martedì 10 aprile 2012

il magistero omiletico e mediatico di Papa Benedetto XVI contro la deprecabile prassi della Comunione sulla mano e a favore della Comunione in bocca e in ginocchio

Il papa insiste, vuole tutti in ginocchio

di Sandro Magister


Nell’omelia della messa “in cæna Domini” del Giovedì Santo, Benedetto XVI ha toccato un tasto sensibile della sua azione per restituire alla liturgia il suo autentico “spirito”: quello dell’inginocchiarsi.
In effetti, da quando, in ogni messa, il papa ha deciso di dare la comunione ai fedeli inginocchiati, questo suo gesto ha raccolto poche lodi e ha trovato rari imitatori. In quasi tutte le chiese del mondo le balaustre sono state eliminate, la comunione la si prende in piedi e non si è incoraggiati a inginocchiarsi neppure durante la consacrazione. La gran parte dei liturgisti squalificano l’inginocchiarsi come un gesto devozionale tardivo, inesistente nell’eucaristia delle origini.
Benedetto XVI sa di muoversi controcorrente. Nel libro intervista “Luce del mondo” si è detto consapevole di dare con ciò un “segno forte”:
“Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale… Deve essere chiaro questo: È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio”.
Ebbene, nell’omelia del Giovedì Santo Benedetto XVI è andato alla radice del mettersi in ginocchio, che lungi dall’essere una devozione spuria, è un gesto caratterizzante la preghiera di Gesù e della Chiesa nascente.
Ecco le sue parole:
“… Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione su ciò che gli evangelisti ci riferiscono riguardo all’atteggiamento di Gesù durante la sua preghiera. Matteo e Marco ci dicono che egli ‘cadde faccia a terra’ (Mt 26, 39; cfr. Mc 14, 35), assunse quindi l’atteggiamento di totale sottomissione, quale è stato conservato nella liturgia romana del Venerdì Santo. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio. Negli Atti degli Apostoli, egli parla della preghiera in ginocchio da parte dei santi: Stefano durante la sua lapidazione, Pietro nel contesto della risurrezione di un morto, Paolo sulla via verso il martirio. Così Luca ha tracciato una piccola storia della preghiera in ginocchio nella Chiesa nascente. I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che egli vinca”.
Il testo integrale dell’omelia:
> “Il Giovedì Santo…”



Comunione sulla mano? No!

Il 19 luglio 1989 la Conferenza Episcopale Italiana votò (con un solo voto in più del minimo indispensabile) l'introduzione della deprecabile prassi della "comunione sulla mano", in deroga a quanto stabilisce il Messale Romano (che ancor oggi non la prevede) e ad imitazione di altre conferenze episcopali.

L'Istruzione della CEI non dice nulla su come evitare la caduta dei frammenti, né spiega precisamente quali sarebbero le ragioni di convenienza, e non lo spiegano nemmeno i vari passi dei Padri della Chiesa (citati nella sua nota 24; senza contare il fatto che il più recente è del V secolo). A questo punto ci chiediamo cosa vorrebbe intendere l'Istruzione quando conferma che la prassi tradizionale della comunione "alla bocca" sarebbe «del tutto conveniente»...

Nell'ottobre successivo un gruppo di laici preoccupati stampò e diffuse a proprie spese il libretto
«Comunione sulla mano? Perché intendiamo valerci della facoltà di continuare a ricevere l'Eucaristia sulla lingua». Il clero, benché voglioso di trovare "laici impegnati", si guardò bene dal collaborare o almeno discutere il testo. Testo che dopo decenni di abusi, profanazioni, banalizzazioni del Sacramento, lo scopriamo purtroppo ancora attualissimo.

Il testo è disponibile su www.internetica.it/neocatecumenali anche in formato ebook EPUB e MOBI per la visualizzazione sui tablet PC e sui pocket-reader.




COMUNIONE SULLA MANO?

Perché intendiamo valerci della facoltà di continuare a ricevere l'Eucaristia sulla lingua

Seconda edizione

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Siamo dei laici, molti dei quali hanno frequentato corsi di teologia, mentre tutti ci sforziamo di vivere in sintonia con la Chiesa, Madre e Maestra.
Ci rivolgiamo anche ad altri numerosi fedeli - del laicato e del Clero - che, ignari e timidi, vivono il nostro medesimo angoscioso problema; ma non sono in grado di giustificare seriamente la propria profonda riluttanza a ricevere l'Eucaristia sulla mano.
Incoraggiati dal Vaticano II, che invita i laici a partecipare attivamente alla vita del Corpo Mistico (cf.
Lumen Gentium, 37; Apostolicam Actuositatem, 10), esortiamo tutti a riflettere personalmente sui motivi di un dissenso contenuto nei limiti del rispetto dovuto alla Gerarchia, che a tutti offre la possibilità di una scelta.

