IL FALSO PROFETISMO
DEL CLERO MONDANO
Editoriale di "Radicati nella fede"
Novembre 2014
Scoppia la guerra in qualche parte del
mondo e il clero, alto o basso che sia, esprime solidarietà con le
vittime e le popolazioni colpite. C'è un'alluvione o un terremoto,
ed esprime vicinanza nella preghiera, aggiungendo un'invettiva contro
le autorità civili che non hanno saputo prevenire il disastro o sono
state insufficienti nei soccorsi. Siamo in crisi economica e questo
clero insegna agli economisti cosa bisogna fare per affrontarla,
propinando allo stato o agli industriali la propria ricetta
ricordando i diritti dei lavoratori.
Ci siamo ormai abituati a questi
immancabili e scontati bollettini ecclesiastici sulla situazione,
partoriti nelle altrettanto immancabili riunioni delle conferenze
ecclesiastiche.
Ma tutto questo è compito davvero del
sacerdozio cattolico? E se lo è in qualche misura, è tutto qui il
suo compito?
Dopo aver tanto parlato di Chiesa
profetica, manca la profezia, quella vera, quella cattolica secondo
Dio. Manca il richiamo del ritorno a Dio.
No, questo richiamo non lo sentirete
più! Non sentirete più quelle parole che tornavano fedelmente in
ogni tempo e stagione della vita cristiana e specialmente nei momenti
difficili e di dolore: “Cari fratelli, questa sofferenza, questa
calamità, questa crisi ci richiamano a tornare a Dio, perché non ci
capiti qualcosa di peggio!”.
Mai dai pulpiti di oggi si è alzata
una voce chiara. Mai si è ricordato che nel dolore Dio ci parla, non
soltanto della sua tenerezza, ma anche della nostra conversione.
“Fratelli, è perché abbiamo abbandonato il Signore che tutto
questo ci viene addosso; facciamo penitenza e torniamo all'osservanza
dei comandamenti.”
Qualcuno dirà che qui si fa
terrorismo spirituale; che anche il giusto soffre, che la Croce non è
sempre conseguenza del peccato personale. È vero.
Sì è vero, ma il giusto chiamato
alla Croce pesante, lo è in riparazione del peccato di tutto il
popolo, e quindi non toglie nulla, anzi conferma la verità che le
calamità hanno un legame col peccato.
Un testo del grande domenicano P.
Calmel (1914-1975) è molto eloquente al riguardo. Scritto nel 1968
(“le pretre et la révolution, 1914-1968”, Itineraire n. 127,
novembre 1968, p. 37), denuncia la variazione operata dal clero
mondano nello sguardo cristiano sulla storia umana. Un clero
mondano che già nella prima metà del '900 passava ad un falso
profetismo, ad una falsa lettura della realtà:
“Il clero mondano fece
soprattutto delle variazioni sulla pace perpetua, il disarmo e la
promozione sociale”, vantava i soldati morti al fronte (si era
alla fine della I guerra mondiale) per “l'emancipazione umana
secondo la dichiarazione dei diritti dell'uomo” - Invece di
parlare di Dio al mondo sofferente per la guerra, lavorava come i
socialisti perché i morti della grande guerra fossero utili alla
promozione umana; al posto della salvezza eterna questo clero si
preoccupava dei diritti dell'uomo!
Ma riprendiamo P. Calmel: “...i
preti con il gusto del mondo sono arrivati progressivamente a voler
fondere il messianismo soprannaturale del Regno che non è di questo
mondo con il messianismo rivoluzionario della massoneria o del
comunismo. Questi preti sono entrati nel gioco di Cesare che, dopo la
rivoluzione del 1789, aspira più che mai a sostituirsi a Dio,
eliminando il peccato originale e le sue conseguenze...”.
Terribile! È la scomparsa della vita soprannaturale, del Regno che
non è di questo mondo, della vita eterna. Questi preti con il gusto
del mondo sono diventati i sacerdoti del Naturalismo, della religione
che non parla più del peccato e della grazia. Sono preoccupati dei
diritti dell'uomo, ma non che gli uomini si salvino dall'Inferno e
possano giungere, dopo una vita cristianamente vissuta, in Paradiso.
È scomparso il Regno di Dio per fare spazio al regno dell'O.N.U. Sempre Calmel: “I preti con il gusto della rivoluzione insegnano
con crescente insistenza da più di vent'anni che la pace di Cristo
si confonde con la politica secondo l'O.N.U., e si riassume in essa”.
“Il prete con il gusto del mondo, il prete “mondano” (…) si è
trasformato fino a divenire l'uomo del messianismo terreno (…), si
fa complice del Cesare moderno.”
Qualcuno dirà che oggi nella Chiesa
si è meno propensi al sociale e alle tentazioni della lettura
marxista della storia; che questo pericolo fu quello dei preti degli
anni '70, tentati dal dialogo coi marxisti. Sì, in un certo senso è
vero, il comunismo è crollato, ci si è “imborghesiti” un po'
tutti. Ma alla rivoluzione anni '70, quella della solidarietà con
gli operai, si è sostituita la rivoluzione borghese, quella della
solidarietà con le lotte per i diritti individuali: i diritti alle
coppie di fatto, dell'omosessualità, dei divorziati risposati che
vogliono la comunione; della libera contraccezione, della libera
adozione... e chi più ne ha più ne metta. Si tratta sempre qui
della medesima Rivoluzione dettata dal laicismo massonico, che
sia di destra o di sinistra poco importa, ...sempre sotto la
bandiera dei diritti dell'uomo. Del problema di Dio e della salvezza
eterna nemmeno l'ombra!
“Più di un milione e mezzo di
giovani cristiani di Francia doneranno la loro vita dal 1914 al 1918,
e i preti secondo il mondo, testimoni ebeti di questa ecatombe senza
precedenti, non avranno la capacità di cogliere il significato, di
comprendere che, se non facciamo ritorno a Dio, delle ondate ancora
peggiori ci attendono...”
“Se non facciamo ritorno a Dio”
...non lo diranno mai questi preti mondani, non lo diranno mai perché
hanno sposato le vecchie rivoluzioni socialiste o le nuove
rivoluzioni borghesi e liberali.
E quanti preti, discepoli di questi
“testimoni ebeti” hanno fatto carriera, fino a giungere ai gradi
alti della gerarchia. Tutti questi li senti parlare: di fronte ai
dolori, alle calamità, alle guerre, agli omicidi ...non ricordano
mai che occorre tornare a Dio. Esprimono solidarietà, noiosamente e
vuotamente ...e il mondo fa finta di ascoltare questi appelli che
rispondono al solito copione già scritto.
L'unico stupore sarebbe possibile per
la Verità, l'unica Verità.
Se un prete, anche del più umile
borgo del mondo, si alzasse a dire “Fratelli, se non torniamo a
Dio, ci capiterà di peggio”, allora il mondo potrebbe fare davvero
silenzio e pensare.