Non c’è il Natale idilliaco e – dopo un po’ di tempo –
il crudo e sanguinario dramma della Passione e della crocifissione.
Già all’inizio Gesù è “rifiutato” dal mondo (nasce in
una grotta, fra escrementi di animali, al freddo) ed è subito braccato dai
carnefici di Erode che – per ammazzare lui, il grande Perseguitato della storia
– compiono una strage.
Ieri come oggi, duemila anni dopo. La liturgia della
Chiesa da secoli commemora santo Stefano, primo martire, proprio il giorno dopo
il Natale perché i cristiani sempre sono chiamati a questa testimonianza.
E il potere di questo mondo è sempre contro Gesù.
Ogni volta in modo nuovo, con nuove ideologie, nuova
ferocia, nuovi sistemi di annientamento o di corruzione. Ad ogni epoca storica
i cristiani devono saper individuare le diverse forme dell’odio e
dell’anticristianesimo.
Anche lo strano Natale 2014 va decifrato.
IL MOMENTO CHE VIVIAMO
E’ in corso una guerra sanguinaria contro i cristiani
in due terzi del pianeta: essi sono inermi vittime dell’islamismo, in Medio
Oriente e in Africa, del comunismo in Asia e del nazionalismo indù in India.
Migliaia di poveretti indifesi e abbandonati da tutti.
Dall’Onu, dall’Europa, dagli Stati Uniti di Obama. E perfino trattati con
reticenza dagli attuali vertici vaticani.
Poi c’è una persecuzione più sottile, ideologica,
fatta di condizionamenti, di emarginazione e svuotamento dall’interno, che si è
scatenata in Occidente, soprattutto dopo il crollo del Muro di Berlino.
La modalità di tale persecuzione fu intuita e spiegata
da don Luigi Giussani una ventina di anni fa, agli inizi di questa era.
In un’intervista del 1992 parlò proprio di
“persecuzione”. E spiegò profeticamente: “l’ira del mondo oggi non si alza
dinanzi alla parola Chiesa, sta quieta anche dinanzi all’idea che uno si
definisca cattolico, o dinanzi alla figura del Papa dipinto come autorità
morale. Anzi c’è un ossequio formale, addirittura sincero. L’odio si scatena –
a mala pena contenuto, ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici che si pongono
per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della Tradizione”.
Il potere mondano non ha obiezioni, anzi applaude un
cristianesimo “politically correct”, evirato delle sue abrasive verità, come
nella comica parodia che ne fa Roberto Benigni che è perfino uno spettacolo
divertente.
C’è una parte del mondo ecclesiastico che si vuole
benignizzare per farsi accettare e applaudire dal mondo. Infatti hanno avuto
parole di ammirazione (oh se anche noi vescovi sapessimo proporci così), pare
che ci sia stata addirittura una telefonata dal Vaticano…
Basta svendere tutte le verità scomode, accantonandole
come vecchi precetti da superare, per essere accettati e osannati nelle varie
corti mondane (come folkloristici soprammobili).
GESU’ E PIETRO
Se Gesù avesse svuotato così la sua missione,
riducendosi a inutile ornamento della mentalità dominante, sarebbe stato
applaudito da tutti, avrebbe avuto per sé le copertine entusiaste dei magazine
e gli editoriali dei giornali laici, sarebbe diventato un “fenomeno da
baraccone” alla corte di Erode Antipa (Lc 23,8-9), con una lunga e comoda vita
di successi davanti a sé.
Ma Gesù fece l’opposto. Infatti fu massacrato da
giovane, dopo pochi mesi di predicazione.
Perché annunciò la verità tutta intera, non cercò mai
l’applauso del mondo, ma sempre e solo la volontà del Padre, venne “per rendere
testimonianza alla verità” (lo proclama durante il processo, davanti a Pilato,
il simbolo del potere).
Annunciò la verità senza ridurla di uno iota, nemmeno
dove più era scomoda, dove più feriva.
E sapeva benissimo, fin dall’inizio, che per questo
sarebbe finito sul patibolo. Ma non indietreggiò di un passo, anzi offrì
liberamente se stesso agli aguzzini e al boia per testimoniare la verità e
l’amore.