Roma, 15 ottobre 1989

***

I - L'Eucaristia esposta a gravi irriverenze

La Comunione "data sulla mano" espone il Santissimo alle più turpi profanazioni. A tutti infatti essa rende possibile nascondere la "particola" in tasca, in una borsa, in un libro, ecc. con l'intento di portarla in casa, darla ad altri, farne tutto quel che si vuole... In realtà, il fedele, non appena si volta per cedere il posto al vicino, non può essere seguito dallo sguardo del sacerdote, occupato a distribuirla ad altri; e ciò soprattutto quando l'affluenza è più numerosa e impaziente, e a lui perciò manca il tempo necessario per vedere dove la "particola" va a finire... Risulta che alcune sètte "sataniche" cercano le "ostie consacrate" e sono disposte ad acquistarle a gran prezzo per celebrare le loro nefande liturgie... La Chiesa può permetterlo?...


II - Inevitabilità della caduta e dispersione dei "frammenti"

La Comunione "data sulla mano" espone la "particola" ad imperdonabili profanazioni per la possibile caduta dei "frammenti" che, inevitabilmente - soprattutto quando essa è "fresca" e si è sudati - restano appiccicati alle mani e vanno poi dispersi. Il timore che ciò accada:

a) era quello medesimo dei Padri della Chiesa fin dai tempi di Tertulliano, Ippolito, Origene, Dionisio di Alessandria, Cirillo di Gerusalemme, ecc., dei quali per brevità omettiamo la citazione delle opere. Chi oserebbe supporre che fossero dei bigotti, fanatici?...

b) Quel timore spiega pure l'uso del "piattello" prescritto non inutilmente o per pura cerimonia nella Institutio generalis del Messale Romano (80c, 246b, 247b, 151).

c) Ed è sempre quel timore che giustifica l'esplicita prescrizione fatta al sacerdote celebrante di astergere le dita e anche lavarle "ogni volta che qualche frammento di ostia rimane attaccato alle dita, specialmente dopo la frazione o dopo la comunione dei fedeli". Al medesimo si raccomanda di raccogliere "eventuali frammenti fuori dalla patena" (iv. 237, 239, 244d, 245c, 247b, 251. Cf. Eucharisticum Mysterium, 41).

Ci chiediamo se oggi tali cautele non abbiano più valore; e se l'identica preoccupazione non debba essere comune anche ai fedeli, troppo spesso ignoranti, superficiali, distratti, impreparati... Non sono essi pure tenuti ad evitare la caduta dei "frammenti" venendosi a trovare - per la "comunione data sulla mano" - nelle medesime condizioni del celebrante? Qual miracolo, ora, renderebbe impossibile quella caduta?



III - Presenza eucaristica

Sempre a proposito dei "frammenti", il problema si allarga ed aggrava oltre quanto non è stato sufficientemente ponderato. La noncuranza dei medesimi - spesso persino ostentata! - da parte di moltissimi sacerdoti e laici autorizza a dubitare seriamente della loro fede nella "transustanziazione".

Infatti è dogma ripetutamente e solennemente definito da Papi e Concili che la presenza di Cristo è realissima sotto QUALSIASI parte dell'ostia consacrata...

Ora, sarebbe assolutamente arbitrario precisare la grandezza di tale "parte", e ritenere che quella "presenza" si riferisca solo ad una certa dimensione (quale?...), oltre la quale essa cesserebbe... L'unico criterio di un giudizio speculativo è possibile solo restando al livello ontologico indicato dal Magistero ogni volta che parla di "accidenti", "sostanza", "transustanziazione" (termini di portata metafisica)...; e l'unico criterio di un giudizio pratico da potersi adottare è quello fondato sull'effettiva facoltà visiva di ogni individuo normale... È innegabile che finché un frammento è visibile - almeno ad occhio nudo -, là, per quanto le sue dimensioni siano minime, sussistono anche le "proprietà organolettiche" del pane, certamente indicative della presenza reale di Cristo... Un granellino d'oro, anche inferiore ad un milligrammo, non cambia natura, come dimostra l'analisi chimica...



