giovedì 12 agosto 2010

quando si dice "nascere con la camicia"... di forza

Pubblichiamo la traduzione (sommaria) dell'interessante articolo pubblicato da http://www.summorum-pontificum.fr./

Per capire perché oggi alcuni cattolici hanno un forte attaccamento alla Messa nella sua forma tradizionale, è utile fare alcuni sondaggi nella storia dell’introduzione della Messa nella sua forma ordinaria. Sondaggi senza pretese e incompleti, ma vogliono invitare a fare di più coloro che sono interessati alla questione.

L’ Institutio Generalis è la presentazione del nuovo messale romano nato nel 1969 e che passerà ai posteri come la Messa di Paolo VI. La denominazione non è corretta se non nella misura in cui Papa Paolo VI ha voluto questa nuova forma della messa romana e l’ha avvallata con la sua suprema autorità. Al momento della pubblicazione, l'articolo VII della Institutio Generalis fece scandalo. Perché? Perché proponeva una definizione non tradizionale della Messa:

"La Cena del Signore o Messa è la Sinassi sacro o raduno del popolo di Dio riunito sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore. Pertanto si applica eminentemente al raduno locale della santa Chiesa la promessa di Cristo: "laddove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro" (Mt 18, 20).

Questa definizione non corrispondeva ad alcuna definizione di Messa fino ad allora in vigore.

Il 12 giugno 1970, l'Osservatore Romano pubblicò una nuova versione italiana dell'articolo VII della Institutio Generalis prima che apparisse definitivamente in latino. Nella sua nuova versione, l'articolo VII recava:

"Nella Messa o Cena del Signore, il popolo di Dio è convocato e riunito sotto la presidenza del sacerdote, che rappresenta la persona di Cristo, per celebrare il memoriale del Signore, il sacrificio eucaristico. Ecco perché questa congregazione locale della santa Chiesa realizza in modo eminente della promessa di Cristo: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20). Infatti, nella cerimonia della Messa dove si perpetua nel sacrificio della croce, Cristo è realmente presente nella stessa assemblea tenutasi in suo nome, nella persona del ministro, nella sua parola e in modo, sostanziale e permanente sotto le specie eucaristiche ".

Come notato da Luigi Salleron in uno studio pubblicato nel numero 128 de "La Pensée Catholique":

"Il numero 7 è stato completamente rifatto perché apparissero più chiaramente le verità che sono sempre state proposte dalla rivelazione divina, dalla tradizione e dal magistero della Chiesa, e che riguardano direttamente il mistero eucaristico, ciòe la verità del sacrificio, la natura sacramentale del sacerdozio e alla presenza reale ".

La dottrina era al sicuro. Tuttavia Louis Salleron , al termine del suo studio, ha portato un'altra osservazione che si tende a dimenticare oggi:

"L’Institutio Generalis è stato modificata, ma l'ordo Missae in sé non lo è stata, o appena. Ma c'è qualcosa che suscita preoccupazione, per un semplice motivo. Sono gli stessi esperti che hanno scritto l'ordo Missae e l’ Institutio Generalis. Dandoci l' Institutio Generalis (prima versione) che essi stessi hanno affermato il significato ambiguo della loro nuova messa. (...) La Institutio Generalis è stata corretta per ribadire esattamente ciò che è la Messa. Ma la Nuova Messa, immutata, resta suscettibili di essere interpretati secondo il Institutio Generalis prima maniera che le corrisponde esattamente. La Nuova Messa è valida, senza dubbio. Esso contiene alcune modifiche felici, vogliamo credere. Ma che nel complesso essa rischia di portare sacerdoti e fedeli a una minimizzazione della verità circa l'Eucaristia e il Sacerdozio, è difficile da negare. L'interpretazione data da suoi autori, quella che danno con ancora più coraggio i suoi più convinti sostenitori, e la pratica si sta diffondendo di "celebrazione", di "agapi", di "cene" e di “condivisioni "sono i segni indubitabili di pericolo installato nel cuore della Chiesa. Il rito tradizionale proteggeva delle verità che ora terribilmente esposte. Basta vedere come volano via nel vento del progressismo ".

Accogliendo questa correzione dell'articolo VII, Luigi Salleron ne ringraziava il Papa Paolo VI e formulava la speranza "che i cattolici possono trovare nella Messa stessa le certezze che erano state appena loro restituite nella sua presentazione".

In ultima analisi, il Papa Benedetto XVI ha fatto una parte di questo programma ripristinando la piena cittadinanza alla Messa tradizionale. L'altra parte, che egli chiama la "riforma della riforma" resta ancora da fare, anche se, qua e là, piccoli segni mostranoche le cose sono in corso. Non si tratta di sensibilità liturgica, ma di una superiore conformità con la dottrina cattolica della Messa.
La si aspetta dal 1970.