luterana o medodista che sia. Dom Gueranger scriveva già nell’Ottocento: “… quando il pastore si cambia in lupo, tocca anzitutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e i sudditi non devono giudicare nel campo della fede i loro capi. Ma nel campo della Rivelazione vi sono dei punti essenziali dei quali ogni cristiano, per il fatto stesso di essere cristiano, ha la necessaria conoscenza e la custodia obbligatoria.” Anche lui protestante? Quanto poi alla risibile accusa di gallicanesimo basti ricordare che uno dei punti della Dichiarazione del clero gallicano votata dal clero francese nel 1682 affermava la superiorità dei Concili ecumenici sul Papa. Tale astruseria appartiene, caro dottor Tornielli, ad altro mondo rispetto a quello tradizionalista. Accusando la Tradizione di gallicanesimo si scivola nell’esatto contrario di un'informazione accurata a meno che non si intendesse dire che il tradizionalismo è gallicano perché oggi parla soprattutto francese, ma ciò non è possibile perché un vaticanista non può non conoscere la storia della Chiesa e il significato di certi aggettivi.
A conclusione di questa disamina viene, del tutto estemporaneamente, in mente ciò che più di cento anni fa San Pio X scriveva nell’ Enciclica Pascendi ai Vescovi dell’orbe cattolico: «Dopo ciò, Venerabili Fratelli, qual meraviglia se i cattolici, strenui difensori della Chiesa, son fatti segno dai modernisti di somma malevolenza e di livore? Non vi è specie d’ingiurie con cui non li lacerino: l’accusa più usuale è quella di chiamarli ignoranti ed ostinati». Ad essere chiamati ignoranti ed ostinati ci siamo abituati, ma protestanti è davvero troppo!