IV - "Concetto fisico" e "concetto antropologico"

I teologi del Catechismo Olandese sostengono che "Cristo è presente fintanto che sussiste qualcosa che il buon senso può chiamare ancora pane". Ora, secondo loro, "nessuno chiama più pane un pezzetto macinato e ridotto in polvere". Perciò, "minuscoli frammenti che rimanessero sulla tovaglia dell'altare non sono (...) presenza di Cristo". (Il Nuovo Catechismo Olandese, Elle Di Ci, Torino Leumann, 1969, p. 417).
Ma ciò è insostenibile, perché:

a) il solenne Magistero della Chiesa insegna che la "presenza" di Cristo è reale sotto qualsiasi parte del pane consacrato; parte che, per quanto minuscola, resta veramente pane, come si è osservato per l'oro...;

b) è falso che "nessuno chiama più pane" un frammento di pane, anche se questo non sazia la fame di nessuno, né basta per un normale pasto umano...

Ma Gesù, istituendo l'Eucaristia, non ebbe alcuna intenzione di saziare la fame del corpo né quella di offrire un vero pasto, tanto vero che il suo gesto sbalorditivo s'inserisce nella "cena pasquale" come elemento ad essa estraneo; per cui è solo "DOPO AVER CENATO, che prese anche il calice, dicendo..." (1Cor 11,25).

Egli pensò unicamente a celebrare un rito che, sotto le specie del pane, fosse un segno del soprannaturale nutrimento dello spirito... Dunque si riferì non alle "dimensioni" del pane, ma alla sua sostanza, realissima anche sotto l'ultima particella appena visibile...

Qui torna il problema dei LIMITI ESATTI DI GRANDEZZA sotto i quali cesserebbe quella presenza... CHI POTREBBE FISSARLI? Non apriamo così la porta all'arbitrio e al sacrilegio, all'indifferenza e alla miscredenza?...

c) Restano le due soluzioni concepibili:

1° o negare il dogma eucaristico, e quindi, la transustanziazione respinta dal Protestantesimo e dai teologi olandesi che preferiscono parlare di transfinalizzazione e transignificazione... ed ecco allora la semplice "Cena", e quindi il pane che in essa acquista un senso unicamente "antropologico", fatalmente destinato a ridursi al senso morale e quindi soggettivo...;

2° oppure restare fedeli al Magistero, accettando il "concetto fisico" del pane, o meglio quello realistico:

¹) dal punto di vista dell'esperienza popolare: "pane" suol dirsi anche se ridotto in polvere ("pan-grattato"), come vero zucchero si ritiene anche un cristallino appena percettibile...;

²) dal punto di vista scientifico: il chimico, alla luce delle sue inconfutabili analisi, riconosce come vero pane anche un suo frammento...;

³) dal punto di vista metafisico: il filosofo cristiano, fedele alla Rivelazione, conferma pienamente il responso sia dell'uomo comune che dello scienziato riferendosi alle intramontabili categorie della "sostanza" e degli "accidenti".

Ora, appunto questo superiore realismo della ragione e della fede salva l'ortodossia, custodita e difesa dalle origini del Cristianesimo.

In conclusione: LA COMUNIONE DATA SULLA MANO SI CONCILIA BENE SOLTANTO CON UN'INTERPRETAZIONE ERETICALE DEL SENSO ATTRIBUITO AI FRAMMENTI.


V - Educazione dei fedeli al culto eucaristico

a) La Comunione "data sulla mano" riduce notevolmente - fino ad estinguerlo - il SENSO DELLA MAESTÀ DI DIO, declassando la Comunione Eucaristica al livello della banale funzione nutritiva, ove l'elemento sensibile, nei moltissimi spiritualmente sprovveduti, suole prevalere sul Mistero della presenza reale.

