sabato 27 marzo 2010

Dalla terra di Santa Caterina si alza un nuovo accorato grido al "dolce Cristo in terra"

Pubblichiamo questo bellissimo appello al Santo Padre tratto da fidesetforma.blogspot.com. Dalla terra di Santa Caterina si alza un nuovo accorato grido al "dolce Cristo in terra".

SANTITA', MAI COME OGGI C'E' BISOGNO DI FERMEZZA!
di Don M.D.M.

Santità,
            mi rivolgo a Voi, Dolce Cristo in terra, in quest’ora di dolore e di confusione, come l’ultimo e il più indegno dei vostri figli.

Ancora una volta la Barca di Pietro è sballottata dalle tempeste della menzogna, del peccato e dell’odio. Imploro dal Signore che vi tenga saldo e fermo al suo timone perchè possiate condurci al porto sicuro della Verità che è Cristo Signore.

Con dolore e sgomento assistiamo alla siturazione, a dir poco disastrosa, del Clero in questi giorni.
Certamente, un’occasione unica per chi non aspettava altro che poter sparare nel mucchio... E quale occasione migliore dell’aver finalmente “scoperto” il sommerso mondo dell’immoralità dei chierici?

La terribile piaga della pedofilia che flagella il mondo, e che non ha sicuramente risparmiato la Chiesa, diventa un’occasione d’oro per chi vuol gridare, ad ogni piè sospinto, che essa, la Sposa di Cristo giace impunita con il peccato, e che la sua casa, altro non è, se non un covo di perversi e fucina di ogni genere di malvagità.

Un boccone ghiotto e prelibato per chi, da tempo e in ogni modo, si adopera per strappare definitivamente l’Europa (e il mondo intero) da quella madre che l’ha nutrita, l’ha cresciuta, e che come unico baluardo, continua a difenderla dalle ondate nichiliste, relativiste, e laiciste di un potere che sembra voler giustizia, ma in realtà vuole solo far prevalere le sue ideologie! E che, -eliminata la Chiesa- rivestito come paladino di una nobile causa, finalmente avrà campo libero di imperversare in ogni modo!

Ma la realtà è ben altra da quella che sembra apparire e che ci vogliono far credere: “la pedofilia è un fenomeno di massa nella Chiesa…”, “tutti i preti sono pedofili...”, “non dobbiamo ascoltarla, nè seguirla, ma bisogna diffidarne...”, “i nostri figli sono in pericolo...”.

Noi sappiamo, Santità, e conosciamo quella schiera silenziosa di sacerdoti, religiosi, religiose, che ogni giorno per le strade del mondo, o nel silenzio dei monasteri, offrono la loro vita per Cristo e per il bene delle anime. Ma il mondo non li conosce, e non li accoglie, perchè non riesce a soggiogarli al suo potere e alle sue lusinghe, li odia: “...se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi...ma abbiate fede, Io ho vinto il mondo...”. E per questo, tutto ciò che sta accadendo in questi giorni, in fondo non ci stupisce, anche se ci addolora, e per tanti aspetti, “il cor s’impaura”.
Basta tenere i piedi per terra, e non farsi travolgere dalla melma di ipocriti giudizi, per rendersi conto di quanta falsità, di quanto odio, e di quanta sete di distruzione si annida nel tumulto “giustizialista” di questi giorni.

Certo, con dolore, Santità, guardiamo il rumoroso dilagare e il viscido strisciare del male e della menzogna, della calunnia e anche dell'indifferente ignavia di coloro che più dovrebbero stringersi a Pietro per non lasciarlo solo in mezzo ai lupi, ma sappiamo anche riconoscere il Bene e la Verità, che fa molto meno rumore, e nel contempo è presente, opera, dà i suoi frutti e alla fine trionferà.

Ma è giunta l’ora, Padre santo, di guardare in faccia il male con lo stesso coraggio con cui la Santità Vostra ha deciso di affermare che non solo i responsabili degli ignominiosi crimini ai danni dell'infanzia vanno consegnati alla giustizia civile perché criminali oltre che peccatori, ma anche che i Vescovi omertosi devono collaborare con le autorità civili nell'affrontare i tremendi autori dei suddetti crimini. Anche se fa paura, e appare invincibile e inattaccabile, è giunta l'ora di iniziare a sferrare una vera e propria battaglia per estirparne le radici e fare in modo che il male, come un veleno, non si diffonda dappertutto! Certo, ce lo ha ricordato lei Santità, pochi giorni fà: tanta indulgenza verso il peccatore, ma nessuna per il peccato e le sue strutture.

Nello stesso tempo, però, sono in molti i fedeli ed ancor più i sacerdoti a domandarsi come sia stato possibile nel passato che la Chiesa proteggesse criminali conclamati lasciando loro per anni la possibilità di unire al proprio vizioso agire criminale l'esercizio del sacerdozio? Come ha potuto la Chiesa lasciare che quelle mani impure dei suoi indegni ministri accogliessero il Corpo e il Sangue di Nostro Signore?

