L'ottimismo conciliare può cambiare la realtà dei fatti?
Cinquant'anni fa si apriva il 21° concilio
ecumenico della Chiesa, il più importante di tutta la sua storia per il numero
dei partecipanti ed anche il più atipico, se non altro per la volontà di «
apertura al mondo » che ostentava nella sua seduta inaugurale (11 ottobre
1962).
Un nuovo umanesimo
Una delle caratteristiche del Vaticano II
risiede nell'ottimismo radicale e fontale con cui ormai la Chiesa intendeva
portare il suo sguardo sull'umanità. Un mese prima dell'apertura, papa Giovanni
XXIII aveva assegnato a questo « incontro mondiale » lo scopo di « rendere per
tutti l'esistenza terrena più nobile, più giusta, più meritoria » esaltando «
le applicazioni più profonde della fraternità e dell'amore » (messaggio Ecclesia Christi lumen gentium, 11 settembre 1962). Più
celebre è la fascinazione del papa nella sua allocuzione d'apertura Gaudet Mater Ecclesia, che segna il suo disaccordo di
fronte « ai profeti di sventura » per farsi lirico : « Il Concilio che inizia
sorge nella Chiesa come un giorno fulgente di luce splendidissima. È appena
l’aurora: ma come già toccano soavemente i nostri animi i primi raggi del sole
sorgente! Tutto qui spira santità, suscita esultanza ». Il discorso di chiusura del Concilio, pronunciato da Paolo VI il
7 dicembre 1965, volle tradurre questo formidabile slancio di simpatia della
Chiesa rinnovata nei confronti del mondo laico e profano : « ... e riconoscerete
il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori
dell’uomo. » Ormai, « Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata
dal Concilio sul mondo umano moderno. »
Il fumo di Satana
Fu presto necessario disilludersi! L'annunciata
primavera di una nuova Pentecoste non ebbe luogo. Meno di dieci anni dopo
l'apertura del Vaticano II, papa Paolo VI partecipava il suo smarrimento. Il 29
giugno 1972, nella sua omelia per la festa dei santi Pietro e Paolo dichiarava : «
Davanti alla situazione della Chiesa di oggi, abbiamo la sensazione che da
qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. Vediamo il
dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il
confronto.(…) È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per
finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Si credeva che dopo il
Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È
venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di
incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più dagli
altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli. Come è potuto accadere
questo? È intervenuto un potere avverso il cui nome è il diavolo… ». Tuttavia,
Paolo VI non voleva vedere in questa drammatica situazione la conseguenza delle
riforme e delle novità distruttrici della vita cattolica introdotte dal
Vaticano II, ma al contrario : « Noi crediamo all'azione di Satana che oggi si
esercita nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio
ecumenico, e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno della gioia di
aver riavuto in pienezza la coscienza di sé. » Si continuò dunque ad applicare
il Concilio, malgrado la crisi senza precedenti che scuoteva tutti i lembi della
Chiesa : caduta delle vocazioni, rivoluzione liturgica, crisi degli ordini
religiosi…
Il Sinodo del 1985
Vent'anni dopo la chiusura del concilio
Giovanni Paolo II riunì un Sinodo per valutarne tutte le conseguenze. E questa
fu la conferma di tutte le riforme, di tutte le nuove dottrine alle quali il
papa volle dare la loro autentica dimensione. Si trattava di farle penetrare in
tutto il popolo cristiano, da cui l'iniziativa di un nuovo Catechismo. Occorreva
inoltre imprimere loro un nuovo dinamismo, da cui l'incontro interreligioso di
Assisi, fatto inaudito che doveva essere « visto e interpretato da tutti i figli
della Chiesa alla luce del concilio Vaticano II e dei suoi insegnamenti» (udienza generale del 22 ottobre 1986). Chi vuol comprendere la
vera portata del Vaticano II e della trasformazione che esso ha operato nella
religione cattolica deve, secondo il papa, riferirsi a questa riunione, la prima
di molte altre: « L’evento di Assisi può così essere considerato come
un’illustrazione visibile, una lezione dei fatti, una catechesi a tutti
intelligibile, di ciò che presuppone e significa l’impegno ecumenico e l’impegno
per il dialogo interreligioso raccomandato e promosso dal concilio Vaticano II
». (Giovanni Paolo II ai cardinali, 22 dicembre
1986).
L'apostasia silenziosa
Ahimè! Malgrado « la nuova evangelizzazione »
evocata fin dall'inizio del suo pontificato, malgrado le molteplici Giornate
Mondiali della Gioventù e il Giubileo dell'anno 2000, Giovanni Paolo II alla
fine della sua vita doveva riconoscere l’esistenza d'una reale « apostasia
silenziosa » all'opera in mezzo ai cattolici, soprattutto in Occidente. Non
soltanto il mondo non aveva risposto alla corrente « d’affetto e d'ammirazione »
traboccante dal Concilio, ma le conseguenze dell'apertura al mondo si rivelavano
sempre più amare e sconcertanti. Poco prima che si spegnesse Giovanni Paolo II,
colui che doveva succedergli descriveva la Chiesa come « una barca che sta per
affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti », e di cui Satana gioisce
di veder prossima la caduta (cardinal Joseph Ratzinger, Via Crucis del Venerdì Santo 2005, 9a stazione). La nuova
Pentecoste somiglierebbe ad un naufragio ?
Oggi
Ennesimo rilancio, il cinquantesimo
anniversario dell'apertura del Vaticano II vuol ricollocare i suoi insegnamenti
e le sue riforme nel cuore della vita della Chiesa, in occasione dell'Anno della Fede. Quest'ultima è presentata come una necessità
urgente : « Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della
fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende
vitalità (…), tutte le altre riforme rimarranno inefficaci», dichiara Papa
Benedetto XVI (discorso ai cardinali, 22 dicembre 2011). Curiosamente, ciò
significa che la fede deve « essere ripensata e vissuta in maniera nuova », –
fede nuova della quale papa Giovanni XXIII voleva fosse quella del concilio che
convocava cinquant'anni fa ! In effetti, egli « prospettava un balzo in avanti
verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze », così come
« la nuova evangelizzazione è iniziata proprio con il Concilio, che il Beato
Giovanni XXIII vedeva come una nuova Pentecoste che avrebbe fatto fiorire la
Chiesa nella sua interiore ricchezza e nel suo estendersi maternamente verso
tutti i campi dell'umana attività » (discorso del 20 settembre 2012). Ritorno al punto di
partenza…
Cinquant'anni dopo, « l'oggi della Chiesa »
sembra essersi inesorabilmente fossilizzato sul concilio Vaticano II, orizzonte
ineludibile, unica bussola d'una Chiesa in piena crisi, incapace di uscire da
una nuova Pentecoste che nei fatti si rivela essere un disastroso crollo. Dai «
fumi di Satana » all’« apostasia silenziosa », nulla sembra doverne turbare
l'ottimismo ostentato, sempre in voga. E se, in occasione di questo
anniversario, ci si ricordasse della richiesta di un arcivescovo missionario,
che non smise di reclamare che lo si lasciasse « fare l'esperienza della
Tradizione » ? Non una ulteriore avventurosa esperienza, ma un'esperienza
collaudata, perché è stata provata da 2000 anni.
* Segretario generale della FSSPX
tratto da: http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/12/lottimismo-conciliare-puo-cambiare-la.html