Cristo "appare" (e si è portati quasi istintivamente a ritenerlo) come "una cosa": "cosa sacra" (come potrebbe esserlo una "reliquia"), ma sempre "cosa", non PERSONA DIVINA. Può sembrare un ricordo, un dono, non la Super-Realtà del DONATORE STESSO... Lo si prende in mano come "un oggetto"; mentre si tratta del SOGGETTO, suprema Origine di tutte le "persone" create", umane ed angeliche... Il nuovo rito Lo "mette a portata di mano", Lo fa "tenere in mano" come qualcosa sulla quale si afferma un dominio, si esercita un diritto... Mano che tocca tutto, compreso ciò che vi è di più ributtante, pericoloso, micidiale, ecc.; ciò che non può dirsi della lingua che tocca soltanto ciò che è sano, pulito, piacevole, sacro, benedetto...

b) Si obietta che "il modo umano" di mangiare esige l'uso delle mani, al quale il Signore si sarebbe adattato per ispirarci sentimenti di confidenza con Lui... Ma considerazioni del genere non possono persuadere, perché:

1° la "mensa eucaristica" è incomparabilmente superiore a tutte le "mense umane". Come "mensa celeste", che prelude alla vita eterna, essa richiede un modo, uno stile, un apparato così diverso da simolare la fede ed elevare lo spirito alla sfera del divino, incompatibile con tutti gli usi e le convenienze umane...

2° Molto più che siamo condizionati da una cultura laicizzata fino al più deciso rifiuto del "sacro", alla più irriducibile indifferenza per tutti i valori, gl'ideali, i dogmi, i doveri, le liturgie, la storia del Cristianesimo...

L'uomo d'oggi non crede più nella "verità", non si sente più vincolato a norme assolute, è ribelle a qualsiasi richiamo del soprannaturale... Mitologico è per lui un Dio che si rivela all'uomo e muore per salvarlo... Non può stupire quindi che il dogma eucaristico gli resti del tutto inaccessibile, che la Messa gli sembri un rito magico, qualcosa di primitivo, ingenuo, assurdo...

Ecco perché il Protestantesimo liberale - con una corrente sempre più nutrita di teologi - per presentare un Cristianesimo più credibile, va soffocando nel popolo la pietà eucaristica, irrisa come forma deteriore di devozione... Il Cristianesimo - si ripete con insistenza - è amore e azione, socialità e produttività, mondanità e storicità...

Non siamo alla "teologia della morte di Dio"?... alla concezione di un Cristianesimo ateo?

3° Ora, è certo che anche "la comunione data sulla mano" favorisce l'infiltrazione di tali idee, il consolidamento di posizioni così formidabilmente eversive... Non restava che il nuovo rito per rendere moltissimi sacerdoti anche più intollerabilmente disinvolti e sbrigativi, distratti e arroganti nel trattare l'Eucaristia... Gesù, in una visione al P. Pio, con immenso disgusto li chiama i suoi "MACELLAI" (Epist. I, 7 aprile 1913, pp. 350 s).

Dal loro canto, i Protestanti sono felici di ripetere: "Se Dio (nel Verbo Incarnato) fosse realmente presente sull'altare, voi cattolici Lo trattereste diversamente! Si tratta di una fandonia". C'è da arrossire!...

4° Nelle nazioni dove da alcuni anni è stata introdotta la nuova liturgia, non risulta che si siano realizzati dei veri progressi nel culto eucaristico. L'insuccesso del nuovo rito quanto alla distribuzione dell'Eucaristia è irrefutabilmente documentato dallo stesso Pontefice Giovanni Paolo II (Sul Mistero e il culto della SS. Eucaristia, 11):
"...Giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle Specie eucaristiche, mancanze che gravano non soltanto sulle persone colpevoli di tale comportamento, MA ANCHE SUI PASTORI DELLA CHIESA, che fossero stati meno vigilanti sul contegno dei fedeli verso l'Eucaristia.
"Avviene pure che, talora, NON SI È TENUTA IN CONTO LA LIBERA SCELTA E VOLONTÀ DI COLORO CHE, ANCHE DOVE È STATA AUTORIZZATA LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE SULLA MANO, PREFERISCONO ATTENERSI ALL'USO DI RICEVERLA IN BOCCA. È difficile quindi, nel contesto dell'attuale lettera, non accennare ai dolorosi fenomeni sopra ricordati...
In alcuni paesi - specialmente in Occidente - il fenomeno della noncuranza è desolante...; la partecipazione liturgica è sempre più scarsa...; si chiudono le chiese, se ne vendono all'asta i terreni fabbricabili...

Cosa hanno ottenuto le varie Conferenze Episcopali chiedendo alla S. Sede la facoltà di deporre la Comunione sulla mano dei fedeli?... Non hanno previsto che, diminuendo la fede nell'Eucaristia (esposta dal nuovo rito a diaboliche irriverenze), avrebbero colpito il "sacerdozio ministeriale" e quindi contribuito a soppiantare la Gerarchia, demolire la Chiesa?