Queste domande accorano i fedeli e noi sacerdoti incapaci di trovare ragionevoli e cristiane risposte! Ma Voi conoscete bene, Santità, la vastità della sporcizia che è dentro la Chiesa e Voi sapete bene quanta devastazione in questi ultimi sessant’anni ha causando quest’esasperato progressismo non solo nella morale, ma anche nell’ortodossia della fede.

Mentre buona parte della Chiesa si nutriva di un certo “buonismo”o “spirito di comprensione”, si trastullava nel “dialogo” o negli “equilibri da rispettare”, si schermiva dietro la “discrezionalità diplomatica” o gli “scandali da evitare”, la piaga si è aggravata sempre di più, diffondendosi e devastando senza sosta!

Il popolo assiste oggi attonito e confuso, e chiede, più di ogni altra cosa, a noi i pastori, e ancor più a Vescovi e Cardinali e a Voi, Santità, Pastore grande delle pecore - che mai come in questo momento siamo chiamati a custodire e proteggere - FERMEZZA!

Quella sana fermezza della Chiesa - ritenuta come un male di altri tempi da certi teologi e intellettuali - che non cedeva a compromessi, nè verso l’immoralità, nè verso gli attentati alla sana dottrina; quella santa fermezza, Santità, invocata da santi e sapienti cristiani, e che tante volte nella storia ha salvato la barca di Pietro da terribili derive e catastrofici naufragi.

Si la fermezza, Padre Santo.

Un argine, che se non altro, permetteva di controllare al massimo certi fenomeni e che sicuramente non assicurava vita facile e lunga a persone e idee, ad intra o ad extra, miranti a trascinare la Sposa di Cristo nel fango, disseminando confusione e odio.

Dov’è finita, Santità, la sapienza e la prudenza dei pastori?

Dov’è finita la fermezza, la prudenza e il sano discernimento nei Seminari- tanto in questioni “de fide” quanto “de moribus” – che portava agli Ordini Sacri candidati di solida formazione e di retta spiritualità. Certo, il male e la fragilità umana è stata, è, e sarà una realtà con cui bisognerà sempre fare i conti, ma non prima di aver certezza davanti a Dio, si dovrebbero poter proclamare quelle solenni e grevi parole contenute nel Rituale per le Ordinazioni agli Ordini sacri: «Quantum humana fragilitas nosse sinit, et scio et testificor illos dignos esse» («Per quanto l’umana fragilità permette di sapere, so e testimonio che sono degni»).

Una certa carità ci ha spinti a doverci mettere in ascolto del mondo, ad aprici ad esso, dimenticando che noi non gli apparteniamo, e che la nostra Patria è nei cieli; confondendo così la terra con il cielo e il cielo con la terra, ci siamo persi in esso, e non ci riconosciamo più.
Abbiamo preteso di poter fare a meno della sapienza della Chiesa, dei suoi Santi, della sua spiritualità, dei suoi insegnamenti, della sua Tradizione; li abbiamo ritenuti superati: il mondo non ci capiva più, ci ripetavamo preoccupati.

Così nei Seminari, nei Conventi, e negli stessi Monasteri si è cominciato a rinunciare alla disciplina, e si è iniziato a sostituire lo spirito di penitenza e di mortificazione con uno spirito gaio e festaiolo, nel nome di una presunta gioia della fede.
Il clero, sia secolare che regolare, ha iniziato a trasformarsi in una sorta di categoria sindacale senza volto e senza identità, tutta protesa verso un umanitarismo sociale e filantropico; e ci faceva piacere, Santità, perchè il mondo ci applaudiva.
“A che serve pregare?” - ci dicevano – “…bisogna operare, fare, costruire, combattere. La vita interiore? …Un inutile spiritualismo... La pratica della penitenza?...Cose medievali, d’altri tempi...!”.

Era sorta una nuova primavera, quella dei nuovi tempi inaugurata dall’era conciliare, e per queste cose non c’era più spazio; finalmente, più liberi e più moderni!
E ....il risultato? È sotto gli occhi di tutti!
La disciplina (dal latino discere, che significa imparare) la regola, il rigore, erano armi indispensabili per il raccoglimento interiore e per irrobustire la vita di fede, - e Lei, Santità, e i suoi Predecessori lo sapete bene -, lo spirito di mortificazione era un’esigenza per chi aveva deciso di rinunciare al mondo per seguire e consegnarsi totalmente a Cristo, umile, casto e povero.
Ma si è voluto semplicemente “cambiare pagina”, e senza queste armi il vizio ha spalancato le porte alla menzogna in ogni sua forma.

In Seminario - lo ricordo ancora con tristezza - se si tentava di vivere con una certa serietà gli studi e la formazione al Sacerdozio (che di fatto è inesistente e, in un certo senso, bisognava cercarsela) nella fedeltà al magistero e al Santo Padre, richiedendo un certo rigore e rimproverando un certo lassismo formativo e dottrinale, si veniva subito classificati come squilibrati, derisi dai Superiori e, molti, venivano allontanati e costretti ad abbandonare la vocazione. Per costoro i provvedimenti dell’Autorità non tardavano a giungere, implacabili!
Ma la cosa che ricordo ancora con più dolore e tristezza, Santità, è che per quanti nei corridoi del Seminario si rincorrevano gai, chiamandosi con nomignoli femminili e atteggiandosi con fare altrettanto ambiguo, viceversa, tutto era perdonato, compreso, non considerato come un problema, nonostante le chiari indicazioni della Chiesa in merito.