All’inizio anche gli apostoli furono tentati di fare i
furbi come gli ecclesiastici progressisti di oggi. Lo dimostra l’episodio del
Vangelo in cui Gesù avverte i suoi apostoli che sarebbe stato ucciso: “Gesù
cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e
soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e
venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in
disparte e cominciò a protestare dicendo: ‘Dio te ne scampi, Signore; questo
non ti accadrà mai’. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: ‘Lungi da me,
satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!’
” (Mt 16, 21-23).
Questo episodio avviene pochi secondi dopo che Pietro
aveva confessato “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e
Gesù gli aveva risposto conferendogli il primato (Mt 16, 16-19).
Eppure, un minuto dopo questa solenne investitura
(come primo papa), Gesù definisce “Satana!” quello stesso Pietro, perché non
pensava secondo la logica di Dio (per piacere a Dio), ma secondo la logica
degli uomini (per evitare l’ostilità del mondo).
Col tempo Pietro e gli altri apostoli capiranno, si
convertiranno e infatti moriranno pressoché tutti come martiri. Ma per i
successori degli apostoli, nei secoli, c’è sempre la tentazione di ragionare
secondo la logica del mondo anziché secondo Dio.
Per opportunismo, per viltà, per subalternità culturale
o inconsistenza spirituale o per furbizia, perché s’illudono di essere più
saggi del Signore, talora anche credendo – come Pietro – di rendere così uno
zelante servizio a Dio, evitandogli l’odio e l’assedio dei Nemici.
Ma Dio non vince nel mondo attraverso la furbizia di
Pietro. Vince attraverso l’obbedienza di Cristo, verità crocifissa e agnello
sacrificale: “Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e
ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1, 25).
Lo dimostra nel Novecento l’immane tragedia del
comunismo.
LA RINASCITA
E’ stato il più colossale esperimento sociale di tutti
i tempi, quello che ha promesso il paradiso in terra e ha prodotto il più vasto
inferno.
L’ateismo non è un aspetto marginale del marxismo, ma
il suo centro. La grande sfida prometeica stava tutta qui: sradicare Dio
dall’anima umana e dalla terra, e sostituirsi a Lui.
Per questo il comunismo a tutte le latitudini ha fatto
un oceano di vittime e in primis i cristiani. Si è tentato di cancellare Cristo
dalla faccia della terra sterminando i cristiani. Il sistema comunista ha
imposto il dominio totalitario del terrore a metà del pianeta. Avevano tutto il
potere. Armati fino ai denti e spietati. Ma alla fine chi ha vinto?
Il grande vescovo József Mindszenty, nella prigione
comunista in cui fu rinchiuso, teneva un’immagine di Cristo crocifisso con una
piccola scritta: “Devictus Vincit” (sconfitto vince).
In effetti la bandiera rossa dal Cremlino è stata
ammainata il 25 dicembre del 1991: il giorno di Natale segna la fine
dell’Unione Sovietica. Grazie al grande polacco, Papa Wojtyla, il crollo di
questo impero del terrore è avvenuto senza lo spargimento di una goccia di
sangue (un grandioso miracolo cristiano).
E coloro – anche dentro la Chiesa – i quali sprezzanti
obiettavano a Giovanni Paolo II che all’Est aveva vinto piuttosto l’edonismo
occidentale che il Cuore Immacolato di Maria devono assistere oggi
all’inspiegabile rinascita cristiana dell’Est europeo.
I dati sono stupefacenti. I russi che si dicono
cristiani sono quadruplicati passando dal 17 per cento del 1990 al 68 per cento
di oggi. E così in quasi tutti i paesi dell’Est.
Un segno di questa commovente rinascita sono state le
recenti immagini dell’arrivo della nostra Samantha Cristoforetti nella stazione
spaziale internazionale. Dietro i tre astronauti russi che l’hanno accolta
erano visibili alcune icone della Madonna e un crocifisso.
Intanto è stato il patriarca russo Kirill a fare
appello al governo pakistano per salvare Asia Bibi ed è stato il governo russo
a offrire quest’anno alla chiesa di Parigi, che non aveva i soldi, il grande
albero di Natale da innalzare davanti alla cattedrale di Notre Dame. Luce
dall’Est.
Antonio
Socci
Da “Libero” 2014 – Facebook: “Antonio Socci
pagina ufficiale”