VI - Uniformità nella partecipazione dei fedeli alla mensa eucaristica

Una grande maggioranza di sacerdoti, preoccupati di salvare l'uniformità, domani finiranno con l'imporre A TUTTI di ricevere l'Eucaristia sulla mano. Ora, a parte la rettitudine delle loro intenzioni, una disposizione del genere sarebbe gravemente deplorevole come un vero atto di prepotenza. Si rifletta:

a) non pochi di quei sacerdoti non cessano di parlare di "personalità", "creatività", "spontaneità", permettendosi proprio per la "mania" dell'originalità a tutti i costi di violare impunemente molte rubriche del Messale... Strano ora tanto zelo...;

b) molto più che la Chiesa non ha inteso abolire l'antico costume, permettendo a tutti di continuare a ricevere l'Eucaristia sulla lingua. Anche il Papa - come abbiamo riferito sopra - sostiene questo diritto, condannando certi membri del Clero che arbitrariamente hanno osato violarlo.

c) «In campo liturgico - ha scritto il card. Ratzinger - dire "cattolicità" non significa dire uniformità», mentre [...] proprio il pluralismo post-conciliare si è dimostrato stranamente uniformante, quasi coercitivo, non consentendo più livelli diversi di espressione di fede pure all'interno dello stesso quadro rituale" (Rapporto sulla fede, di V. Messori, EP 1985, p. 129).


VII - Un'elementare esigenza d'igiene

Si è voluto far credere che, stando alla nuova liturgia, s'impedirebbe al sacerdote di toccare con le mani la lingua dei fedeli... Ma tale preoccupazione è del tutto infondata, pretestuosa, e ciò perché:

a) il fatto accade rarissimamente, per cui non può giustificare una disposizione positiva che, per sé, dovrebbe provvedere al bene comune e impedire inconvenienti soliti a verificarsi solo nella stragrande maggioranza dei casi...

b) Sono sempre stati i sacerdoti e i fedeli i primi a preoccuparsi perché quell'indecenza non si verificasse, ed usare perciò la massima diligenza per evitarla... Essa è ripugnante per tutti...

c) Del resto - anche per motivi d'igiene - il sacerdote, prima di celebrare, suole lavarsi le mani, per cui nelle sacrestie c'è sempre un lavandino con acqua corrente... L'operazione è ripetuta all'inizio della "liturgia eucaristica" perché espressamente prescritta nella Institutio Generalis... (nn. 52, 106, 222).

d) L'argomento si può ritorcere facilmente, essendo proprio la nuova norma ad urtare contro ogni buona regola d'igiene. Basti riflettere che:

1° il sacerdote, deponendo la particola sulle mani di TUTTI, si trova davanti una moltitudine di persone entrate in chiesa dopo aver toccato maniglie e passamani di case e negozi, i sostegni di autobus e taxi; dopo avere stretto le mani di amici, ecc., e aver maneggiato il denaro che accumula sui polpastrelli e nel palmo delle medesime milioni di bacilli... Un tempo, nell'atrio delle antiche basiliche cristiane, c'era una grande vasca per le "abluzioni" dei fedeli...

2° Non è irriverente dare il Santissimo anche a zingari, mendicanti, barboni, semidementi..., abitualmente lerci e con mani SUDICIE, MALEODORANTI che nessuno toccherebbe, e con le quali essi, portando l'ostia alla bocca, peggiorano le proprie condizioni di salute?

3° Alla mensa eucaristica si vuol far "mangiare con le mani". Ma quale persona civile, quando torna a casa, prima di sedersi a tavola e toccare le vivande, non si lava le mani per premunirsi contro eventuali infezioni?

Soltanto l'ipocrisia può suggerire PER RAGIONI D'IGIENE LA "COMUNIONE SULLA MANO". I FEDELI, SE NON SONO PREVENUTI DA UN'INSANA PROPAGANDA LITURGICA, DOVREBBERO ESSERE I PRIMI A RIFIUTARLA.


VIII - La via del precipizio

La Comunione sotto le due specie ora è piuttosto frequente: in certe chiese è addirittura quotidiana.