E allora, Santità: fermezza. Essa è la forma più alta della Carità!

I Pastori tornino a fare ciò per cui sono stati investiti dalla Sapienza Divina: custodi saggi e forti della fede del gregge e, in modo particolare, dei loro sacerdoti, senza cedimenti e senza compromessi, e in vera e totale comunione e obbedienza alla Santità Vostra e al Vostro Magistero. Meno parole, ragionamenti vani, convegni sociali e pastoralismi inutili! Più attenzione nei luoghi di formazione, più giudizi che partono dalla fede e non da ordini del giorno dettati dal mondo!

Allora, prima di rivolgersi ad extra, è ora, Padre Santo, di fare un’operazione ad intra e ripulire Atenei Pontifici, Seminari, Conventi, Curie e Sacri Palazzi da quella congerie di immondi personaggi che fanno scempio della dottrina e della morale cattolica, e che abusano delle loro cattedre o della loro funzione per demolire la Chiesa, assecondare i propri vizi o ricercare l’approvazione del secolo.

Perdonatemi, Padre Santo, se oso ricordare alla Santità vostra - in realtà intendo ricordarlo anche tutti quei Vescovi che sembrano ignorare le Vostre parole, i Vostri insegnamenti, le Vostre esortazioni, con cinica quanto poco cristiana indifferenza e ignavia - quanto già in tempi non meno confusi per la Chiesa, S. Caterina da Siena ripeteva ai vostri Predecessori: “...Pare, santissimo Padre, che questa Verità eterna voglia fare di voi un altro Lui; e si perché siete suo vicario di Cristo in terra, e si perché nell’amaritudine e nel sostenere vuole che riformiate la dolce Sposa sua e vostra, che tanto tempo è stata impallidita (…). Ora è venuto il tempo che Egli vuole che per voi, suo strumento, sostenendo le molte pene e persecuzioni, la Sposa sia tutta rinnovata. Di questa pena e tribolazione ella nascerà come fanciulla purissima…" (Lett.n. 346).

Si, Santità, come allora ancor più oggi, c’è bisogno di un rinnovamento soprattutto interiore, e su questo non si può più indugiare, e certo: “... Voi non potete di primo colpo levare i difetti delle creature, ma potete lavare il ventre della santa Chiesa, cioè procurare a quelli che vi sono presso e intorno a voi, spazzarlo dal fracidume, e ponervi quelli che attendono all’onore di Dio e vostro, e bene della santa Chiesa; coloro che non si lascino contaminare dalle lusinghe o dai denari. Se reformate questo ventre della sposa vostra, tutto il corpo agevolmente si riformerà; e così sarà onore a Dio, utilità a voi, santità delle membra e si spegnerà l’eresia.." (Lett. 364).

Verrà la persecuzione, ovviamente, anzi è già iniziata!

Ma senza salire al Calvario, Padre Santo, questa massa di Prelati e non, accecati dal mondo e dalle sue pompe, “...posti a nutrirsi al petto della Santa Chiesa...”, non potrà mai ambire ad esser parte del Corpo mistico di Cristo; se non saprà affrontare anch’essa la Croce, non meriterà di seguire Cristo nella gloria.

La Chiesa, Padre Santo, ha qualcosa di infinitamente più grande dei suoi limiti da offrire al mondo e che abbraccia le stesse vittime di tanta barbarie: l’abbraccio di Cristo e la sua promessa: “non praevalebunt”. Senza di questo non avremmo più scampo, e allora sì che il male prevarrebbe, e noi saremmo veramente perduti. Ci sentiamo un pò, come in quella notte, quando la tempesta imperversava su quel lago, e la povera barca sembrava sprofondare...e Lui a poppa dormiva....: “Maestro svegliati, non t’importa che periamo?...”, e Lui sgridò la tempesta: “...Taci, calmati...” e a quegli uomini, umanamente impauriti, con una tenerezza infinita disse: “...Perchè siete così paurosi? Non avete ancora fede?...”.

É il suo metodo, ci mette alla prova, tutti, perchè ci abbandoniamo a Lui con coraggio; perchè comprendiamo che senza di Lui non possiamo far nulla e tutto sarebbe irrimediabilmente perso; ma, soprattutto, vuol dirci di non temere perchè c’è Lui, nella Chiesa c’è Lui, e voi Padre Santo, di questo siete il segno grande e luminoso.

Che Dio abbia misericordia di me, Padre Santo, se qualche germe di orgoglio dovesse nascondersi anche solo dietro una di queste mie povere parole.

L’ultimo dei vostri figli, mentre conferma alla santità Vostra il suo filiale rispetto e incondizionata obbedienza, chiede indegnamente la sua Apostolica Benedizione.