Ora, se il "Corpo" di Cristo è dato sulla mano, cosa ne sarà del "Sangue"? Si permetterà a ciascuno d'intingere la particola nel calice?... Si consentirà ai fedeli di sorbirlo direttamente dal medesimo?

a) Nel primo caso, la caduta di gocce del Sangue è inevitabile, SE IL GESTO È RIMESSO ALL'INIZIATIVA DI TUTTI, compresi gl'innumerevoli frettolosi, faciloni, disattenti, maleducati E SPECIALMENTE I MALINTENZIONATI... Chi li conosce in una città anche non grande?... Chi può prevenire le loro profanazioni?

b) Nel secondo caso, che senso può avere ancora il divieto fatto ai fedeli di "comunicarsi da sé", e quindi il precetto di ricevere l'Eucaristia dal "ministro", ordinario o straordinario che sia?

c) Non si arriva così a perdere di vista la distinzione essenziale tra "sacerdozio ministeriale" e "sacerdozio comune"? La confusione - come appunto voleva Lutero - equivale alla soppressione del "sacerdozio ministeriale"..., quindi alla liquidazione della struttura gerarchica della Chiesa..., e alla coseguente negazione di questa come Società visibile... È LA RESA TOTALE AL PROTESTANTESIMO, che può finalmente cantare vittoria dopo decenni di lenta e ininterrotta penetrazione nelle diocesi e negl'Istituti religiosi, nelle scuole e nelle case editrici del mondo cattolico...


IX - Libertà fautrice di scandalosi contrasti

Ai fedeli si lascia la libertà di "scegliere" tra "comunione sulla lingua" e "comunione sulla mano".

Ciò autorizza a supporre che le due "scelte" siano convenienti, per cui ciascuno ha (o crede di avere) le sue buone ragioni per l'una o l'altra. Ragioni non solo soggettive (sensibilità, fervore, tipo di cultura, abitudine...), ma anche oggettive: quelle di livello teologico, morale, storico...

Quale delle due tesi può prevalere? La loro opposizione è innegabile.

Ma chi non intuisce che essa è destinata a scendere dal livello teorico a quello pratico di contrasti tali da degenerare - in certi ambienti - in vere contese, diatribe, pettegolezzi a non finire?...

Appunto il risultato di un "piano" paragonabile ad una trama diabolicamente ordita per scompaginare "il popolo di Dio", già fin troppo travolto nella corrente delle tante polemiche che contrappongono tra loro vescovi, teologi, biblisti, liturgisti...

Ovviamente, i più cauti tra i fedeli presumono di uscire dal caos animati soltanto da una profonda indifferenza per tutto e tutti: quella che infelicemente sconfina nella perdita della fede. Essi però sanno purtroppo (perché ben informati da saggi e riviste specializzate) che molti teologi cattolici - succubi della critica kantiana - hanno dichiarato impossibile la conquista della verità-in-sé, quella assoluta, immutabile, eterna... Non sono forse certe riviste cattoliche che ritengono il Cristianesimo una delle molte religioni vere, e non già l'unica, superiore a tutte, come si era sempre creduto?...

Il baratro perciò è aperto, e noi fedeli, oggi, siamo terribilmente disorientati, come - dopo Paolo VI - lo stesso Giovanni Paolo II ha dovuto riconoscere fin dal 6 febbraio del 1981.


X - Involuzione storica

È stato osservato che Gesù, nell'ultima Cena, dopo avere spezzato il pane, lo diede nelle mani degli Apostoli, senza preoccuparsi di altro. Precisamente secondo il rito poi celebrato nella Chiesa primitiva. Perché non tornare alle origini?...

Rispondiamo:

a) ignoriamo cosa esattamente sia avvenuto quella sera...; non sappiamo cioè come il Signore abbia provveduto perché in quel momento solenne non si mancasse di rispetto a Lui stesso, presente sotto le specie sacramentali...

b) Il fatto storicamente documentabile che i primi Scrittori e Padri della Chiesa si siano preoccupati di ammonire i fedeli di non far cadere né frammenti di pane né gocce di vino dimostra che essi non avevano alcuna ragione di supporre che Dio intervenisse con la sua onnipotenza per impedire ogni profanazione "sottraendo" la sua personale presenza a quei frammenti e a quelle gocce...

c) E dovette essere appunto la loro evidente preoccupazione e l'effettivo ripetersi degl'inconvenienti verificatisi che lentamente suggerirono di modificare il rito della Comunione. Risulta che a Roma S. Gregorio Magno cominciò ad abolire l'antica pratica, poi tramontata quasi ovunque dall'VIII secolo in poi...

d) Dunque, c'è da pensare ad un processo di maturazione della coscienza cristiana, sempre più compresa della dignità del dogma eucaristico; processo evolutivo fondato sull'incontenibile vitalità del Corpo Mistico, alla ricerca incessante di forme sempre più adeguate al Mistero celebrato...

Questa è la vera storia della Chiesa. Essa spiega perché Pio XII abbia respinto decisamente la mania archeologizzante di "coloro che (...) fanno rivivere riti già caduti in disuso..." (Mediator Dei, 47); si sforzano di "ripristinare certi antichi riti e cerimonie..." (iv. 48). Il principio è intuitivo: "Un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori e alle nuove condizioni verificatesi..." (iv. 49).

Ora, tornando alla comunione data in mano ai fedeli, si urta contro il processo storico, cioè contro secoli di una collaudatissima esperienza, per la quale nel 1979 si notava: "NEL DISTRIBUIRE LA SANTA COMUNIONE, SI CONSERVI LA CONSUETUDINE DI DEPORRE LA PARTICOLA DEL PANE CONSACRATO SULLA LINGUA DEI COMUNICANDI, CONSUETUDINE CHE POGGIA SU UNA TRADIZIONE PLURISECOLARE..." (Rito della Comunione fuori della Messa, n. 21).

Chi ha potuto suggerire tale inversione di marcia? Perché contraddirsi in modo così pietoso, da sollevare scandalo ed esporre al ridicolo l'Autorità ecclesiastica?...


XI - La grande ora del laicato

Dai gloriosi tempi dell'Azione Cattolica al Concilio Vaticano II e ai Papi che ne hanno seguito le direttive, giustamente è stata richiamata ed esaltata la missione dei laici nella Chiesa. L'attuale Pontefice riconosce che essi hanno accolto "l'appello di Cristo a lavorare nella sua vigna, a prendere parte viva, consapevole e responsabile alla missione della Chiesa in quest'ora magnifica e drammatica della storia, nell'imminenza del terzo millennio" (Christifideles laici, 3).

Tuttavia sono ancora troppo numerosi i fedeli che non leggono, non ascoltano, non capiscono; ed è per questo che tacciono, subiscono: la loro passività è mortificante, ignorando le disposizioni della S. Sede. Intendiamo alludere particolarmente al nuovo rito di ricevere sulla mano l'Eucaristia.

TUTTI SAPPIANO DI POTER CONTINUARE A RICEVERLA SULLA LINGUA, e quindi di POTER ESIGERE CIÒ DAL SACERDOTE; si tratta di un loro sacrosanto DIRITTO, per difendere il quale non devono farsi scrupolo di reagire energicamente, sia pure con umiltà e dolcezza.

Restando salde le basi di una fede illuminata dalle fonti della Rivelazione e dagl'interventi del Magistero, i fedeli possono partecipare attivamente alla vita della Chiesa non solo pregando e soffrendo, ma anche supplendo a gravi omissioni di certi membri del Clero, disinformati, tiepidi, pigri, dalle idee confuse e talvolta errate, più sensibili a correnti teologiche ereticali che alla voce della Chiesa docente...

Nell'attuale e generale anarchia degli spiriti, QUESTA È LA GRANDE ORA DEI LAICI i quali, in altri tempi, hanno avuto il merito di salvare l'ortodossia. Anche oggi essi, educati alla sana teologia appresa nella diretta e immediata dipendenza del magistero infallibile del Papa, intendono collaborare nella difesa del dogma e nel più esemplare rispetto della Tradizione Apostolica Romana.


XII - Perché finora l'Italia si è distinta dalle altre nazioni?

a) Perché finora nel giudizio della Conferenza Episcopale hanno prevalso le ragioni esposte.

b) Ragioni suggerite principalmente da una più acuta e profonda sensibilità al dogma eucaristico e da una più coerente coscienza dei doveri che ne risultano per tutti i credenti.

c) Fede e coerenza che hanno sempre caratterizzato la vita della Chiesa nelle nazioni latine e specialmente in Italia, rimaste immuni dal contagio della Riforma Protestante perché più direttamente soggette al magistero dei successori di Pietro.

Ma al presente, anche in Italia, le persistenti pressioni della teologia protestante hanno finito col demolire in molti anche la fede nel CARATTERE ESSENZIALMENTE SACRIFICALE DELLA MESSA, ritenuta un puro CONVITO: appunto la Cena protestantica. Accettata la quale, è stato logico convincersi che prendere l'Eucaristia con le mani sarebbe stata la cosa più ovvia del mondo... Infatti, chiunque, nel mangiare prende il cibo con le mani, non lascia che qualcuno glielo metta in bocca...

Segue che la nuova liturgia è veramente comprensibile SOLO RIDUCENDO LA MESSA AD UN "BANCHETTO", e negandola perciò come CELEBRAZIONE SACRAMENTALE DEL SACRIFICIO DELLA CROCE. Così il gesto di ricevere la comunione sulla mano risale ad un'origine che non è temerario definire ereticale... Noi non siamo riusciti a darne una spiegazione più diretta: nei documenti del magistero manca una ragione che ne dimostri la necessità; per cui la concessione appare del tutto gratuita. Ma comunque la si volesse proporre, mai potrebbe motivare una scelta dei fedeli contraria ad una loro plurisecolare consuetudine, suffragata da argomenti validissimi come quelli da noi esposti.


CONCLUSIONE

Questi i rilievi che spiegano la nostra insofferenza per la norma che andrà in vigore all'inizio del prossimo Avvento.

Lo ripetiamo: la libertà concessa ai fedeli di continuare a ricevere l'Eucaristia sulla lingua è quella medesima per la quale ci siamo permessi di esporre le ragioni del nostro atteggiamento.

Dunque, libertà ragionata, non protesta scapigliata, di tipo pietistico, devozionale, da fanatici miopi o pavidi conservatori... Libertà fondata sulla verità oggettiva di quelle ragioni, sulle quali poggia il legittimo esercizio della nostra libertà di figli di Dio e della Chiesa.

Perciò, se RIMANDARE l'entrata in vigore della norma discussa risulta praticamente impossibile, supplichiamo la C.E.I. di notificare ai Vescovi e ai fedeli delle diocesi d'Italia che il COSTUME TRADIZIONALE di ricevere la Comunione resta quello più vivamente RACCOMANDATO DALLA CHIESA; per cui - anche se non imposto - è sempre preferibile all'altro perché più conforme allo spirito di fede, più adatto a conservare il fervore della vita eucaristica del popolo.

Noi confidiamo di essere esauditi perché memori di una lettera straordinariamente significativa e impegnativa di Giovanni Paolo II Sul mistero e il culto della SS. Eucaristia. Egli, nel n.12, ha chiesto solennemente PERDONO a Dio:
- "per tutto ciò che per qualsiasi motivo e per qualsiasi umana debolezza, impazienza, negligenza, in seguito anche all'applicazione talora parziale, unilaterale, erronea delle prescrizioni del Concilio Vaticano II,

- possa aver suscitato scandalo e disagio circa l'interpretazione della dottrina e la venerazione dovuta a questo grande sacramento.

- E prego il Signore Gesù perché nel futuro sia evitato, nel nostro modo di trattare questo sacro mistero, ciò che può affievolire o disorientare in qualsiasi maniera il senso di riverenza e amore nei nostri fedeli..."

Ora:
- se sarebbe gravemente offensivo per il Papa supporre che egli quel giorno, 24 febbraio 1980, abbia recitato una farsa;

- se la facoltà di ricevere l'Eucaristia sulla mano, autorizzata da lui, Pastore dei Pastori, suscita realmente scandalo e disagio, affievolisce e disorienta il senso di riverenza e di amore dei fedeli;

- se Egli si è sentito obbligato a chiedere "perdono" per le responsabilità del Clero (debole, impaziente, negligente, infedele alle prescrizioni del Concilio),

abbiamo tutte le ragioni di sperare che questa nostra reazione non lascerà insensibili i membri della Conferenza Episcopale Italiana, responsabili - in caso contrario - di milioni di sacrilegi e specialmente di una sempre più macroscopica apostasia del popolo dalla fede, delle pratiche del culto, della subordinazione alla Gerarchia.

Membri del Corpo Mistico, anche noi - umilissimi fedeli - siamo animati dal Suo "Spirito di verità" e ci sentiamo in dovere di partecipare attivamente alla vita della Chiesa col contributo del nostro consiglio suggerito dalla fede e dalla ricca esperienza di "laici" impegnati nel mondo.